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venerdì 18 luglio 2008

Censure. Che abbaglio l’impegno civile di attori, comici e soubrette.

Sabina Guzzanti

(Filippo Maria Battaglia -Panorama) L’Accademia contro la tv. Non accadeva da tempo, almeno non in questi termini. Nell’ultimo numero della rivista Nuova storia contemporanea diretta da Francesco Perfetti è lo storico Dino Cofrancesco, autore, tra l’altro, del recente La democrazia liberale (e e le altre), a tuonare: “Non ho il potere, nè il titolo, nè autorità per impedire a letterati e uomini di spettacolo di predicare dal pulpito dei maggiori quotidiani, dei più diffusi rotocalchi, delle più seguite trasmissioni radiofoniche e televisive”. Senonchè “le prediche sono prediche e in una società laica, per crescere moralmente e intellettualmente, si ha bisogno più di dubbi che di certezze” e “i letterati e gli uomini di spettacolo svolgono un compito di cui, talora, si farebbe volentieri a meno”. Pollice verso, dunque, nei confronti di vip e comici, almeno quando aspirano a diventare maitre a penser e intellettuali. Una presa di posizione netta, che il professore genovese ha spiegato così a Panorama.it.

Nel suo intervento, lei se la prende contro “il populismo della mente” di certe star della tv. Può spiegarsi meglio?
In quel saggio faccio riferimento all’illusione, tipica dei letterati e ora anche dei comici impegnati, che i fatti parlino da soli, senza alcun bisogno di interpreti o di mediazioni concettuali, e che solo quanti sono in buona fede e non asserviti ai padroni siano in grado di vederli e di poter gridare “il re è nudo”. E non c’è episodio della vita politica italiana o di politica internazionale che non rafforzi i critici del sistema nelle loro convinzioni e nei loro sdegni civili.
Secondo lei, a quali storture porta l’impegno “civile” di attori, comici e soubrette?
La grande comicità, fin dall’età classica, è sempre stata una critica del potere. Ma da Aristofane al Principe De Curtis si può definire vis comica quella di chi si mette dalla parte della “gente meccanica e di piccolo affare”, dei quotidianamente “umiliati e offesi”. Tutta un’altra cosa rispetto a ciò che professano certi attori, divenendo primi cantori della critica del militante di partito che ha le sue idee sul mondo, sulla politica, sull’economia, sulla storia e che si traveste così da “uomo qualunque”.
Può fare qualche esempio?
Il populismo vero, quello di Guglielmo Giannini, aveva una sua dimensione tragica che volgeva in comicità. Il falso qualunquismo di Beppe Grillo nasce invece da una vena comica fallita che cerca il riscatto nella denuncia sociale.
Dunque è solo la comicità di Grillo da mettere alla gogna?
Nient’affatto. Si potrebbero aggiungere i nomi di Daniele Luttazzi, Luciana Littizetto, Sabina Guzzanti e Maurizio Crozza (forse il più bravo di tutti). Tutta gente che ha, per così dire, il carisma comico d’ufficio. E che fa ridere solo chi sta sulla loro lunghezza d’onda ideologica.

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1 commento:

giosby ha detto...

Ciò che trovo veramente riprovevole è manovrare un gran numero di persone con qualche frase ad effetto per poi far soldi a palate predicando la buona novella.

Grillo censura nel suo blog, inimmaginabile per un paladino di trasparenza e democrazia, ma purtroppo vero.

http://giosby.splinder.com/tag/la+ragnatela+del+grillo

Sabina Guzzanti invece racconta storie un po' tirate per i capelli cercando un ritorno di immagine che le garantisca la fedeltà di un gruppetto di fans più o meno estremista ...

http://giosby.splinder.com/tag/sabina+guzzanti