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sabato 10 maggio 2008

Arte. Spencer Tunick e il nudo di massa come opera d'arte.

(Artsblog) Ne ha parlato Clickblog in occasione della performance di domenica prossima con 3000 corpi nudi a Vienna. Dal 1994 Spencer Tunick realizza scatti di nudo artistico di massa. Il suo sito internet, oltre ad essere pieno delle sue opere d’arte (in particolare, in home page, quella realizzata a Mexico City nel 2007 che ha contato circa 20.000 volontari) è inondato di richieste per la partecipazione ai suoi scatti.

Nei suoi scatti i corpi nudi diventano parte fondamentale dello spazio: lo riempiono e lo completano in modo del tutto originale. Originale perché il gruppo di volontari che si presenta per fare da comparsa nelle sue opere d’arte cambia ad ogni scatto. E’ bello notare come, gli scatti fotografici di Spencer Tunick, siano caratterizzati dalla scomparsa di tutto ciò che superficialmente distingue gli uomini gli uni dagli altri. Lo status sociale di una persona, infatti, si riconosce spesso dall’abito che indossa. Mostrando corpi nudi, l’Artista ci mostra come gli uomini siano, in sostanza, tutti uguali: i partecipanti alle sue opere d’arte, infatti, perdono la loro individualità per diventare parte essenziale di un tutto; parte essenziale di un’opera d’arte.

Altra sensazione che mi suscitano le sue foto è che il corpo umano viene rappresentato così com’è, nonostante le sue imperfezioni. Oggi, infatti, c’è una costa sfrenata mossa dal mito della bellezza e della perfezione, che ci porta a cambiare il nostro corpo per adattarlo all’ambiente. Ciò lo differenzia profondamente da David Lachapelle il quale, invece, ci mostra la perfezione dei corpi tipica dei personaggi famosi.

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Fiorello invita Alemanno a modo suo a partecipare al Gaypride. Alemanno: "Devo capire meglio". Divise le organizzazioni gay romane. La registrazione.

(AdnKronos) "Sindaco Alemanno, ma al gay pride lei ci va?". Dopo le polemiche degli ultimi due giorni Fiorello e Baldini non si sono lasciati sfuggire l'occasione per 'stuzzicare' il neo sindaco di Roma (nella foto), ospite questo pomeriggio del loro programma 'Viva Radio due'. 'Questa me l'aspettavo', ha risposto un divertito Alemanno, che ai due conduttori ha spiegato: prima di decidere "devo capire meglio. Ancora non ho capito bene come funziona. Devo incontrare gli organizzatori e parlarci".

Il primo cittadino della Capitale non si e' tirato indietro nemmeno quando Fiorello e Baldini gli hanno proposto di ascoltare una rivisitazione della celebre canzone dei Village People 'Ymca', un pezzo 'cult' per il mondo glbt, con un testo riveduto e corretto proprio sulla base del 'caso gay pride'. 'L'ha mai sentita?', ha chiesto Fiorello ad Alemanno, e lui, di rimando: 'Me ne hanno parlato, ma non la ho presente...'.

Con il placet del sindaco, poi, i due showmen hanno dato il via alla musica: 'Alemanno - suonava la canzone, mentre in sottofondo si sentivano le risate del primo cittadino - tu dimmi perche' non possiamo sfilare io e te, forza dai scendi giu' con la giacca e il tutu' e il tricolore, non lo vedi che maschio che sei, tu non sai quanto piaci a noi gay". Quindi la chiusura di Alemanno, che sembrava essersi divertito molto: "Siete un mito. E' bellissima. Siete i migliori. Sdrammatizzate".
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Un gay competente in giunta a Udine. E' l'unico assessore omosessuale visibile italiano ed è polemica nel Pd.

(Il Messaggero veneto) Enrico Pizza, 40 anni, ex iscritto ai Ds, tecnico di laboratorio, è il nuovo assessore alla Mobilità. Lo ha indicato il Pd. Il sindaco Honsell al fotofinish lo ha preferito ai margheritino Daniele Cortolezzis e Claudio Romano. Promotore dell’Arcigay a Udine nel 1999, è l’unico assessore gay dichiarato in Italia. Pizza si è dichiarato gay pubblicamente in un’intervista rilasciata nell’ormai lontano 1990.

