(Alteredo - alteredo.org@gmail.com) - Il filosofo dell’Udc sulla grande battaglia politica tra laici e cattolici: “Tra poco celebreremo i 20 anni dalla caduta del comunismo: e lì è la fede, è il cristianesimo, è la religione che ha fatto cadere il più grande impero materialista e ateo del mondo. Norberto Bobbio starebbe dalla nostra parte, non da quella dei laici”. Prima di lasciare la parola a Rocco Buttiglione, perché non facciamo un breve punto della situazione, una sommaria disamina delle sue argomentazioni, delle sue analisi e del contesto entro cui il celebre filosofo-deputato porta avanti il suo ragionamento? Ordunque: siamo a Chianciano, alla Festa nazionale dell’Udc, e incontriamo il filosofo del partito alla fine di un dibattito. Ci mettiamo a discutere di fede e politica... Buttiglione inizia sostenendo che i cattolici sono cambiati. Prima erano pavidi, timidi, “impauriti dalla loro stessa ombra”, ed è questo che ha reso forte il fronte laico-anticlericale. Ora, dubitando – ahimé – che sia mai stato forte, questo movimento laico-anticlericale, ci confrontiamo con l’anatema buttiglioniano secondo cui “la festa è finita” e ora i cattolici sono tornati, più agguerriti di prima, pronti come mai a far valere la loro fede in una dimensione pubblica, ovvero politica. Contro gli altri. Si dichiara guerra, dunque. Guerra al laicismo, al relativismo, a chi non vuole che i valori religiosi governino la nostra società, quella composta però anche di cittadini non-credenti, ovvero cittadini di serie B. Questo, sembrerà strano, ma lo sapevamo già. E non c’è bisogno di scomodare il Family Day o la ormai famosa nota della Cei sulle coppie di fatto, per capirlo. Come è una bufala che sia stato l’inizio del pontificato di Benedetto Sedicesimo, o Sedicente, ad iniziare le ostilità. Diciamoci la verità: le ostilità non le hanno iniziate i cattolici né tanto meno i laici. Ma la modernità. Quella stessa modernità che ha significato, e significa, in giro per il mondo, apertura all’eutanasia, parità di diritti tra cittadini eterosessuali e cittadini omosessuali, libertà di ricerca scientifica. Quella modernità che la Chiesa rifiuta e ha sempre, storicamente, rifiutato. Ecco come sono iniziate le ostilità, anche in questa stagione politica 2006-2007, mai come adesso pregna di una storica battaglia laica. Sono iniziate (o ri-iniziate) per il ripetersi della Storia: l’opposizione della Chiesa nei confronti di tutto ciò che non controlla e che esula dal suo riconoscimento, da Galileo a Darwin, dall’ omosessualità alla ricerca sulle cellule staminali. Dunque, Buttiglione non ci sta più: “Che il cattolicesimo dia battaglia per le cose in cui crede”, dichiara con forza. Che si traduce, ahinoi, in nient’altro se non la negazione di tutti quei diritti da cui i cattolici, volendo, non riceverebbero alcun pregiudizio. Proprio perché sono diritti e non imposizioni, e lasciano libertà di scelta se avvalersene o meno. Così per l’eutanasia, così per la fecondazione assistita, e via dicendo. Perché la battaglia di cui parla l’ideologo dell’Udc non è vero che sia per qualcosa, per dei diritti. È in realtà una battaglia contro qualcosa, qualcuno, per il dominio: il dominio della Verità cattolica sul relativismo, il grande nemico. Ma l’onorevole-filosofo svela anche un certo non so che di relativismo intrinseco, quando, parlando del cattolicesimo politico, dichiara: “Se perde, democraticamente accetterà la sconfitta e preparerà la rivincita”. Adesso non resta che lasciare la parola a lui, e che ognuno si faccia la propria opinione… Onorevole Rocco Buttiglione, l’anno 2007 si è caratterizzato più di ogni altro per i temi che hanno diviso laici e cattolici in politica: è l’anno del caso Welby e del caso Nuvoli, l’anno dei pacs che poi sono diventati dico e poi cus, e l’anno del family day. L’anno in cui si sono concentrati tutti questi eventi. Ma perché? Perché quest’anno e cosa ha scatenato questa situazione, secondo lei? Perché i cosiddetti laici si erano abituati ad un tipo di cattolico che aveva paura della sua ombra, che non testimoniava con coraggio la sua fede, e che si guardava continuamente la punta delle scarpe invece di guardarli negli occhi. È cresciuto, con Giovanni Paolo II, un altro tipo di cattolico: un cattolico che rispetta gli altri però chiede rispetto per se stesso, che non ha paura, che è convinto della ragionevolezza della sua fede, e vuole discutere.
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