(Angelomauro Calza - TGCom) Alla Facoltà di Lettere e filosofia presso la sede materana dell'Università degli studi della Basilicata era un po' come il segreto di Pulcinella: la voce girava da tempo. Una studentessa aveva qualche difficoltà a superare un esame o non era contenta del voto conseguito? Bastava rivolgersi a lui, nel suo ufficio, di solito tra le 18 e le 20, e tutto si aggiustava, come risulta dalle indagini sinora condotte dagli inquirenti. Il "lui" è il professor Emanuele Giordano, 55 anni, docente di dialettologia, dialettologia italiana, storia della lingua italiana, conduttore del laboratorio di italiano scritto, coordinatore dell’indirizzo linguistico letterario della Ssis, la scuola di specializzazione per l’insegnamento secondario, protagonista di primo piano del panorama letterario regionale, frequentatore di cenacoli letterari, relatore di conferenze, affabulatore della platea studentesca per la sua mostruosa preparazione e per la sua incommensurabile passione per la lingua e la letteratura italiana.
Chi lo conosce stenterebbe a credere alle accuse che gli vengono mosse, se non fosse per quelle intercettazioni ambientali e i video girati dalle telecamere della polizia nel suo studio ad incastrarlo. Ed ora il professore è agli arresti domiciliari, nell’ambito dell’operazione della Squadra Mobile della Questura di Matera denominata "Privè" con l’accusa di violenza sessuale, concussione sessuale, contraffazione e falsificazione di atti pubblici in concorso con altri.
Gli altri sono una professoressa di inglese, che ha dichiarato di aver cambiato un voto su un libretto perché glielo aveva chiesto Giordano, ed una studentessa, entrambi iscritti nel registro degli indagati, mentre è al vaglio degli inquirenti il coinvolgimento di due applicati di segreteria e di altri due docenti. Nell’ordinanza di arresto il gip Onorati afferma che Giordano era "caparbiamente incline a considerare il suo pubblico ufficio una sorta di privè da utilizzare per i suoi piaceri sessuali".
Tutto è iniziato dalla querela di una studentessa sporta lo scorso mese di ottobre, a causa di avance particolarmente insistenti da parte del professore, dopo che già nel mese di luglio del 2007 la stessa ragazza si era rivolta solo confidenzialmente alla Mobile di Matera. Il lato per così dire "nobile" del meccanismo sta nel fatto che se la ragazza rifiutava veniva semplicemente giudicata come tutte le altre, e non penalizzata in sede di esame.
Era questo un meccanismo conosciuto all’interno dell’ambiente universitario materano, che però ha anche avuto ripercussioni su alcune studentesse che hanno preferito cambiare corso di laurea o addirittura abbandonare gli studi. Ora tutta la vicenda è seguita personalmente dal Procuratore capo Chieco, dopo che a seguire la vicenda era stato il pm Paola Morelli, da poco trasferita. Intanto tra studenti e docenti dell’Università lucana scattano le prime reazioni di indignazione, soprattutto nella sede centrale di Potenza, mentre le alte cariche dell’Ateneo, complice anche l'assenza del Rettore Tamburro che è all’estero, tacciono.
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