Appena è stato nominato in giunta è scoppiata la polemica dentro il Pd. E’ così?
«La polemica era scoppiata prima. E non era una polemica tra ex diesse ed ex margherita, tra etero e gay, ma era e rimane una polemica tra vecchia e nuova visione del Partito democratico».
Vale a dire?
«Il Pd nasce con il rispetto di tutte le sensibilità. E siccome in quella polemica facevano riferimento alla sensibilità cattolica, io ho dimostrato che il Pd dev’essere la casa di tante sensibilità».
Scusi se insisto, ma l’ostruzionismo degli ex Margherita nei suoi confronti è perché è un ex ds o perché è gay e pure dichiarato?
«Per tutto. Perché sono un ex diesse, perché sono gay dichiarato, ma soprattutto perché sono nuovo».
In che senso?
«Nel senso che credo di avere interpretato la nuova visione del Pd. E questo scontro ha dimostrato che ci sono questioni che si possono discutere per giorni, ma anche che in questa vicenda Udine si conferma laboratorio politico. Udine si è trovata di fronte a una scelta pragmatica».
Ovvero?
«Ovvero ragionar per sensibilità, mirando al nuovo. Il criterio non viene dalla politica ma dal mix di preferenze ottenute e dalle competenze».
Le risulta che ci sia stato un pressing dell’Arcigay sul Pd per farla entrare in giunta?
«Assolutamente no. Arcigay si è limitato al commento a cose fatte da parte di Daniele Brosolo, presidente del comitato provinciale dell’Arcigay di Udine secondo cui innovare vuol dire saper guardare con coraggio al futuro, superare gli stereotipi e dare fiducia alle nuove generazioni. Nel chiamarmi in Giunta – aveva aggiunto – il neoeletto sindaco ha intrapreso questa strada e a lui va tutto il nostro plauso».
Nel colloquio con Honsell che ha preceduto la nomina cosa vi siete detti?
«Era una sorta di colloquio di lavoro. Ho avvertito uno stile nuovo. Mi ha fatto domande sul curriculum. E poi mi ha parlato di una criticità».
Quella relativa al suo referato?
«Si, la Mobilità».
Perché ritiene abbia pensato a lei?
«Non mi ha proposto un assessorato in quanto poltrona. Mi ha detto che c’era questo problema e che lui mi aveva individuato come persona adatta ad affrontarlo».
E le ha motivato questa indicazione?
«Mah, nel settore della Mobilità i tecnici ci sono già. Manca, invece, un politico, una persona in grado di ascoltare e mettersi in relazione con la città e cittadini. Da omosessuale penso di avere seguito nella precedente legislatura pochi atti amministrativi che potessero riguardare i gay. Insomma, da consigliere ho lavorato molto di più sulle questioni inerenti la viabilità, le strade, le rotatorie, le piste ciclabili, la mobilità sostenibile. E questo credo mi sia stato riconosciuto».
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Enrico Pizza: «Non sarò assessore in quanto omosessuale ma dimostrerò che un gay è un buon assessore».
(Il Gazzettino) Martedì sera, molti habituè del mondo politico cittadino lo davano perdente nel "ballottaggio" con l'ex Margherita Claudio Romano per la corsa al quarto assessorato del Pd che ha spaccato il partito. Poi, come succede nelle favole, Enrico Pizza si è addormentato consigliere semplice e si è risvegliato assessore alla mobilità. Meglio, come puntualizzano i presidenti Arcigay e Arcilesbica di Udine Daniele Brosolo e Eva Dose, assieme al presidente nazionale Aurelio Mancuso, Pizza si è svegliato nel ruolo dell'«unico assessore dichiaratamente gay di tutta Italia». L'ha saputo solo dopo le 10.30, ricevendo una telefonata nella serra della scuola di Pozzuolo dove lavora come tecnico di laboratorio (ma è laureato). «Non era affatto scontato - dice Pizza, fondatore del circolo Arcigay di Udine -. Il sindaco martedì mi aveva parlato della criticità della mobilità. Ma l'incontro si è svolto come un colloquio di lavoro e si è concluso con un "le farò sapere". Uno stile nuovo anche in questo, quello di Honsell». Come «nuovo» Pizza giudica l'approccio del sindaco, che, parlando delle critiche al suo esecutivo ha detto di voler far piazza pulita delle «logiche del passato» da manuale Cencelli e, soprattutto, dei «pregiudizi». «Mi è piaciuta quella frase sull'esecutivo che non è una "giunta di ex" ed è "una giunta contro i pregiudizi - dice Pizza -. Io non sarò assessore in quanto gay, ma dimostrerò di essere un buon assessore omosessuale». E sarà un lavorone, il sindaco l'ha messo in guardia («Mi raccomando: sulla mobilità ci massacreranno», gli ha detto sulle scale di Palazzo). Anche perché sarà uno dei tre «assessori dialoganti» (con Malisani e Santoro) che si spartiranno le competenze che prima erano del solo Cavallo, visto che Honsell ha rinunciato a fare il «superassessorato» riunendo i referati alla Pianificazione e Lavori pubblici e li ha «composti e decomposti - come spiega lo stesso sindaco - spartendo le competenze fra tre persone: mi è sembrato più efficace il dialogo a tre della ricompattazione in uno». Ma il dialogo cominciato nella riunione di ieri alle 14 fra i novelli assessori per ora si è risolto in una spartizione di competenze che vede avvantaggiata Malisani. A quanto si narra, infatti, l'«assessora» uscente avrebbe voluto per sè alcuni settori che, in teoria, sarebbero dovuti andare a Pizza (arredo urbano e strade) e Santoro (aree dismesse tranne la Stu). L'Enrico, però, su questo tace. E, forse per mettere la parola "fine" alla «guerra delle rose» con gli ex margheritini, annuncia: «Mi dimetterò da consigliere: lo farò anche per far posto a Freschi (ex Margherita ndr) in consiglio».

