banda http://blografando.splinder.com

giovedì 31 luglio 2008

I vaneggiamenti di Aurelio Mancuso. Non ha di meglio da fare che chiedere fiducia...

Dobbiamo avere fiducia.
(Aurelio Mancuso) Sì dobbiamo avere fiducia, non è il caso che alle oggettive difficoltà del momento attuale aggiungiamo una diffusa sfiducia sul nostro futuro. Solo noi possiamo determinare il cambiamento ed è per questo, che non possiamo farci distrarre. Guardandoci in giro motivi di sconforto ce ne sono a bizzeffe: la crisi economica è drammatica, il peso è come sempre tutto sulle spalle delle persone per bene; mancano soldi, possibilità vere per il futuro immediato. Il clima fa schifo, la politica dei partiti è quel che di più respingente si possa percepire: un’intera classe politica della sinistra che dovrebbe andare a casa invece battezza congressi, s’auto rinonima, rispolvere centralismi democratici, alleanze parallele, si accapiglia per poltrone che le persone normali schifano. Tremonti ghigna come un pazzo su tutte le reti tv, Berlusconi se la gode, Bossi fa il duro di paglia, Fini fa lo statista, Veltroni non si sa che fa, di Diliberto si è già detto, e cosi via. Ci sentiamo deboli, soli, acciaccati da anni devastanti di un centro sinistra pavido e ricattato dalle sottane d’Oltre Tevere, che non ha prodotto una sola legge di cui sia degno ricordarsi in futuro. Ebbene, come si diceva un tempo, non c’è un cazzo da ridere! Ma possiamo noi abbandonarci allo sconforto e battere in ritirata, o peggio perderci in guerriglie interne di cui a nessuno, giustamente, frega nulla?

No non possiamo, per questo abbiamo il dovere di farci forza da soli, guardandoci in faccia con serietà e determinazione. Il tempo delle speranze esterne si è concluso. Quindi la fiducia nelle nostre vite, idee, generosità è un atto politico ben preciso. Scegliamo insieme questa strada. Nessun lamento è più sufficiente, il nostro sacco dei dolori, delle frustazioni, delle delusioni, è già carico, e va chiuso. Andare oltre, superare la nostra stessa giustificata disperazione per essere una delle voce più pulita e socialmente importante del paese, e di non aver raggiunto gli obiettivi concreti. Questa politica così com’è non può essere cambiata, né ignorata. Da questa semplice e chiara considerazione possiamo dirci con sincerità che solo dal basso, dai gay e le lesbiche, e non solo, può partire il cambiamento. La fiducia è l’atteggiamento più rivoluzionario di questo momento storico, appigliarsi all’antifascismo, agli slogan soliti può essere confortante, ma assolutamente pleonastico. L’antifascimo non è una fede, è un valore, e i nostri valori sono chiari da sempre senza bisogno che maestrine o agitatori ce li ricordino e sono: pace, non violenza, differenze, libertà, democrazia, anti proibizionismo, ecologia, solidarietà, appunto una grande generosa fiducia nelle donne e negli uomini di questa martoriata ed ingiusta terra.

I valori vivono nelle nostre tante città, nelle tante cose che ho la fortuna di vedere tutti i giorni nei volti di tante lesbiche e gay di tutta Italia. Non farò un elenco perché sarei ingiusto con qualcuno, ma di quest’enorme patrimonio d’amore, direi di questa saggezza nell’amore, bisogna fare tesoro e metterlo al servizio di una nuova grande e nuova impresa sociale e politica.

Non c’è più tempo, le parole stanno ormai quasi a zero. In autunno decideremo, rifletteremo bene su quello che siamo e siamo state e stati, ma poi il passato sarà alle nostre spalle.

E la nostra avventura percorrerà nuove strade, rinnoverà le responsabilità politiche interne, sperimenterà nuove forme d’aggregazione e di servizio.

Non sarà un’impresa facile, ma certamente più in sintonia con l’attuale umore diffuso tra le persone omosessuali; si è pronti ad una svolta, ma manca ancora una vera proposta.

E noi sappiamo che il coinvolgimento diretto di migliaia di gay e di lesbiche potrà cambierà noi stessi, ciò che è stata fino ad ora Arcigay, reinterprentando le sue forme organizzative e le sue priorità politiche e sociali.

Siamo pronte e pronti? Si anzi siamo già in ritardo, per questo è nostro dovere aprire in autunno la comunicazione diretta con il popolo lgbt, tralasciando inutili, estenuanti, e non più riproponibili mediazioni interne ed esterne al movimento.

Abbiamo una proposta, facciamola vivere direttamente dentro la socialità omosessuale, questa proposta si chiama, lobby sociale gay in tutto il paese. La costruzione di un soggetto politico coeso, unitario, plurale, cui contribuiscano anche tante esperienze differenti da Arcigay, tutto teso a rendere efficiente ed efficace la nostra presenza politica.

Quando non sarà più importante dove si tengono i Pride, ma come si organizzano e si rendono ancor più popolari e convincenti anche per il popolo lgbt, quando conquisteremo i troppi gay ancora diffidenti e distanti, allora potremo affermare che la nostra rivoluzione si sarà avviata.

Allora sì, l’Italia cambierà e noi vinceremo.
---

Ndr. Il caldo, solo lui può essere il responsabile di questo esaltante vaniloquoio... Aurelio quando esci mettiti il cappello. Dopo aver disfatto la parvenza di un movimento unitario Lgbtq italiano, stare a guardare una sinistra che torna ad essere solo falce martello ed ideologia, trovarci un Pd con le mani legate dai teodem d'er cicoria, ci chiede fiducia. Un fatto è certo: in lui e nella sua associazione, per quel che ci riguarda, non ne abbiamo. Non crediamo sia il solito "pourparler" come rimarca un commentatore dell'articolo. E' chiaro che questo post è indirizzato a molti, a destra come a sinistra dentro e fuori dal mondo gay, basta pensarci un attimo... un avvertimento? Staremo a vedere. (Aspis)

Sphere: Related Content

Nessun commento: