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mercoledì 3 settembre 2008

"Il sangue e la rosa" nasce un nuovo genere quello del kolossal-patacca.

Il Sangue e i Medici, tra kolossal (?) e sitcom.

(Televisionando) “Avete mai partecipato a un’orgia?“: così si è chiusa la prima puntata de Il Sangue e la Rosa, miniserie definita kolossal con un super cast di attori, al debutto ieri su Canale 5, mentre Italia1 ironizzava sul Dr. House con Enzo Iacchetti in camice verdino alle prese con gare di sedie a rotelle e un’equipe di Medici Miei da ‘brivido’. E’ iniziata la fiction Mediaset, ma forse è il caso di fare ordine tra generi ed etichette della produzione fictional. Intanto Il Sangue e la Rosa vince la serata con 4.700.000 telespettatori e uno share del 22,9%.

Prima di affrontare nel merito Il Sangue e La Rosa, vediamo i risultati dell’Auditel: come detto Garko & co vincono la serata con uno scarto di 500.000 spettatori nei confronti di un evergreen di tutt’altro spessore, Pretty Woman, su RaiUno. Ottimo risultato per Medici Miei, che supera gli obiettivi di ascolto di Italia1 con uno share del 12% e un ascolto di 2.700.000 telespettatori.

Ma veniamo alle due fiction.
Due anni di prepararazione, tre registi, centinaia di comparse, costumi, cavalli, un cast che annovera Virna Lisi, Giancarlo Giannini, Ornella Muti, Alessandra Martines, Franco Castellano, Maurizio Mattioli, Brando Giorgi, oltre ai tre protagonisti Isabella Orsini, Gabriel Garko e Mirco Petrini: se tutto questo basta a fare un kolossal allora forse Il Sangue e la Rosa potrebbe rientrare nella categoria, nonostante la recitazione approssimativa, i dialoghi infarciti di un romanesco folk, la sceneggiatura inquietante, i personaggi (già visti) scolpiti con l’accetta, i primi piani insistiti sui begli occhi dei protagonisti. Non che ci aspettassimo molto di più, a dire il vero: la cifra realizzativa della Janus International è ben nota, anche se stavolta si è cimentata con il costume, e forse questa ‘novità’ ha ’stimolato’ una campagna promozionale da ‘evento televisivo dell’anno‘, così come del resto è stato definito nei promo di Canale 5.

In realtà Il Sangue e la Rosa si inserisce perfettamente nel filone del classico feuilleton ottocentesco. E’ vero che tutta la fiction deve molto al feuilleton, prodromo della narrativa popolare seriale, ma in questo caso si riscontra una precisa aderenza ai temi e alle storie classiche del genere. Scontro di classe, figli illegittimi di nobili orgini cresciuti da popolani, nonne desolate che partono alla ricerca della nipote perduta, matrimoni di comodo conclusi con omicidi ed eredità contese (memorabile la scena della Martines che soffoca il marito morente per paura che cambi il testamento a favore della figlia illegittima e poi si lascia andare ad un rapporto amoroso con l’amante ai piedi del defunto), il tutto condito da un triangolo poco credibile tra i tre protagonisti.
A qualcuno potrà sembrare un’eresia, ma a noi ha ricordato tanto il cartoon Georgie (ricordate?) figlia di nobili, ma consegnata a contadini, contesa dai due fratelli adottivi.

Come poi accade spesso nelle fiction di costume con eroine femminili si fa di tutto per ‘modernizzare’ la figura della protagonista, per facilitare l’immedisimazone con il pubblico. Ecco che l’Isabella Malvolti del 1835 diventa una sessantottina ante litteram: studentessa fuori sede (il padre, oste, fa tanti sacrifici per mantenerla agli studi in un collegio di suore a Roma (?)), convinta della partità tra uomini e donne, spegiudicata nelle relazioni con i maschi fin dalla tenera età, maliziosa al punto da servirsi delle sue gambe per sedare una rissa tra i suoi amici adolescenti (”siamo donne, oltre le gambe c’è di più!”).
Insomma, un melodrammone in costume che su di noi ha avuto un effetto a dir poco irritante, fin dalle prime battute, quando il precettore del nobile Giulio cerca di convincere il suo allievo dicendogli “Dovemo studia’ ir De Bello gallico!”.

Potremmo descrivere scena per scena tutta la puntata, ma non sarebbe certo corretto: in fin dei conti stiamo esprimendo un giudizio, per cui sarà meglio che vediate da voi la seconda, in onda martedì prossimo su Canale 5 alle 21.10.

Su Italia1, invece, andavano in onda i primi due episodi della sitcom Medici Miei. La coppia protagonista, Enzo Iacchetti e Giobbe Covatta, non delude, così come simpatici è il contorno di ‘caratteristi’ che completa la squadra della clinica Sanabel. Con un po’ di difficoltà abbiamo riconosciuto Silvano (Alessandro Sampaoli) di Camera Cafè, senza occhialoni e senza capello leccato, nell’anestesista Francesco, ma carino anche il dottore di colore dai capelli rasta milanesissimo e di cognome Brambilla (Bedlu Cerchiai), così come il chirurgo Impastato, dalla voce sottile e dai modi simil militari (Gianluca Impastato).
Carino soprattutto il secondo episodio, con l’impossibile intervento di riduzione del seno di Melita, guest star, e la fissa di Iacchetti che crede di essere House e mette a confronto il suo staff con quello di Gregory.

Ma anche qui la definizione di sitcom si attaglia poco al programma. La dominanza, inevitabile, delle gag e degli sketch rapidi tra Covatta e Iacchetti, l’inconsistenza delle tracce narrative, avrebbe forse reso consigliabile una formula alla Camera Café, tutta incentrata sulle singole gag e di durata raramente superiore ai 5 minuti, piuttosto che cercare di legarle ad una sorta di motivazione narrativa che dovrebbe reggere per 25′ e che comunque sfugge. Insomma situazioni e protagonisti sarebbero più adatti ad una fiction cosiddetta interstiziale che alla foruma sitcom, che mantiene, in ogni caso, una sua struttura narrativa e dei suoi schemi realizzativi.

Per carità, tra i due prodotti c’è un abisso: indovinate quello che ci è piaciuto di più e soprattutto diteci che ne pensate. E per forrtuna stasera va in onda la seconda e ultima puntata de O’ Professore.

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