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L'addio a Maria Ornella Serpa. Il ricordo oggi a Roma.

Sono stati fissati per oggi a Roma un laico ricordo di Maria Ornella Serpa.
Un ufficio funebre civile, insieme alle amiche e agli amici, la ricorderà alla Casa Internazionale delle donne, in via della Lungara n. 19 a Roma, a partire dalle 16,30.
Spesso citata dai media come la "sindacalista delle prostitute romane", Maria Ornella è morta improvvisamente venerdì a Roma ed è da da sempre stata una delle maggiori attiviste, femministe radicali. La sua morte a Roma, e non solo, ha suscitato emozione, dolore, ed incredulità.
Alla famiglia ed alle amiche ed a chi gli sono stati più vicini le condoglianze di tutta la nostra redazione. Ciao Ornella!

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Roma. Gaypride, prima lite tra associazioni nell’era Alemanno.

(River-blog) Su questo blog, tempo fa, avevo lanciato un sassolino nello stagno. Per vedere se qualcuno lo avrebbe raccolto. L’idea era quella di un coordinamento tra tutte le associazioni gay. Mi riferivo alla realtà romana, chiamata a “coalizzarsi” contro un sindaco, Gianni Alemanno, che certo non spenderà parole dolci per la comunità Glbt. A pochi giorni dal suo insediamento in Comune, registro la prima lite tra le associazioni.

Oggi pomeriggio (ieri...) , Arcigay, Arilesbica e DigayProject mandano un comunicato stampa congiunto, sotto forma di lettera indirizzata ad Alemanno, per richiedere di un incontro: “La invitiamo ad essere promotore di un percorso virtuoso, di ascolto e di confronto. Senza dare un colpo di spugna a quanto fatto in questi anni sia a Roma, sia nel resto d’Italia, auspichiamo che Lei metta concretamente in pratica quanto detto, e che a breve sia dunque possibile un incontro per discutere del Gay Pride di Roma e della questione lgbt in questa città“.

