L'ambiente è molto "macho", il rischio discriminazione altissimo. Ma qualcosa si muove per gli omosessuali nelle forze dell'ordine. Noi siamo andati alla conferenza di Barcellona. Per scoprire qual è il paese più friendly. E quello più bacchettone.
(Luca Tancredi Barone - Io donna) Isabel e Dolors si sono conosciute undici anni fa in servizio. E si sono innamorate. Da allora vivono e lavorano insieme. Tutti i colleghi lo sanno. La loro storia, raccontata dalla televisione nazionale spagnola Tve, è quella emblematica di due poliziotte catalane che vivono la loro relazione alla luce del sole. Non come Alan Rogers, l'eroe di guerra gay finito sulle prime pagine dei giornali perché il Pentagono lo aveva costretto al silenzio. Come loro, tanti altri poliziotti omosessuali si sono incontrati a luglio a Barcellona, per la quarta conferenza europea dei gay e delle lesbiche in polizia.
A fare gli onori di casa Victor Argelaguet, Nuria Torres e Manuel Gonzalez, rispettivamente presidente, vice presidente e segretario di Gaylespol, la locale associazione di poliziotti e poliziotte omosessuali, fondata un paio di anni fa seguendo l'esempio di analoghe associazioni in paesi nordeuropei, Olanda in primis. Per mostrare il sostegno delle istituzioni, c'erano anche rappresentanti della Generalitat della Catalogna (il governo della regione autonoma) e Fernando GrandeMarlaska, giudice istruttore della Audiencia Nacional, il tribunale superiore spagnolo di giurisdizione nazionale, che da due anni ha reso pubblica la propria omosessualità e che nel discorso inaugurale ha sottolineato i silenzi e le discriminazioni di cui soffrono ancora molti omosessuali in Spagna.
E poi, naturalmente, c'erano poliziotti e poliziotte in divisa da tutta Europa: Olanda, Inghilterra e Scozia, i paesi che hanno fatto più passi avanti nella valorizzazione della diversità, ma anche Svezia, Germania, Austria, Francia, e persino delegati dalla cattolicissima Irlanda. Anche l'Italia aveva i suoi inviati, i membri della semi clandestina Polis Aperta.
Clima di festa, come si conviene in una città dove la diversità è vista come un valore, e dove solo nel quartiere più gay della città, Eixample, ci sono più di ottanta esercizi commerciali rivolti esplicitamente a una clientela omosessuale (non a caso Xarxagay, l'associazione dell'imprenditoria gay catalana, era fra gli sponsor dell'incontro). Un'occasione per parlare di problemi e capire quali sono i problemi e le buone pratiche per risolverli che molte polizie hanno già messo in atto.
«In Francia è ancora difficile essere apertamente gay» spiega Steeve Bouali, in forza nelle banlieue parigine, di origine algerina e membro dí Flag!, l'associazione francese dei poliziotti omosessuali che organizzerà il prossimo incontro della rete europea nel 2010 (i precedenti si sono tenuti ad Amsterdam, Londra e Stoccolma). «Formalmente nessuno ti può discriminare, ma il mobbing dei colleghi può essere molto forte». Anche in Irlanda la situazione non è facile. «La legge ufficialmente difende tutti i lavoratori contro le discriminazioni» racconta P., della Garda irlandese. «Porto sempre con me il mio fidanzato, ma per molti non è facile perché il disprezzo dí superiori e colleghi è sempre in agguato. Per combattere l'omofobia della polizia la prima cosa è parlarne, far sapere a tutti che esistiamo. Il nostro modello è l'Inghilterra, dove esistono associazioni riconosciute, politiche di sostegno avanzate e programmi di training sui temi gay e lesbici. Un giorno ci arriveremo anche noi».
Essere una minoranza è sempre difficile in Spagna e nella polizia la tradizione maschilista è molto forte . Ma c'è chi, come Victor Argelaguet, è "uscito dall'armadio", ha fatto cioè coming out. «Ero stufo di mentire, di fingere di stare con le donne, A un certo punto impazzisci, e ti senti a disagio» racconta. Le cose oggi sono cambiate. Il diretto superiore di Victor, Xavier Vilaró, a capo della Guàrdia Urbana dí Barcellona, ricorda ancora che quando lo assunse fu colpito dalla sua sincerità: «È stato il miglior colloquio della mia carriera» ha raccontato. «E mi ha insegnato quanto valorizzare le differenze sia un valore per la polizia e quanto sia importante che tutti i cittadini si possano sentire protetti da noi», Oggi sono proprio quelli di Gaylespol a formare i colleghi poliziotti catalani con corsi sui diritti civili e sulla diversità sessuale.
