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lunedì 4 febbraio 2008

Gay, Iran, Seimila firma per fermare la condanna a morte di Hamzeh e Loghman. Ne occorrono altre.

(Imgpress) La petizione lanciata dal Gruppo EveryOne per la vita di Hamzeh Chavi e Loghman Hamzehpour (www.petitiononline.com/irangay), i due ragazzi di 18 e 19 anni arrestati a Sardasht, nell'Azerbaijan iraniano, il 23 gennaio scorso con le accuse di “Mohareb” (nemici di Allah) e “lavat” (sodomia) – reati per i quali, secondo il codice penale iraniano, è prevista la pena di morte –, ha raggiunto in pochi giorni oltre 6.000 firmatari da tutto il mondo. La mobilitazione, sostenuta anche da Nessuno Tocchi Caino e dal Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, cresce di minuto in minuto, raggiungendo media, blog e siti web di tutto il mondo. “Ci auguriamo” dicono i leader di EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau “che le Nazioni Unite si mobilitino quanto prima per evitare un’ennesima tragedia. La vita di Hamzeh e Loghman è in bilico, e la probabilità della loro salvezza è minima. Tuttavia” tengono a precisare gli attivisti “la vicenda di Hamzeh e Loghman non deve passare inosservata. Il regime di Ahmadinejad ha già oppresso troppe vittime innocenti: dissidenti, omosessuali, giornalisti alla ricerca della verità, attivisti per i diritti umani, uomini e donne, ragazzi e ragazze, accusati di reati assurdi e usati come capri espiatori di una follia fondamentalista”. E’ di ieri la notizia (fonte agenzia iraniana Irna) che il capo supremo della magistratura iraniana, l'ayatollah Mahmoud Hashemi – destinario anche lui delle petizione del Gruppo EveryOne – ha stabilito tramite decreto che le esecuzioni in Iran non si terranno più pubblicamente. Il decreto prevede inoltre la messa al bando della pubblicazione di fotografie e della trasmissione di immagini relative alle esecuzioni. Il Gruppo EveryOne chiede aiuto ai media nazionali e internazionali affinché diffondano le voci della verità, della libertà, della pace e della giustizia, condannando apertamente le azioni repressive perpetrate dalla Repubblica Islamica dell’Iran, che si configurano ogni giorno di più come un crimine contro l’umanità di proporzioni incalcolabili. “Ci affidiamo all’Alto Commissario per i Diritti Umani Louise Arbour,” concludono i rappresentanti del Gruppo “alla sua sensibilità e al suo senso di giustizia, affinché vengano espresse indignazione e una dura condanna internazionale per quanto sta accadendo”.

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