Mi ero stupito del fatto che la lettera non fosse firmata dal Mario Mieli. Passano circa due ore e tac, arriva il comunicato in cui ci si dissocia dalla lettera delle altre associazioni. “Il circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, organizzatore del RomaPride 2008, precisa che non è stata avanzata alcuna richiesta d’incontro al sindaco di Roma Alemanno in merito alla manifestazione del 7 giugno prossimo, mentre sono in corso le varie richieste tecnico-amministrative del caso. Tale precisazione si rende necessaria per fugare eventuali dubbi - prosegue la nota - dopo la lettera politica inviata al neo sindaco da tre associazioni romane (Arcigay Roma, Arcilesbica Roma, Di’Gay Project), dove si fa anche accenno ad un confronto sul Pride. Il desiderio di qualunque associazione di fare confronti politici con chiunque è legittimamente segno del proprio percorso, ma non può riguardare ovviamente una manifestazione come il RomaPride, che raccoglie una ben più ampia compagine di realtà associative e di diverse sensibilità, oltre all’esistenza di una struttura organizzativa che si fa carico di esporre ciò che è condiviso dalla totalità. Inoltre in questa fase organizzativa dell’evento RomaPride è impossibile per qualunque organismo istituzionale e politico conoscere, comprendere ed esprimersi compiutamente su tale manifestazione, non essendo ancora uscito pubblicamente il relativo documento politico e la piattaforma rivendicativa, in fase di ultimazione e condivisione collettiva”.

Se Alemanno se la ride, fa bene.

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Il Corriere della Sera e i figli dei gay.

(Culturacattolica.it) Lunedì 5 maggio Il Corriere della Sera, in due pagine (8 e 9), ha cercato di spiegarci che i figli non hanno bisogno di una madre e di un padre. Basta che siano in due. Misti, uguali, replicanti, identici. Questi bambini, ci spiegano, stanno bene, crescono bene, non hanno problemi e l’orientamento sessuale dei genitori non incide sullo sviluppo dei bambini. Anzi, Margherita Bottino, psicologa, e Daniela Danna sociologa, descrivono i figli degli omosessuali come bambini più tolleranti, meno conformi agli stereotipi di genere. Insomma, nessun problema? No, un problema c’è, ci illuminano quelli del Corsera, l’unico pericolo è che questi bimbi subiscono i pregiudizi della nostra società e della famiglia tradizionale. Una corrispondenza da Prato però testimonia che ci sono punti di “eccellenza”. In Maremma una coppia manda il bimbo in un asilo di suore perché non c’è quello comunale: “Il piccolo è stato accolto così bene che le maestre per rispettarlo non hanno festeggiato la festa della mamma e del papà”. Insomma, il giornale della grande borghesia italiana, lunedì 5 assomigliava molto all’inserto domenicale di Liberazione (Queer) che da settimane sta tentando di “educare” i compagni che l’eterosessualità è un prodotto della sovrastruttura, ma che in realtà è un preconcetto edificato dalla società borghese. Ora, confesso che mi ha sorpreso questa strana “comunanza” tra il quotidiano di via Solferino e l’organo di stampa di Rifondazione. Quale il legame? Per tutelare i diritti dei figli delle coppie gay e lesbo, ci spiega il Corsera, è nata tre anni fa l’associazione Famiglie Arcobaleno. Eccoci, mi son detto. Arcobaleno, come la sinistra sconfitta e scomparsa alle ultime elezioni. A questo punto non saprei dire chi ha portato sfiga, però una cosa è certa, l’operaio con famiglia e prole, gradirebbe tanto sentir discutere di politiche per la famiglia. Perché la sinistra è uscita così mal ridotta dalle ultime elezioni? Perché il vecchio Cipputi è un uomo, e la casalinga di Voghera è una donna. I vari apologeti dei “diritti” per tutti, dimenticano sempre una cosa che invece i proletari sanno bene, i figli delle coppie omosessuali non esistono. I figli sono sempre il frutto di una rapporto eterosessuale. E questo, sia ben chiaro, è darwinismo e non deriva clericale.

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