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lunedì 8 settembre 2008

A Genova è scontro sul Gay Pride 2009. E anche il movimento Lgbt non è unito.

Cattolici e centrodestra contro la manifestazione.

La decisione annunciata dal presidente di Arcigay Aurelio Mancuso, di tenere il Gay Pride 2009 a Genova il prossimo 14 giugno, ha già suscitato numerose prese di posizione. Finora, secondo quanto riporta il Secolo XIX, l'unica forza politica che si è pronunciata a favore dell'evento è stata la Sinistra arcobaleno: in un comunicato ha dichiarato: "Genova dimostrerà ancora una volta la sua spinta democratica e multiculturale".

La maggior parte delle altre prese di posizione sono però negative: a cominciare da quella durissima del consigliere regionale di An, Gianni Plinio: "Ho subito scritto al sindaco Marta Vincenzi chiedendo di vietare quella che, come abbiamo sempre visto altrove, è una carnevalata oscena farcita di ingiurie nei confronti del Santo Padre e della Chiesa in genere". Toni ben diversi, ma sostanzialmente negativi, anche nel giudizio del senatore del Pd, Claudio Gustavino: "Questo tipo di manifestazione a mio avviso fa torto a quelle persone che tanto si prodigano per aver riconosciuti diritti civili legati alla loro sessualità". Nel Gay Pride, aggiunge poi Gustavino, tutto è messo in mostra in stile quasi circense, di qualcosa che invece necessità di ben altro tipo di atteggiamento.

Sulla stessa falsa riga l'esponente dell'Udc, ex segretario regionale della Margherita e attuale vicepresidente del consiglio regionale, Rosario Monteleone: "Non ho mai condiviso e non condivido che si organizzino e si mettano in piazza manifestazioni di questo genere in qualsiasi parte d'Italia, tutto crea, un Gay Pride, tranne la comprensione da parte della gente delle istanze avanzate dagli organizzatori. Mi auguro quindi che questa manifestazione non si tenga a Genova". Si aspetta ora una presa di posizione del sindaco Vincenzi, non ancora tornata dal suo viaggio in Spagna.
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Dopo l'annuncio da parte dell'Arcigay di tenere il gaypride nazionale a Genova nel giugno 2009 qualche mugugno si è già levato sia tra i militanti che nell'ambiente delle organizzazioni e dei circoli Lgbt. Al momento nessuno ha preso una precisa posizione pro o contro la decisione dell'Arcigay che, a parere di tutti ha operato l'ennesima mossa unilaterale, una scelta operata senza nessun tipo di consultazione a largo raggio.
Sono attese le dichiarazioni ad esempio del Circolo Mieli di Roma ma anche di molti esponenti che da parecchio tempo sono dell'opinione che il pride nazionale non deve essere trattato come una madonna pellegrina e che la sua sede politica naturale sia Roma, sede del potere legislativo e cattolico. Ancora una volta, l'Arcigay ha mostrato un volto arrogante e prepotente appropriandosi di una manifestazione rappresentativa libera e democratica e per questo aperta a tutti e che quindi dev'essere unanime.

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