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lunedì 18 febbraio 2008

Il "caso Guti" del Real porta ad una svolta della Federcalcio Tedesca. "Calciatori gay fate coming-out" è l'appello del Presidente Theo Zwanziger.

L´appello del presidente della Dfb: uno stop alle discriminazioni Dalla politica allo spettacolo, molti hanno fatto coming out. Ma nello sport è tabù.

(La Repubblica) È giunto il momento che i calciatori omosessuali escano allo scoperto e trovino il coraggio di fare outing; tutto il mondo del calcio ne trarrebbe giovamento. Non lo ha detto un attivista o un leader dei movimenti per i diritti dei gay, lo ha affermato in pubblico Theo Zwanziger, presidente del Deutscher FussballBund (Dfb), cioè la Federcalcio tedesca. E il problema del silenzio per paura di essere discriminati dei calciatori gay esplode, esce allo scoperto, denunciato con coraggio grazie alla franchezza del numero uno del calcio.

«Sicuramente è auspicabile che qualcuno abbia il coraggio di parlare delle sue tendenze e del suo privato», ha detto Theo Zwanziger. Per il suo appello al mondo dello sport ha scelto una tribuna particolare: L-Mag, la più importante rivista del movimento lesbico tedesco. «Io vi assicuro - ha aggiunto - che il Dfb appoggerà contro ogni discriminazione o insulto qualsiasi calciatore o calciatrice che si decida all´outing come gay o lesbica. Il nostro statuto parla chiaro: la Federazione calcistica tedesca è contro ogni tipo di discriminazione. E anche in futuro io continuerò a sollevare il tema dell´omofobia nel mondo del calcio». Non è tutto: la speranza concreta, ha sottolineato il presidente della Federcalcio tedesca, è che «io credo che un giorno anche un calciatore tedesco si farà avanti e dirà "sì, io sono omosessuale"».

L´appello di Theo Zwanziger ha smosso onde lunghe, nel mondo del calcio e in generale dello sport tedesco. E nella società intera, visto che la Repubblica federale è uno dei paesi più aperti al diritto degli omosessuali di vivere liberi e fare carriera senza discriminazioni: i sindaci-governatori delle due maggiori città del paese (Berlino e Amburgo), celebri conduttrici, attori comici di grido, altri politici di rango, sono gay dichiarati. Anche nell´economia e nelle forze armate, la discriminazione degli omosessuali è tabù.

Resta il calcio, l´ultima fortezza dei maschilisti irriducibili. Il calciatore è ancora, nell´immaginario collettivo, il macho per eccellenza. Appena dieci anni fa, Lothar Matthaeus disse che «un frocio non può giocare a calcio». Il clima resta di intimidazione e pregiudizi, per questo Theo Zwanziger è intervenuto. Qualche partita fa, Tim Wiese, portiere del Brema, è stato fischiato quasi a morte dagli spalti per essere entrato in campo con una maglietta rosa, e ha dovuto chiedere di interrompere la partita per cambiarsi.

«Io sono realista, so che il mondo non può essere capovolto dall´oggi al domani», precisa il presidente del Dfb. Ricorda l´appello contro la discriminazione nel mondo del calcio, sottoscritto dalla federazione. A una manifestazione, però, cui vennero i rappresentanti di pochissimi squadre. Brema, Herta Berlino, più Energie Cottbus e Carl Zeiss Jena, due team dell´est.

«Forse nessuno ha il coraggio dell´outing, o teme le conseguenze, il calcio è un mondo arcaico», ha detto Philipp Lahm, uno dei più giovani giocatori della nazionale. L´esempio di Theo Zwanziger è il Regno Unito. Ma solo in parte. Là è vero che già nell´ottobre 1990 il calciatore Justin Fashanu confessò «I am a gay». Ma poi, accusato di sesso con un diciassettenne, s´impiccò in un garage.

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