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venerdì 21 settembre 2007

Una pillola anti-hiv anche per chi non e' sieropositivo.?

Chicago - Una pillola anti-hiv anche per chi non e' sieropositivo. Potrebbe essere questa la strada per salvare milioni di vite dal rischio di contagio da Aids. Lo hanno affermato ricercatori britannici e americani, per i quali somministrare farmaci antiretrovirali a individui sani contribuirebbe sensibilmente alla riduzione dell'incidenza del virus nell'Africa subsahariana.

Nella migliore delle previsioni, somministrare le pillole solo ai soggetti sessualmente attivi di quell'area del continente potrebbe salvare tre milioni di persone in dieci anni.

"E' un'altra freccia nel nostro arco per combattere l'Aids", ha spiegato Ume Abbas, assistente alla facolta' di Medicina dell'universita' di Pittsburgh e principale autore dello studio, pubblicato sulla rivista 'Plos One' della Public Library of Science. Il farmaco in questione e' il 'tenofovir', gia' provato sulle scimmie e ora in sperimentazione sull'uomo.

In cinque diversi test, preparati dalle autorita' sanitarie americane, sono state coinvolte fasce di popolazione considerate ad alto rischio: omosessuali e bisessuali, prostitute, tossicodipendenti provenienti dai quattro continenti.

In attesa dei risultati della sperimentazione, che avranno a inizio 2008, i curatori dello studio hanno deciso di elaborare al computer modelli con i vari scenari possibili.

Nell'ipotesi che il tenofovir si dimostrasse efficace per il 90 per cento dei casi e fosse assunto dal 75 per cento dei soggetti sessualmente attivi, i sieropositivi potrebbero diminuire del 74 per cento in dieci anni.

Se invece risultasse efficace al 60 per cento e fosse somministrato al 50 per cento della popolazione sessualmente attiva, il calo delle infezioni sarebbe del 25 per cento.

Qualora, infine, l'efficacia dell'antiretrovirale fosse solo del 30 per cento e coinvolgesse appena un quarto dei soggetti interessati, la riduzione dell'incidenza dell'Hiv sarebbe del 3,3 per cento.

Abbas ha tuttavia tenuto a precisare che "anche nel caso in cui il tenofovir si rivelasse efficace negli esseri umani quanto si e' dimostrato nelle scimmie, non potra' comunque essere somministrato all'intera popolazione". Anche se si riuscissero a trovare fondi per renderlo accessibile al 18 per cento degli abitanti dell'Africa subsahariana, "si potrebbe in ogni caso ridurre l'incidenza dell'Aids di circa il 30 per cento": 3,2 milioni di persone, in un'area in cui oggi i contagiato sono 22 milioni.




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