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lunedì 14 gennaio 2008

Speciale Milano moda e modelli. Addio gay, la moda scopre il fascino dei nuovi etero.

(Daniela Fedi - Il Giornale) L’identità sessuale passa dall’abito? La cosiddetta gente comune non ha mai avuto dubbi, mentre gli stilisti per inseguire il nuovo sono arrivati a concedersi veri e propri travestimenti. Invece dalle collezioni maschili per l’inverno 2009 in passerella a Milano, sembrano finalmente spariti i modelli da uomo visibilmente «omo». Perfino la cintura-gonnellino proposta da Prada non aveva niente di equivoco essendo ispirata da due capisaldi dell’abbigliamento virile: il kilt dei reggimenti scozzesi e la fascia da smoking. Certo era quanto di più inconsueto si possa immaginare come del resto le camicie allacciate sulla schiena o le cravatte appiattite fino a diventare collarette e, nel caso del farfallino, un effetto ombra sotto al colletto.

«L’eccentricità non è sinonimo di omosessualità - dice la grande signora del made in Italy - e gli uomini moderni sono più liberi di osare anche nel guardaroba. Questa alla base è una collezione molto formale ma tiene conto della rivoluzione in atto». Ecco quindi perché su una passerella invernale non si son visti i cappotti: secondo Lady Prada l’inverno non esiste più, la gente vive al chiuso, nei locali tipo shopping mall invece che nelle piazze. Ma la vera rivoluzione sta nella proposta del classico in salsa nuova, con sorprendenti prove di creatività per esempio nel rivisitare il tipico doppiopetto gessato piazzando le righe in gradazione: più fitte davanti e a scalare sulla schiena. Il risultato è una specie di trompe l’oeil che sottolinea la silhouette. «Nel mondo del lavoro sta arrivando una generazione abituata a scarpe e magliette di tutti i colori, bisogna trovare nuove soluzioni per il completo grigio e per tutto ciò che da sempre veste l’uomo con eleganza» conclude Miuccia.

Non è la sola a pensare che il classico maschile debba guardare al futuro senza pensare al successo dell’eccesso modaiolo. Lars Nilsson, designer svedese chiamato a disegnare le collezioni di Gianfranco Ferrè, ha debuttato con una superba collezione sartoriale presentata in forma statica su un allestimento di Michael Howells. Timidissimo, ma davvero bravo nel rispettare la mistica della griffe, Nilsson si è ispirato allo stile impeccabile dell’abito completo di gilet, raffinato oltre ogni dire. Maschio e deciso, ma non violento, l’uomo proposto dal bravo Massimiliano Giornetti che per Ferragamo ha creato una convincente immagine virile ispirata da quel capolavoro cinematografico che è Le vite degli altri di Florian Enckel Von Donnesmarck. Ai suoi colori scuri tipici della Germania dell’Est illuminati dai bagliori delle acciaierie della Ruhr, fa da superbo contraltare il tributo al cammello di Ermanno Scervino che ha nascosto i suoi inimitabili piumini dentro i classici paltò del lusso vero. Antonio Marras s’ispira invece all’arte di Piero Manzoni - quello famoso per la «Merda d’artista» - per costruire in modo nuovo 45 stupende camicie e ai grandi classici da uomo tipo il trench. Ma a chiudere il cerchio su questo benedetto ritorno a una precisa identità sessuale della moda maschile è senza dubbio Armani che per la sfilata Emporio manda in passerella uomini e donne diversi anche se felicemente complementari. «La coppia vince - dice il maestro - vincono i sentimenti e soprattutto il rispetto di certi valori. Bisogna tornare alla chiarezza, a un lui e ad una lei che stanno bene insieme». Scusate se è poco detto da un uomo che ha sposato il lavoro facendo onore a questo nostro Paese d’indecisi.

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