Abbiamo ricevuto questo commento all'articolo: "Venezia: "Un Altro Pianeta" di Tummolini miglior film gay. Ma ha vinto il marketing." a cui diamo volentieri una risposta.
Marco scrive:
Saremmo felici di sapere in cosa dovrebbe consistere questa fantomatica "operazione di marketing ideata e pianificata a tavolino"; l'applauso, durante la consegna dei premi collaterali, che ha accolto l'annuncio del Queer Lion a Un altro pianeta (applauso fatto da na platea di gay, etero, maschi femmine.. comunque TUTTA gente che il film lo aveva visto) metterebbe a tacere qualunque malalingua.
Sul fatto che il premio sia stato consegnato da un politico, è vero, se ne poteva fare a meno; ma non mi pare davvero una motivazione sufficiente per inficiare il lavoro di una giuria che ha lavorato in maniera seria, del tutto autonoma ed indipendente.
Quando i gay impareranno a lasciare la politica fuori della porta? ...e quando impareranno a non vedere trame e cospirazioni anche dove non ce ne sono?
Ah.. per inciso.. da cinefilo frequentatore di Venezia che a visto tutti e 15 i film concorrenti al Queer Lion: sì, il documentario su Valentino è molto bello; no, non meritava di vincere.
Marco
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Caro Marco,
una risposta a questo commento se la merita, soprattutto per stemperare la sua acidità.
Prima però vorrei farle una domanda: come mai utilizza il plurale?
Quel "saremmo felici" cosa significa? Chi siete? Quanti siete? Chi rappresentate e se nessuna risposta vien data a queste domande, perchè lei si esprime in questo modo? In fin dei conti rappresenta se stesso. Oppure parla per l'intero corpus Lgbtq italiano? E se ècosì non le sembra di essere un filo rindondante ma, soprattutto, immodesto?
Almeno noi il "pluralis" lo utilizziamo in quanto siamo una redazione e quindi rappresentiamo un gruppo di lavoro che concorda all'unanimità ciò che fa.
Ma prima di risponderle sgombriamo il campo da qualsiasi ambiguità, noi non crediamo che il regista abbia messo in moto scientemente qualsiasi operazione di marketing, a quello ci pensano gli uffici stampa e molte volte ci pensano i media stessi senza essere imboccati. Ne facciamo parte anche noi e sappiamo che mondo di furbacchioni è.
E ora entriamo nel dettaglio. Abbiamo cominciato a parlare di questo film in tempi non sospetti, ovviamente appena sono comparsi i primi pezzi sui giornali. Articoli, quelli sui giornali, che all'inizio calcavano l'onda, e molto, sul quanto poco fosse costato produrlo. Siamo onesti, il risparmio è un tema a cui gli italiani sono particolarmente sensibili per cui era ovvio che attirasse l'attenzione, eccome!
Un titolo che suonava del tipo "Come fare un film con mille euro" attraeva e di molto e soprattutto attraeva maggiormente quei giovani operatori del settore il cui sogno è fare un film e di colpo si ritrovavano ad avere un personaggio, anzi, in questo caso due, da idealizzare quali Tummolini il regista e Merrone l'interprete di "Un altro pianeta" film a bassissimo costo, secondo le loro dichiarazioni. E questo crea aspettative.
Punto secondo. Le stesse interviste di alcuni protagonisti, facevano intravedere che questo film avesse delle connotazioni di "low porn", altra materia che interessa agli italiani ed a cui i giornali danno particolare rilievo. E questo crea morbosità curiosità e, ovviamente, aspettative.
Chi abbia fatto intravedere la "materia porno" non è dato sapere ma, per onestà Antonio Merone dichiara: “Un equivoco nato da una chiacchierata con un giornalista -spiega , il protagonista- gli avevo detto che all’inizio del film c’era una scena di sesso forte”.
Concorderà che gli ingredienti ci sono tutti. E questo secondo lei non è "marketing" vuole chiamarle coincidenze o strumentalizzazioni operate da parte dei media? Faccia lei, ma i fatti sono fatti e probabilmente lei di marketing, ovverosia come vendere un prodotto, ci capisce poco o niente.
In quanto alla querelle sulla consegna del premio da parte di un politico, non può dirsi d'accordo con noi nel biasimarlo e poi criticare le nostre parole. Per quel che ci riguarda non ci siamo mai sognati di inficiare l'operato della giuria, tanto di cappello, ne tantomeno intravedervi dei complotti. Queste cose le ha tirate fuori lei, segno che "vedere trame e cospirazioni anche dove non ce ne sono" guardacaso è proprio lei e solo lei...
Possiamo muovere un appunto. Non le sembra particolarmente provinciale chiamare un premio "Queer Lion"? Ma lingua di Dante fa proprio così schifo?
Noi pensiamo che forse meritava di più il film su Valentino ma si sa ... de gustibus.
E lasciamo stare qualsiasi altra motivazione.
Notizie gay
Federico Salvati.
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1 commento:
Caro Federico, grazie per la risposta e per il chiarimento.. Ammetto che il plurale all'inizio del mio commento suonava un po' fuori posto, e di certo non era mia intenzione farmi portavoce o rappresentante di un'intera comunità.
Resta il fatto che sull'operazione marketing ho forti dubbi: d'accordo, le dichiarazioni sull'esiguità del budget del film ci sono state, così come quelle che potevano far sospettare si trattasse di un "low porn" (la stessa ambientazione - spiaggia nudista/gay di Capocotta, poteva far insorgere questo dubbio -), ma, appunto, di operazioni di puro marketing si tratta, e come tali di solito interessano più chi i film "li legge" che non chi "li vede", a maggior ragione stando in un Festival come quello di Venezia, dove, credetemi, promozioni, gadgets, boutades, mezzi e mezzucci per reclamizzare i film sono così tanto all'ordine del giorno, che alla fin fine non ci si fa nemmeno più caso.
Onestamente, da un punto di vista puramente festivaliero, poteva apparire più "furbescamente reclamizzato" un altro film a tematica lgbtq come Khastegi sulla situazione di 7 transessuali in Iran: presentato come "film sorpresa" - probabilmente per eludere eventuali problemi di visti negati o censure pre-festival -, resta il fatto che il risultato comunque è stato quello di aumentare la curiosità del pubblico nei confronti del prodotto; sul quale, alla fin fine, aleggiava (non solo da parte mia) però un generale giudizio di "sì, operazione coraggiosa, ma film di per sé un po' scadente".
Quanto al nome del premio: magari "Queer Lion" non è il nome più bello del mondo, ma è immediato e, ricordiamolo, è un premio assegnato in un festival internazionale, volenti o nolenti l'inglese lo si parla e lo si capisce ovunque, e la parola "queer" ha in tal senso un significato universalmente riconosciuto; del non mi risulta che nessuno abbia mai tacciato il premio "Teddy Bear" - omologo del Queer Lion assegnato da vent'anni al festival di Berlino - di provincialismo solo perché non si chiama "Teddy Bär".
Né che il vostro sito sia stato tacciato di "non usare la lingua di Dante" solo perché avete adoperato la parola "gay".
In ogni caso, non erano polemiche (appunto "non cercate") quelle che volevo sollevare; ero curioso di avere un chiarimento riguardo al vostro punto di vista, e vi ringrazio per avermelo fornito.
Marco
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