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lunedì 8 settembre 2008

Proposta Rotondi-Brunetta già sepolta dal Governo. Vale solo il matrimonio.

La notizia di una proposta di legge sulle unioni civili che tuteli anche quelle gay, firmata dai ministri Renato Brunetta e Gianfranco Rotondi, ha fatto appena in tempo a essere diffusa dalle agenzie, che subito arriva il secco "no" da parte della stessa maggioranza.

I "no" della maggioranza - Dopo il parere contrario di Carlo Giovanardi, ecco ora la posizione di Laura Bianconi, vicepresidente dei senatori del Pdl. La senatrice tiene a precisare la posizione del Governo e dice: "Nel programma presentato agli elettori dal presidente Berlusconi e, quindi, dall'attuale Governo non è prevista alcuna regolamentazione delle unioni civili, anche per questo siamo stati premiati dagli italiani, per la nostra chiara posizione nel ribadire che l'unica unione riconosciuta che vogliamo tutelare è quella della famiglia fondata sul matrimonio, così come prevede la Costituzione".

Niente Pacs ma diritti dei singoli - "Con questo - prosegue - non voglio dire che non si debbano tenere nel dovuto conto i diritti individuali delle persone e, quindi, anche di coloro che decidono di vivere come una coppia di fatto. Sono anni che invito le varie associazioni a farci un chiaro elenco dei diritti che come persone, e non come coppia, non vengono loro garantiti e poi andremo ad esaminarli. Ma essendo il loro obiettivo solo quello di vedersi riconosciuti come coppia convivente non ho mai ricevuto nulla. A questo loro scopo continuerò a dire il mio fermo no. Così come ho fatto nella precedente legislatura quando abbiamo seppellito definitivamente iniziative legislative come quelle dei Dico e dei Cus. Mi auguro che il nostro Governo non decida di aprire una porta in tal senso, la maggioranza degli italiani non lo vuole tanto che hanno deciso di bocciare il centro sinistra anche perché cercava di compiere un vero e proprio attentato minando le basi della cara famiglia tradizionale, perno fondante dei nostri valori e della nostra società".

Per An le priorità sono altre - Si fanno sentire anche le donne di An che, "nella riapertura del dibattito sulle unioni civili provocata dalla proposta dei ministri Brunetta e Rotondi ribadiscono con forza la necessità di avviare preliminarmente politiche tese al sostegno della famiglia e alla conciliazione dei tempi di vita e professionali per le madri lavoratrici". A loro nome parla Barbara Saltamartini, responsabile delle Pari opportunità di Alleanza nazionale. "Dinnanzi ad una situazione italiana che registra uno dei più bassi indici di natalità in Europa e una percentuale di abbandono del lavoro femminile, credo che non si possano avere dubbi su quali siano le priorità da affrontare". Un secco 'no', dunque, appena temperato dall'attenzione assicurata ai "diritti individuali delle persone componenti le coppie di fatto. Ci sembra sinceramente che la valorizzazione della famiglia, delle donne e dell'infanzia costituisca oggi il primo e più importante obiettivo di ogni riforma dello stato sociale".

Il commento di Brunetta - "Per il momento si tratta solo di una riflessione culturale, laica, fatta come persone non come membri di governo". Renato Brunetta, precisa la sua posizione e dice: "In ogni caso il riconoscimento di diritti e doveri di reciprocità nelle convivenze deve avvenire senza oneri per lo Stato". A questo punto il ministro ha illustrato meglio il suo pensiero in tema di diritti civili: "Io penso - ha detto - che l'unica unione degna di questo nome sia quella definita dalla nostra Costituzione, cioè la famiglia costituita da un uomo e da una donna. Su questo bene pubblico fondamentale la Costituzione dà la sua definizione cui io mi riconosco totalmente.

Un codice dei diritti e dei doveri - Poi ci sono una serie di altre realtà di convivenza, da buon laico voglio prescindere dalla dimensione sessuale. Queste situazioni di fatto, di tipo relazionale-solidaristico, che nulla devono avere a che fare con la famiglia, sono tutelate in maniera farraginosa dal diritto civile, ci sono diritti di reciprocità parziali". "Io vorrei cercare - continua il ministro della Pubblica amministrazione - questa è la riflessione fatta con l'amico Rotondi, di fare una sorta di codice, mettendo insieme i diritti e i doveri di reciprocità per le convivenze, che nulla abbiano a che fare con il sesso e la famiglia, però con un'altra clausola: tutto questo deve avvenire senza oneri per lo Stato. Le risorse dello Stato - puntualizza infine Brunetta - devono essere destinate unicamente alla famiglia come prevista dalla Costituzione, sul resto ci puo' essere una sorta di ricognizione di diritti e doveri in campo civilistico".

La proposta di Brunetta e Rotondi - I ministri Rotondi e Brunetta, nell'illustrare il loro progetto, avevano parlato della proposta come un'iniziativa personale e non del Governo che non ha questo argomento tra i punti del suo programma. Secondo i due però la materia merita una riflessione e c'è la necessità, come ha sostenuto Rotondi, "di legiferare in ordine a un fenomeno che non è marginale e che riguarda le persone che a vario titolo convivono senza essere sposati. Spesso indipendentemente dal fatto sessuale". Rotondi e Brunetta pensano dunque a tutele basate su "alcuni diritti fondamentali" come "l'assistenza in caso di malattia, la successione, i diritti relativi all'alloggio, insomma tutti i diritti che rendono il convivente prioritario rispetto ai parenti e che per ora non esistono". E, hanno ribadito "Ci occupiamo anche delle coppie gay".

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