(Ansa) Il ministro dell'Interno intervenga sulla convalida del permesso di espulsione a un immigrato senegalese omosessuale a Torino che potrebbe essere perseguitato per questo nel suo Paese. Lo chiedono i candidati e le candidate della Sinistra Arcobaleno Titti De Simone, Vladimir Luxuria, Gianpaolo Silvestri, Paolo Hutter e Antonio Soggia. "Il Ministro dell'Interno - scrivono in una nota - intervenga immediatamente per riaffermare quegli obblighi e quei valori sanciti nell'articolo 10 della Costituzione. Il giudice di pace di Torino ha riconvalidato, dopo quasi tre anni e mezzo, il decreto di espulsione a Mohammed, un immigrato senegalese gay, pur avendone accertato l'omosessualità e riconoscendo i pericoli a cui andrebbe incontro se rimpatriato". "Si è compiuto - attaccano - un totale rovesciamento della logica che aveva portato un altro giudice di pace, tre anni fa, ad annullare l'espulsione dello stesso giovane. Era stata la Cassazione a disporre di rifare il processo, per meglio accertare sia l'orientamento sessuale sia la sua perseguibilità in Senegal". "La protezione umanitaria degli stranieri omosessuali che rischiano la persecuzione nel loro Paese - proseguono - dovrebbe essere un principio acquisito. La sentenza di Torino non tiene conto di questa legge e confidiamo che prima o poi sarà cancellata, ma, nel frattempo, il Ministero degli Interni dia disposizioni umane e legali alla questura. Lo chiediamo come candidati della Sinistra Arcobaleno, auspicando che anche le altre formazioni politiche facciano lo stesso.
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Immigrato gay protetto in Italia rischia il rimpatrio.
(L'Unità) Nel 2005 era stato protagonista di una sentenza senza precedenti. «Mohamed», 24 anni, cittadino senegalese irregolare, aveva ottenuto di poter restare in Italia per la sua dichiarata omosessualità. In patria, se scoperto, avrebbe rischiato fino a cinque anni di carcere. Oggi la sentenza è stata capovolta.
Tre anni fa il questore di Torino aveva ordinato l’espulsione di Mohamed ma il giudice di pace aveva bloccato il provvedimento facendo riferimento all’articolo 19 del Testo Unico sull’Immigrazione Bossi-Fini che recita: «In nessun caso può disporsi l'espulsione o il respingimento verso uno Stato in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione per motivi di razza, di sesso, di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali».
Il legale di Mohamed, Maurizio Cossa, aderente all’Associazione studi giuridici per l’immigrazione, aveva dichiarato: « Per fortuna, ci siamo imbattuti in un giudice di pace, che ha interpretato con serietà e attenzione i codici. In Senegal, l’omosessualità, oltre ad essere punita per legge, è considerata una grave colpa anche in ogni ambiente. I gay e le lesbiche sono pesantemente discriminati, isolati, spesso subiscono angherie fisiche».
Dopo che la Cassazione ha disposto la revisione del processo per accertare sia l'orientamento sessuale del ricorrente sia la sua perseguibilità in Senegal, un altro giudice di pace ha ribaltato la vecchia sentenza e ora Mohamed rischia il rimpatrio forzato.
In una lettera firmata i candidati della Sinistra Arcobaleno Titti De Simone, Vladimir Luxuria, Gianpaolo Silvestri, Paolo Hutter e Antonio Soggia, definiscono «gravissimo» l’episodio.
Quest’ultima sentenza cita la legge senegalese che infligge “da uno a cinque anni di carcere a chiunque commetta un atto impudico o contro natura con un individuo dello stesso sesso” e ne trae la conclusione che essa colpisce un comportamento e non la “mera” condizione di soggetto omosessuale. Quindi non ci sarebbero gli estremi per includere il caso nelle eccezioni all’espulsione, previste dalla legge sull’immigrazione.
I firmatari della lettera chiedono al «ministero degli Interni di intervenire per evitare il rischio che Mohamed venga fermato, trattenuto e rimpatriato in Senegal».
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