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lunedì 28 gennaio 2008

Se a fare i Pacs fosse il centrodestra.

(Pierluigi Battista - Il Corriere della Sera) E se, vinte eventualmente le elezioni, i leader del centrodestra sorprendessero tutti e la proponessero loro, un'intelligente, equilibra­ta, pragmatica tutela giuridica delle coppie non sposate? Archiviata la stagione dei vani­loqui ideologici sui Dico, degli stentorei proclami para-zapateristi di una sinistra che pretendeva di rivitaliz­zare la propria anima depressa in un velleitario brac­cio di ferro con la Chiesa, non potrebbe il centrodestra fare come nella Francia di Sarkozy e abbreviare i tempi burocraticamente dilatati del divorzio all'italiana, in­ferno di carte bollate e di attese crudeli ed insensate? Se insomma il centrodestra separasse ciò che è da se­parare, scioglierebbe un equivoco, stabilirebbe un limite, si dimostrerebbe (magari fosse vero) autentica­mente cristiano e non clericale.

Sarebbe il segnale di una politica laica e non laici­sta. Attenta alla sfida cattolica sui temi fondamentali e non negoziabili della vita e della morte (sull'aborto, sullo status interamente umano degli embrioni, sulT eutanasia) e laicamente duttile sulle leggi che registra­no una situazione di fatto, regolandone diritti e moda­lità. Sarkozy rompe con il dogmatismo della religione repubblicana riconoscendo come Tocqueville la cen­tralità pubblica del cristianesimo come risorsa indispensabile di una robusta democrazia liberale: ma il presidente francese non è nemmeno sfiorato dalla ten­tazione di manomettere i Pacs. Bush si dichiara nemi­co giurato del crimine dell'aborto, ma non ha mai promesso all'Ameri­ca del risveglio religioso una revisione restrittiva della legislazione divorzi­sta. Sanno distinguere tra legge e morale, etica e diritto, valori e norme ragio­nevoli che servono princi­palmente a risolvere i pro­blemi pratici dei cittadi­ni.

Apprezzino il valore di questa distinzione anche in Italia. Un conto è il richiamo religioso, scioccamente disertato dal laicismo ideologico, alla sacralità della vi­ta, alla tragedia della soppressione di una persona, al delirio onnipotente di una tecnoscienza versata alla manipolazione di minuscoli esseri umani da sacrifica­re nell'indifferenza asettica dei laboratori. Ma altra co­sa sono i commi di una legge da affidare alla compe­tenza non di un'alta autorità morale, bensì a quella de­gli avvocati matrimonialisti. Un conto è la sfida cultura­le al secolarismo noncurante e soddisfatto di sé, un altro è l'amministrazione delle pensioni di reversibili­tà e delle locazioni d'affitto: materia squisitamente pro­fana, che esige la compilazione di un modulo e non la risposta agli interrogativi primari sul significato della vita e del mondo. Intransigente sui temi che contano davvero, il centrodestra italiano non confonda la dove­rosa sensibilità ai valori che non sono disponibili al mercanteggiamento della politica con la pia genufles­sione davanti alle telecamere accese. Sia indulgente con i cittadini italiani, così come i loro leader sono in­dulgenti con se stessi, alle prese con lo scombinato e vitale disordine di vite affettive, matrimoniali e pa­ra-matrimoniali non proprio ligie all'ortodossia. Non mescoli il sacro con le pratiche timbrate da esibire ne­gli uffici dell'anagrafe. Spiazzerebbe tutti e premiereb­be il rigore morale a spese del bigottismo di maniera. Se lo facesse (ma non lo farà).

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