Lapidario sulla frase di Alemanno è stato il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna: “Le leggi razziali furono emanate dal regime fascista”. Più cauto invece il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici: “Ho motivo di credere, alla luce dei molti incontri privati di questi mesi, che il pensiero espresso dal nostro sindaco volesse arrivare a conclusioni diverse”.
Di fascismo parla il deputato del Pd Emanuele Fiano: “Forse non tutti sanno cosa fu il fascismo nel nostro Paese, un ventennio di repressione culturale, l’alleanza con i nazisti, l’uccisione e la tortura di migliaia di partigiani e di antifascisti. Le leggi razziali furono elemento essenziale della storia del fascismo”.
Il centrodestra difende Alemanno appellandosi alla complessità del pensiero espresso dal sindaco. “Alemanno ha categoricamente definito come male assoluto il fascismo”, ha detto il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro, “strappargli di bocca un giudizio o un atto di plenaria indulgenza verso il fascismo sarebbe un’operazione mistificante e menzognera”. Chiede di smetterla con “speculazioni meschine e inutili” il senatore del Pdl Andrea Augello, mentre per il vicepresidente vicario dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello “la sinistra è a caccia di fantasmi”. Il deputato del Pdl Vincenzo Piso sostiene che quella di Alemanno “non è un’assoluzione storica del fascismo, quanto piuttosto una volonà di distinguere tra alcuni aspetti ed alcuni periodi del regime fascista”.
Oggi il sindaco Alemanno ha parlato dell’ 8 settembre del 1943, dal palco allestito a Porta San Paolo in occasione del 65mo anniversario della Difesa di Roma e dell’inizio della guerra di Liberazione. “Se nei momenti piu’ bui si accende una luce questa rischiara piùche in altre circostanze” ha detto. Alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Alemanno ha parlato di ‘’un giorno indicato come quello della morte della Patria, per l’abbandono in cui furono lasciate le truppe e le strutture statuali italiane di fronte alla reazione tedesca all’armistizio'’.
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La Russa rende omaggio ai “patrioti” repubblichini. Siamo all’apologia del fascismo.
La Russa, ministro della Difesa, ha reso omaggio ai militari dell’esercito della Repubblica sociale italiana (Rsi) che combatterono credendo nella difesa di Roma “meritando quindi il rispetto pur nella differenza di posizioni”. Nel suo discorso durante la cerimonia per il 65.mo anniversario della difesa di Roma.
L’ha motivato così:
"Farei un torto alla mia coscienza se non ricordassi che altri militari in divisa, come quelli della Nembo dell’esercito della Rsi, oggettivamente e dal loro punto di vista, combatterono credendo nella difesa della patria, opponendosi nei mesi successivi allo sbarco degli anglo-americani, e meritando quindi il rispetto pur nella differenza di posizioni di tutti coloro che guardano con obiettività alla storia d’Italia."
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