Definirla Gay Street forse è una forzatura giornalistica se la si paragona a zone come Soho a Londra, ma si sa, a Milano tutte le cose assumono le dimensioni da paese rispetto alle altre città. In ogni caso, quella che i media definiscono Gay Street (Via Sammartini) è al centro di polemiche.
Palazzo Marino, dopo le lamentele degli abitanti della zona, ha deciso di portare avanti una campagna di repulisti. Gli abitanti lamentavano la presenza di risse, spacciatori e casino, e il comune ha deciso di far chiudere i locali gay di Via Sammartini alle 22 di sera anziché alle 2 di notte. Peccato che a detta dei frequentatori, spaccio e risse non coinvolgano i frequentatori gay, bensì gli avventori degli altri locali.
In ogni caso è battaglia, il TAR ha accolto la richiesta di sospensiva sull’ordinanza e domani prenderà la decisione vera e propria, deciderà se ha ragione il comune e i locali in questione dovranno chiudere alle 22, oppure se, come sostiene anche l’Arcigay, i problemi della via in questione siano indipendenti dai locali omo. L’Arcigay anche se con poca convinzione, ricorda polemicamente che questa stessa giunta non ha rinnovato il patrocinio al festival cinematografico gay lesbo, al gay pride e ha censurato la mostra arte e omosessualità. La stessa Arcigay milanese inoltre a sua volta preferisce non ricordare e sottacere che deve proprio al centrodestra l'utilizzo della sua nuova sede concessa a suo tempo da Ombretta Colli.
Via 02blog.
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MILANO. LOCALI CHIUSI, SCONTRO SULLA GAY STREET
L'accusa del Comune: droga e risse fuori dai locali.
Mancuso, presidente Arcigay: «Spiegazioni dal ministro dell'Interno».
Assemblea di protesta dei residenti nel quartiere.
(Armando Stella - Il Corriere della Sera) Notificata, letta, impugnata, sospesa dal Tar. È durata meno d'una settimana l'ordinanza comunale che stringeva gli orari di due locali storici della comunità omo, Next Groove e After Line, chiusura anticipata dalle 2 alle 22 per evitare risse, spaccio, intemperanze, oscenità e disturbo ai residenti della zona, secondo il report della polizia.
Ma la battaglia di via Sammartini è all'inizio. Domani il Tar discute l'annullamento del provvedimento chiesto dai locali, Palazzo Marino porta le prove dei reati e le petizioni degli abitanti, la Milano omo risponde alle firme con le sue firme e si prepara alla mobilitazione: «La gay street non si tocca».
La bonifica di via Sammartini inizia a fine dicembre. Il commissariato recapita in Comune l'ultimo rapporto sui «luoghi di ritrovo di soggetti dalla chiara tendenza omosessuale», posti «dediti al consumo di stupefacenti ». C'è l'elenco delle operazioni, degli arresti. Sbandati e ubriachi. Coltelli e feriti. Palazzo Marino ordina il repulisti.
Gli abitanti del quartiere non ne possono più, e stavolta vengono ascoltati. Ma il ricorso dei titolari dei bar fa centro, il Tar concede la sospensiva, domani decide sull'ordinanza.
Il titolare dell'After line, Bruno Thomas Tei, l'aveva detto subito: «Non finisce qui». E infatti. S'è mossa l'Arcigay, con il presidente Aurelio Mancuso: «La posizione della questura è politicamente inaccettabile, chiederò al ministro degli Interni come sia possibile accostare l'omosessualità e il consumo di droga». Via email gira una petizione del magazine Clubbing, centro di coordinamento della mobilitazione «contro la chiusura di via Sammartini». Felix Cossolo è il fondatore della gay street milanese, ammette che davanti a qualche bar si raduna «una clientela che nulla ha a che fare con il progetto di riqualificazione » del quartiere e «danneggia l'immagine degli altri locali», punta il dito conto «l'incapacità» e «la mancanza di coordinamento dei gestori». Ma ne ha anche per Letizia Mo-ratti, «indifferente al nostro grido di allarme per il degrado» e sindaco d'una giunta che ha tolto il patrocinio al Gay Pride e al festival del Cinema Gay-lesbico », oltre ad aver censurato la mostra Arte e Omosessualità.
Discriminazione, l'accusa. Respinta al mittente dal vicesindaco Riccardo De Corato: «In via Sammartini c'è un problema di ordine pubblico, fuori e non dentro i locali. Davanti al giudice produrremo i documenti che lo dimostrano». Non per altro, «la linea della giunta è uguale ovunque, qui come in piazza Sempione, in corso Como. Tolleranza zero all'esterno di bar e discoteche». Droga, risse e sosta selvaggia. Non linea dura con la comunità omo, vicesindaco? «No. Avremmo fatto lo stesso con centri per filantropi, veterinari o pensionate. Nessun intento discriminatorio».
La gay street milanese apre nel 1993, targa posta da Franco Grillini e scritte neofasciste sui muri poco più in là. Arrivano negozi, l'Oasi Rosa e l'After Line, si organizzano mostre e feste, passano artisti e filosofi, da Platinette a Gianni Vattimo. Negli ultimi anni, però, via Sammartini è diventata la discarica della Stazione Centrale, dormitorio per i clandestini, ufficio per i pusher, ricovero per trans e prostitute. I residenti saranno in assemblea ancora il 22 gennaio. Sono stufi marci. Anche delle petizioni
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