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martedì 9 settembre 2008

Genovapride. Si della Cgil "Momento di civiltà". Quando si è fiancheggiatori di un golpe.

(Max Forte) La Cgil tramite la Camera del Lavoro Metropolitana di Genova, nella giornata di oggi con un comunicato si dice: "Favorevole allo svolgimento del Gay Pride nazionale a Genova il prossimo anno". Il comunicato poi prosegue "(...) considera da sempre in modo positivo la sfida di liberta' e la determinazione alla base della Giornata dell'orgoglio gay, lesbico e transgender, nonche' i principi contenuti nel documento politico proposto dal movimento gay lesbo e trans'". Poi, nel sottolineare i principi di uguaglianza, autonomia e laicita' dello Stato, la Cgil del capoluogo ribadisce la necessita' 'di dar vita a reali riforme democratiche, civili e libertarie nello spirito della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, della Carta Costituzionale Italiana e della Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione Europea'. Grazie alla sua tradizione democratica, la citta' 'sapra' accogliere questo importante evento, come momento collettivo di civilta' contro l'arretratezza culturale, l'omofobia e la transfobia, a sostegno di uno Stato laico e democratico, per l'affermazione del diritto individuale e dell'uguaglianza fra le persone attraverso leggi giuste, pari opportunita', avanzamento salariale, culturale e politico nel posto di lavoro'.

Ora, a parte la solita paccottiglia ideologica senza sostanza, la Cgil dimentica un fatto importante, che è quello relativo al movimento Lgbt nel suo insieme e la sua unità, inesorabilmente e definitivamente spaccati grazie all'arroganza dell'Arcigay che decide per conto proprio -non coinvolgendo neppure le sedi territoriali ma a livello centrale- come dove e quando indire il pride nazionale, patrimonio comune di tutto il popolo Lgbt del nostro paese.

Lascia perplessi che la Cgil, da sempre fortemente impegnata nel tenere salda l'unità sindacale dei lavoratori. non esprima dubbi circa la legittimità di questa scelta e da molti giudicata fortemente antidemocratica. Una scelta imposta con una sorta di "golpe" da parte dei colonnelli dell'Arcigay e avulsa da logiche democratiche e frutto di un "avventurismo" di stampo antico messo in atto da un unico attore del movimento Lgbt. Un dubbio a questo punto è legittimo: quelli della Cgil sanno che c'è dietro un atto di prevaricazione e prepotenza. Qualcuno glielo dica.

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