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mercoledì 13 febbraio 2008

Due gay hanno confessato sotto tortura di amarsi. “Non uccidete Hamzeh e Loghman. Basta pena di morte in Iran.

comunicato stampa

12 febbraio 2008

GAY, IRAN: GRUPPO EVERYONE CHIEDE INCONTRO URGENTE CON L'AMBASCIATORE IRANIANO A ROMA

GLI ATTIVISTI:

“INVITIAMO LE MIGLIAIA DI FIRMATARI DELLA PETIZIONE A SCRIVERE ALL'AMBASCIATA CHIEDENDO CHE I GIOVANI OMOSESSUALI HAMZEH E LOGHMAN SIANO RISPARMIATI"


Ha superato oggi le 12.500 sottoscrizioni la petizione per la vita di Hamzeh Chavi e Loghman Hamzehpour (www.petitiononline.com/irangay), i due ragazzi di 18 e 19 anni arrestati a Sardasht, nell’Azerbaijan Iraniano, lo scorso 23 gennaio, con le accuse di “mohareb” e “lavat”, che hanno confessato sotto tortura di amarsi e rischiano la messa a morte.

Gli attivisti del Gruppo EveryOne hanno indirizzato una lettera ad Abolfazl Zohrevand, Ambasciatore in Italia della Repubblica Islamica dell’Iran, in cui chiedono un urgente incontro per discutere del caso dei due giovani, che sta suscitando clamore in tutto il mondo, e della preoccupante situazione sulla violazione dei diritti umani in corso nel Paese.


Signor Ambasciatore,” si legge nella lettera, firmata dai leader di EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, “viviamo in un tempo difficile, in cui spesso la luce e il buio, l'amore e l'odio, la giustizia e l'ingiustizia si confondono. Signor Ambasciatore, Le chiediamo di far sì che le supreme Autorità iraniane mostrino un po' di luce. […] Siamo a chiedere a Lei di mobilitarsi” continua la lettera “affinché quei due ragazzi, che stanno per essere condannati solo perché si amano in modo diverso, vengano risparmiati.

L'omosessualità esiste in tutti i Paesi del mondo ed è sempre esistita, anche fra i grandi uomini del passato.

Attraverso di Lei, vogliamo supplicare il presidente Ahmadinejad e i giudici della repubblica Islamica di restituire a quei giovani la loro libertà, i loro sogni, la loro possibilità di fare del bene”.

Il Gruppo EveryOne invita tutti i sottoscrittori della petizione, e così tutti coloro che credono ancora nel valore della vita umana e della convivenza civile, a inviare all’Ambasciata Iraniana a Roma, in via Nomentana 361/363, una lettera o una cartolina–o un’e-mail a Ambassador@iranembassy.it,

info@iranembassy.it e ebassiran.rome@hotmail.com

recante due brevi frasi:

Life for Hamzeh and Loghman.

Stop executions in Iran”.

Chiediamo all’Ambasciatore Abolfazl Zohrevand di confermare il suo impegno per la tutela delle minoranze e di levare la sua voce autorevole per convincere Teheran a non versare il sangue di Hamzeh e Loghman, a non ripetere ancora una volta il martirio di giovani innocenti, come avvenne nel giugno del 2005 con Mahmoud Asgari e Ayaz Marhoni, le immagini della cui esecuzione hanno sconvolto il mondo, e lo scorso 5 dicembre, con l’impiccagione, nel carcere di Dizel Abad a Kermanshah, del ventunenne Makwan Moloudzadeh, il cui nome è diventato un simbolo mondiale per la lotta contro l’omofobia , la pena di morte e i trattamenti disumani e degradanti nei confronti dei perseguitati. Crediamo che l'Ambasciatore sia l'interlocutore ideale per parlare di vita in Iran; non va dimenticato il suo impegno nel Progetto di Cipro per la Pace (1999) né la sua sensibilità verso il tema dei Diritti Umani”.

“Vita per Hamzeh e Loghman. Stop alla pena di morte in Iran” ripetono Malini, Pegoraro e Picciau. “Due semplici frasi per un cambiamento che la maggior parte degli iraniani chiede insieme a noi: ci auguriamo che l'Ambasciatore sia disponibile al dialogo e che la nostra richiesta venga condivisa e supportata da tutti i cittadini, dalle forze politiche, dalle associazioni e organizzazioni per i diritti umani e civili a livello italiano e internazionale”.

Per ulteriori informazioni:

Gruppo EveryOne

(+ 39) 334-8429527

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