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domenica 7 ottobre 2007

«C’è grande passione in giro Spero molto in Veltroni».

(Roberto Cotroneo - L'Unità) Scrivere un’introduzione a un’intervista con Raffaella Carrà è impresa mica facile. Si potrebbero dire moltissime cose. Show girl, pezzo di storia importante della televisione italiana, e poi del costume italiano. Testimone e protagonista del modo in cui è cambiato questo paese da almeno 40 anni.
Icona di molte generazioni di italiani e di italiane. Ballerina, cantante, conduttrice di programmi dove l’aspetto sentimentale ed emotivo era predominante. Ancora oggi nelle discoteche si sente "Come è bello far l’amore da Trieste in giù", il "Tuca tuca" e i fagioli di "Pronto Raffaella" sono nell’immaginario degli italiani. E nell’ultimo periodo le carrambate (termine entrato nei dizionari della lingua italiana), le adozioni a distanza. Ma se sommi tutto, manca sempre qualcosa per farti un’idea precisa.
Quel qualcosa che capisci la prima volta che la incontri. Ed è quella solidità, quel buon senso, quella intelligenza pratica ed entusiasta, quella cordialità misurata ma autentica che ti spiega un successo inter-generazionale che non le è mai venuto meno. E che ti fa mettere da parte tutte le domande più prevedibili sulla sua carriera, per chiederle cosa pensa e come vede questo paese una come lei.

Raffaella, oggi, cosa sta facendo?
«Ho una piccola società immobiliare che ho costruito piano piano in questi anni con mio fratello. Dopo che è venuto a mancare mio fratello me ne occupo io. Ed è un lavoro molto faticoso perché non è il mio lavoro».

E la televisione?
«Televisione? Ogni tanto mi arrivano delle proposte, che non mi convincono fino in fondo. La televisione in questo periodo è un po’ sospesa, perché non sono un personaggio amatissimo da Fabrizio Del Noce. Che ovviamente non ha nulla contro di me. Però ci sono dei momenti in cui convergono due persone, e altri momenti in cui questo non accade».

Vuole dire?
«Io ho avuto la fortuna di intendermi con tutti i direttori generali e direttori di rete della Rai. Ma questo di oggi deve essere forse un momento no. Passerà. Non mi posso fare troppi problemi».
E i progetti che le propongono non la interessano?
«Se io mi innamoro di un progetto vado fino in fondo. Se non mi piace. Siccome sono testarda. Non lo faccio».

E dunque non lo fa?
«Del Noce dice che sono abituata male».

In che senso?
«Io gli ho detto: guarda, io ti ho portato un progetto che tu non amavi. E che era "Sogni". Lo faccio il primo anno. Ma non c’è molto feeling con la Endemol».

E perché?
«Perché lavorano in un modo diverso. Io sono un artigiano. E ho un gruppo di persone che ha la mia stessa linea di pensiero».

E quindi che cosa è successo?
«È successo che con Endemol, l’anno dopo, hanno fatto il mio programma con un’altra persona. Benissimo. Questa persona non c’entra nulla, però è la prima volta che mi portano via un’idea. E sono molto più offesa di questo scippo dell’idea, piuttosto che del fatto che il programma non lo faccio più io».

Glielo ha spiegato a Del Noce?
«Certo».

E cosa le ha risposto?
«Mi ha detto: portami un progetto».

E lei?
«Io dico: no. Sono abituata a essere chiamata dal direttore di rete che mi dice: mi serve un programma del pomeriggio, o uno della sera, o il sabato sera. Trova un progetto e poi ci si lavora».

Abituata male?
«Mah. Del Noce risponde: non si usa più così. Tu mi porti un progetto e io cerco di trovare gli spazi. Ma io non sono capace di lavorare in questo modo. Per carità Del Noce è garbatissimo e civilissimo».

Ma...
«Ma io il progetto non lo porto più perché sennò me lo fregano».

E dunque cosa farà, se lo tiene nel cassetto?
«Quando si calmeranno tutte le acque ne riparleremo. Non ho la smania del video».

Cosa rara, ce l’hanno tutti.
«Io no. Penso che poi la gente si stanca di vederti sempre».

Ma secondo lei, come è cambiata la Rai in questi anni?
«In questo momento io sento che in Rai non hanno nessuna intenzione di fare la gara con Mediaset. E poi i reality hanno imbarbarito la televisione».

