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lunedì 28 gennaio 2008

Sanremo, quanti giovani dinosauri al Festival

(Panorama) “Perché Sanremo è Sanremo”, dice l’allegro motivo che da anni accompagna le serate del Festival della canzone italiana. Infatti, per quanto si annuncino nuovi conduttori e cantanti, a ogni nuova edizione ci tocca sorbirci lo stesso polpettone. Neanche quella del 2008 farà eccezione. Pippo Baudo (conduttore e tutto fare) ha dato ancora la sua indelebile impronta, raggruppando cantanti di tutti i tipi e adatti a tutti i palati musicali, tanto per non scontentare nessuno e per tenersi tutti buoni. Ci saranno, dunque, personaggi che si sposano bene con il revival (Little Toni in testa, poi Amedeo Minghi, Loredana Bertè, Toto Cutugno) le giovani leve delle musica per “ragazzi” (Finley e Fabrizio Moro), passando attraverso nomi che mai avremmo pensato potessero calcare il palcoscenico del teatro Ariston. Sopra tutti: Eugenio Bennato e Frankie Hi-Nrg. Per altri, come Sergio Cammariere, L’Aura, Francesco Tricarico, Gianluca Grignani, Max Gazzè e Mario Venuti, Sanremo non è mai sembrato un pensiero così lontano, anzi per loro non si tratta della prima apparizione.

Quello che però stupisce, ancora una volta, è l’assenza di idee. Se è prevedibile che molti, a partire da Bennato, Frankie Hi-Nrg, Cammariere, Tricarico e Gazzè, si contenderanno i consensi della critica, altri rimarranno ancorati alla canzone sanremese standard. E ciò che più colpisce è come non sono solo i “vecchietti” a proporre lo stesso stile ormai da anni, ma ormai lo fanno anche i cosiddetti “giovani”. Così, canzoni e musiche nascono già vecchie.

Qualche esempio: Anna Tatangelo, che pure ha cercato di svecchiare il suo modo tradizionale di cantare proponendo un brano che parla di omosessualità. Mietta alla quale ci sentiamo di consigliare una botta di vita musicale lasciando cadere, per una volta almeno, i soliti e stantii argomenti amorosi. Poi Giò di Tonno e Lola Ponce che presentano un brano scritto da Gianna Nannini e che puntano tutto sul ritornello di sicuro impatto. Nell’attesa della pratenza della kermesse cìè una sola consolazione. Meno male che in finale, tra i big, non sono arrivati Manuela Villa, Teddy Reno e Matia Bazar. Avremmo pensato davvero di essere al Festival degli anni ’50.

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