(Tvblog) Adriano Sofri, negli anni 70 leader di Lotta Continua, condannato a 22 anni come mandante dell’omicidio Calabresi, sarà ospite Sabato nella puntata di Che Tempo che Fa per presentare il suo libro “Chi è il mio prossimo“. Sofri, attualmente agli arresti domiciliari dopo la malattia che lo colpì nel 2005, è oggi è un collaboratore de La Repubblica e de Il Foglio dopo esserlo stato, fra gli altri, di Panorama per molti anni.
Fabio Fazio, che già intervistò Adriano Sofri quando era detenuto nel carcere di Pisa nel 2003, lo farà questa volta negli studi di Milano all’interno della sua trasmissione. Gabriella Carlucci, deputata di Forza Italia, ha però sollevato il caso presentando un’interrogazione ai Ministri della Giustizia, degli Interni e delle Comunicazioni:
come può un detenuto per un reato così grave, ancorché assegnato agli arresti domiciliari, partecipare a una trasmissione del servizio pubblico; chi autorizza la partecipazione al programma di Sofri, e se è davvero opportuno concedere questo permesso
La partecipazione di Sofri ad un innocuo programma televisivo, uno di quelli che (si potrà pur dire) spesso non è altro che un garbato contenitore di marchette, “stilose”, ma sempre marchette, è divenuta così un problema “politico”. Come se fosse ancora ipotizzabile una così stretta vicinanza ideologica fra Sofri e la sinistra, proprio per lui che è uno degli “intellettuali” (passatemi il termine) più indipendenti, o trasversali se preferiti, in Italia.
La Carlucci si nasconde dietro una legittima, ed impeccabile da un punto di vista strettamente formale, questione d’oppurtunità legata alla condanna che grava sulla testa dell’ex leader di Lotta Continua dal termine del processo nel 1997, ma il tentativo è francamente mal riuscito.
La sensazione è che della inevitabile polemica che seguirà l’interpellanza avremmo fatti tutti volentieri a meno.
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