E l’Italia, quanto è cambiata?
«Io penso che l’Italia sia confusa. Ci sono alcuni aspetti ricorrenti. Ad esempio: la lite. Fai ascolto se fai lite. Guarda i nostri politici quando vanno in qualunque programma».

E litigano... Ma lei fu tra i primi conduttori televisivi a invitare i politici a "Pronto Raffaella", nella metà degli anni Ottanta.
«Sì ma da me venivano come privati cittadini. E poi non ne mettevo mai due assieme. Ed era tutto più pacato».

Adesso invece?
«Adesso devi gridare per farti sentire. Io non capisco come la politica non si renda conto del malessere che c’è nel nostro paese. E tutto rimane fermo, immobile. Bisogna fare delle cose. La mia televisione è sempre stata piccola, ma ho sempre costruito».

Non le sembra un po’ retorico. L’hanno sempre accusata di buonismo.
«Non me ne importa niente. Sarà retorica. Quando vedo il programma di Milena Gabanelli, "Report", e si denunciano situazioni paradossali, senza che ci sia nessuna reazione, rimango senza parole».

Il potere sa proteggersi molto bene.
«Lo capisco. Ma così non si può continuare. Quando i giovani vengono qui a lavorare e chiedono: "Quanto mi dai?". Io rispondo: "Cosa sai fare?". E loro: "Comincio adesso". Non hanno pazienza».

Perché?
«Perché non hanno fiducia nel futuro. Non credono che un domani le cose per loro potranno migliorare. Mentre noi, quando abbiamo iniziato, dicevamo: non so cosa, non so come, ma qualcosa accadrà».

Si vuole dedicare alla politica attiva?
«No, ma vedo un grande fermento, una grande passione in giro. Anche le piazze di Grillo dicono questo. Possibile che solo a Palazzo Chigi non se ne accorgano? Questo è un momento meraviglioso per ricominciare qualcosa di positivo».

Nasce il partito democratico...
«Con Walter Veltroni non voglio dire che sia l’ultima speranza. Ma la penultima certamente sì. Bisogna fare le cose. Parliamo ad esempio della mancanza di case. Si dovrebbe fare come in Spagna».

Cosa si fa in Spagna?
«I sindaci dei paesi e della piccole città hanno trovato i terreni. Hanno assunto dei capimastro. Hanno comprato tutto il materiale per costruire una serie di case. Al massimo, credo, di due piani. E il sabato e la domenica, queste famiglie che aspettano una casa da tempo, costruiscono la loro abitazione con il capomastro che insegna loro a metterla su».

Diventiamo tutti muratori?
«Aspetti. Le dico un’altra cosa: quando questa casa sarà finita, loro pagheranno un affitto di 100 euro per cinque anni. Per pagare il materiale e il capomastro, e poi la casa è la loro. In Spagna sono capaci di inventarsi le cose».

Lei dice che da noi non funzionerebbe? Finirebbe che quelle case le costruiscono gli immobiliaristi. E se le rivendono il giorno dopo a prezzi stellari.
«Appunto. Io vedo che in Italia, da parte dei ceti più ricchi, c’è una fame di soldi inaudita. Mentre le persone normali, sono ancora generose e gentili».

Raffaella lei è diventata un’icona.
«Mi stupisce sempre».

Tiziano Ferro le ha persino dedicato una canzone: "E Raffaella è mia". Un successo internazionale...
«È stato carino. E simpatico. Mi ha chiesto di salire con lui sul palco al Palalottomatica di Roma. Erano dodici anni che non tornavo su un palcoscenico».

E per rivederla in televisione?
«È un anno e mezzo che non faccio televisione. Ma non ho tutta questa fretta. Solo se ne vale la pena».

Testarda, vero?
«Non dimentichi che sono romagnola: testarda, concreta e appassionata».

È sicura che non vuole entrare in politica?
«No. Mai. Non ci penso nemmeno».





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1 commento:

Anonimo ha detto...

grande raffaella...
grande la spagna ci vuole una sinistra con le palle
Via Mastella, via al mafia, gente onesta...
pur trovando assurdo che nel PD ci sia gente come la Binetti &C
Io voterò la Bindi l'unica persona che reputo Onesta, responsabile e TENACE...