(Panorama) “Tutto il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri”, scriveva nel diario Il mestiere di vivere. La sua risposta fu la letteratura.
Il 9 settembre ricorre il centenario della nascita di Cesare Pavese, il grande scrittore piemontese che pose fine alla sua vita a 41 anni, e la sua letteratura intrisa di riflessioni sulla solitudine, come sulla famiglia, sull’amore, sul sesso, sull’amicizia, sulla morte, è ancora di forte attualità. Come pure riecheggiano ancora vivamente i paesaggi che la accompagnano, le colline della sua infanzia, attorno al paese di Santo Stefano Belbo, sulle Langhe, dove è nato, ma anche il palpitare di Torino, città dove è cresciuto, dove si è laureato in letteratura, dove è stato arrestato per la sua complicità con i comunisti, dove ha lavorato per molti anni nella nascente casa editrice Einaudi, accanto a Leone e Natalia Ginzburg e Italo Calvino. Con i portici del centro storico, i quartieri della classe operaia, bar e ristoranti, il Po e ancora le colline vicino alla città.
Passando dalla poesia alla prosa, appassionato di letteratura anglo-sassone tanto da essere anche noto traduttore, dalla raccolta di versi Lavorare stanca (1936) al romanzo Paesi tuoi (1941) o La casa in collina (1949). Tra delusioni amorose e letterarie, ma anche fino al consacrato successo che assegnò il Premio Strega al capolavoro finale La luna e i falò, nel 1950.
A cento anni dalla sua nascita non potevano non rincorrersi le iniziative per ricordare Pavese. Soprattutto in Piemonte, dove la Fondazione Cesare Pavese, fino al 31 dicembre onora il “Centenario pavesiano” con un programma (qui in pdf) di eventi artistici che include “PPP Passeggiando per Pavese”, con l’installazione “L’uomo libro” realizzata proprio davanti alla Fondazione con centinaia di libri di Pavese, prestati dai lettori sparsi per il mondo. E il Grinzane dedica allo scrittore il suo post Festival.
A Milano, nel corso della rassegna “Estate nei chiostri”, per il ciclo “Caro docente“, all’Umanitaria Franco Mereghetti approfondisce l’opera a partire dal libro Lavorare stanca. Anche Poste Italiane lo celebra con l’emissione di uno speciale francobollo, che fa il suo esordio negli uffici postali il 9 settembre, del valore di 0,65 euro, stampato in 3 milioni e 500 mila esemplari. Disegnato da Rita Morena, riproduce un ritratto dello scrittore e, sullo sfondo, alcuni versi del manoscritto originale della poesia Hai un sangue, un respiro, una fra le più amate fra quelle pubblicate postume nella raccolta Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Gli ultimi versi di Verrà la morte e avrà i tuoi occhi sono dedicati all’attrice americana Constance Dowling, sua delusione amorosa, che andò ad aggiungersi al disagio esistenziale che neppure il Premio Strega vinto da poco aveva risollevato. In una camera dell’albergo Roma, a Torino, occupata il giorno prima, il 27 agosto 1950 Pavese si suicidò ingerendo sedici bustine di sonnifero. Sulla prima pagina dei Dialoghi con Leucò che si trovava sul tavolino aveva scritto: “Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi”.
Da sinistra Cesare Pavese, Leone Ginzburg, Franco Antonicelli e Augusto Frassinelli negli anni ‘40 sulle colline delle Langhe
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