Il partito aderisce, i parlamentari bolognesi no.
(Il Corriere della Sera, edizione di Bologna) Qualcuno non intende passare un sabato di fine giugno in città. Altri ancora non hanno mai partecipato prima e non inizieranno proprio quest'anno. Qualcuno ha la casa al mare e non intende passare un sabato di fine giugno in città. Qualcun altro non aveva l'agenda sotto mano e ieri non se la sentiva di sbilanciarsi in risposte che poi si dovrà rimangiare. Altri ancora non hanno mai partecipato prima, figuriamoci se inizieranno quest'anno solo perché i vertici bolognesi del partito hanno fatto coming out, aderendo alla manifestazione e invitando amici e compagni a sfilare.
Fatto sta che, nonostante la Beverara abbia scelto di appoggiare il Gay Pride del 28 giugno e l'abbia messo nero su bianco in un documento votato dall'esecutivo, i membri bolognesi del Pd che siedono in Parlamento hanno già detto che non ci saranno. Quasi tutti perché impegnati in altro, qualcuno per staccarsi con forza dalle decisioni prese dai colleghi a Bologna. Ma anche tra gli esponenti locali, che hanno difeso la manifestazione e criticato quei Democratici (come i cattolici delle Acli) barricati dietro «chiusure immotivate», non c'è la fila per manifestare con gli omosessuali. Niente di simile, insomma, a quanto successo al Gay Pride romano di una settimana fa, quando in corteo i veltroniani c'erano con deputati e ministri ombra.
Per ora pare che l'unico che potrebbe partecipare al Gay Pride sia il coordinatore provinciale del Pd, Andrea De Maria. «Al di là del documento votato all'unanimità — spiega — in cui abbiamo aderito ai principi del Gay Pride, personalmente penso di andarci quando ci sarà il momento più significativo. Andrò come ho fatto altre volte».
Da Roma è un coro di «no». Più deciso e politico quello della deputata Donata Lenzi. «Non ci sarò, non ci sono mai andata, non vedo perché dovrei farlo ora — dice —: penso che sia ora che i partiti smettano di schierarsi ufficialmente su queste questioni». E se non fosse chiaro: «Non serve una posizione di partito, ma buone leggi». Perentoria la collega Sandra Zampa: «Non ci sono e non ho nemmeno aderito». Danno forfait
anche gli altri deputati made in Bologna: Salvatore Vassallo («Non sarò personalmente presente, ma non per attegiamenti discriminatori di nessun tipo») e Gianluca Benamati («Sabato sarò fuori Bologna, ma non avrei partecipato comunque »). Ma lo stop arriva anche dai senatori. Rita Ghedini spiega che non sa se sarà libera, anche se «certi diritti vanno salvaguardati », l'ex sindaco Walter Vitali dice di non voler fare dichiarazioni, mentre Giancarlo Sangalli giura di non avere «motivi di particolare ostilità, ma di non avere l'agenda con sè per vedere cosa starà facendo sabato».
Anche tra i Democratici di Palazzo d'Accursio non va meglio. Non ci saranno Caronna, Lombardelli, Natali, Mazzanti, Delli Quadri, Paruolo. Chi per impegni personali, come il matrimonio del migliore amico, chi perché di area cattolica.
Ma dal centrodestra il capogruppo di An in Comune e deputato Enzo Raisi spariglia le carte: «Se il Gay Pride fosse più sobrio e non fosse la giornata dell'ostentazione della propria sessualità, probabilmente parteciperei senza problemi».
-
Nessun commento:
Posta un commento