(Claudio Sabelli Fioretti) A me non disturba più di tanto che il compagno Bertinotti vada in giro con i cachemire veleggiando per salotti romani. Piacciono anche a me i maglioncini e non vedo perché non si debba, potendo, scegliere il meglio, se non si fa male a nessuno. A me fanno ribrezzo i salotti, ma tutti i gusti son gusti. Magari al presidente della Camera fa schifo spaccare la legna, attività che a me fa godere intensamente. Quello che mi dà fastidio è la mitizzazione dei suoi cachemire e della sua vita mondana.
Per esempio gli articoli che ne parlano. L’ultimo l’ho letto sul Corriere della Sera. Si parte dalla domanda “birichina” che Klaus Davi gli rivolge intervistandolo per Radio 105. Lui risponde “di non pentirsi, proprio no” di essere assiduo frequentatore di certi chicchettissimi salotti politici romani. Non è una rivelazione. Sono anni che Bertinotti racconta di quanto trovi divertente frequentare amici ricchi ed aristocratici perché questo non inficia il suo impegno a favore dei deboli e degli sfruttati.
Ma poi si passa ai dettagli. Umberto Pizzi, il principe dei paparazzi racconta che Bertinotti mangia con la bocca chiusa e non usa le mani. Un comunista di buone maniere. Non come gli operai che mangiano i rigatoni con le dita e ruttano. Estasiata, la signora Guya Sospisio, che ha il salotto proprio di fronte alle carceri di Regina Coeli, spiega: “Fausto è una persona di intelligenza rara. Ha charme ed è colto. Per questo lo invito”.
Alla signora Sospisio piacciono i marxisti, ma con uso di mondo. Alle sue cene è rarissimo incontrare carpentieri e tubisti. Sono poco colti, non hanno charme e, diciamolo, sono anche poco intelligenti. Infece Fausto è perfetto, rosso ma affascinante. “Sa essere di sinistra ma non fermo, non blindato. E poi ha un eloquio così…” Così come, signora Sospisio? Com’è l’eloquio di Fausto Bertinotti? E’ un eloquio forte…virile…Un eloquio elegante… raffinato…Un eloquio colto… ponderato?
Non lo sapremo mai. Ma sappiamo che ai camerieri Fausto raccomanda sempre: “Datemi del tu”. E loro entusiasti. Se la cena è in piedi gli cercano un angolino riservato e vanno a servirlo lì. Ricorda la moglie, Lella: “Una volta i camerieri cominciarono a chiamarlo addirittura “Faustino”. Deliziosi, no?” E come no? Deliziosissimi i camerieri. Quella sera alla fine della festa uscirono dal salotto Sospisio, cercarono il primo muro libero e ci scrissero “Marx era frocio”. Poi andarono ad iscriversi a Forza Italia. Antonio Polito, fondatore del Riformista, deputato della Margherita, molto invitato dalla Sospisio, dice la sua. Dice che la curiosità attorno alla mondanità di Bertinotti è tipica di chi ha una visione moralistica della politica. Dice: “In quei salotti si capisce dove va il Paese”. Dio mio! Ecco perché il Paese va dove va. Conclude il teatrino lo stesso Bertinotti. “Andare nei salotti è una scelta di libertà”.
Che nessuno costringa il subcomandante Fausto.
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