Un problema specifico delle poliziotte è che spesso essere lesbiche significa essere doppiamente discriminate: come donne e come omosessuali. Per limitare battute fuori luogo, Gaylespol ha presentato a Barcellona un fumetto sulle "buone maniere" da inviare a tutti i commissariati.
Oggi in Spagna c'è un "fiscal" (l'equivalente di un pubblico ministero) speciale contro i delitti di omofobia, con il compito dí combattere quelli che in inglese si chiamano hate crimes, i crimini dettati dall'odio. Ma non è sempre stato così: dal 1954 (secondo la legge cosiddetta dei "fannulloni e malviventi") e ancora più severamente dal 1970 (legge "della pericolosità e riabilitazione sociale") e fino al 1979, in Spagna l'omosessualità era un reato penale perseguito brutalmente dalla polizia franchista. A Barcellona, il catalano Armand de Fluvià, il padre fondatore del movimento gay e lesbico di Spagna, ha raccontato agli agenti europei gli anni in cui i gay si riunivano se gretamente e l'opposizione al regime passava sia attraverso l'identità sessuale, sia attraverso quella culturale (la lingua e la cultura catalana erano severamente vietate durante il governo del Generalissimo). «Alla caduta del franchismo, dopo anni in cui eravamo i nemici della chiesa, dello stato, della medicina, e manifestavamo insieme a tutti i movimenti di sinistra in Catalogna, poter gridare "il nostro culo è rivoluzionario" fu liberatorio» ha raccontato de Fluvià.
Ma il passato è passato. E oggi una maggiore sensibilità tra le forze dell'ordine può giocare un ruolo importante anche per prevenire il bullismo nelle scuole. In tutto il mondo si calcola che almeno il 30 per cento dei suicidi degli adolescenti sia legato alla tensione emotiva dovuta all'orientamento sessuale che causa derisione e isolamento da parte dei compagni. «I bambini introiettano tutte le fobie della società» ha spiegato il giurista Antoine Leonetti, esperto in diritti culturali. «È chiaro che il ruolo educativo centrale spetta ai genitori e agli insegnanti che dovrebbero combattere contro il giudizio negativo che pesa sugli omosessuali. Ma dai poliziotti può venire un'azione di rinforzo contro ogni intolleranza».
Nei paesi dove il fenomeno è stato studiato si è visto che «quando un lavoratore può essere se stesso, rende di più» ha raccontato David Small, dell'associazione inglese Stonewall. Per questo in Inghilterra molte imprese si fanno valutare con un equa index: basandosi su alcuni parametri, viene stilata una graduatoria dei primi cento datori di lavoro più friendly rispetto ai propri lavoratori omosessuali. Fra questi, naturalmente, anche molte polizie d'oltremanica.
«Fra i poliziotti ci sono tanti gay e lesbiche quanti ce ne sono in tutto il resto della società. Noi vogliamo che tutti gli agenti siano formati per comprendere cos'è la diversità e capire che esistono molte situazioni affettive possibili, e che tutti meritano di essere trattati allo stesso modo».
Ma in Italia sono clandestini.
Primavera 2007, Firenze. Riunione della rete europea degli omosessuali. Delegati da tutta Europa si riuniscono per discutere dei diritti di chi lavora in polizia e ha un orientamento sessuale diverso dalla maggioranza. Peccato che gli italiani non si vedano: la Digos ha circondato la sede dell'incontro e scatta fotografie a più non posso. La strada che l'Italia deve percorrere per vincere la discriminazione è ancora lunga. Per aiutare e non isolare i gay nelle forze dell'ordine nel 2005 nasce Polis Aperta. Racconta M., in aeronautica: «Se qualcuno ti denuncia ai superiori, non sai che le esperienze degli altri possono aiutare». Ma che cosa succede se scoprono un gay? «Se lo scoprono prima, non lo fanno arruolare. Dopo, la situazione è più sfumata,. Siamo militari, per ordine di servizio possono punirti spostandoti dove vogliono senza spiegare perché. Oppure possono cacciare un cadetto con il massimo dei voti, magari denunciato da una lettera anonima pochi giorni prima che prenda i gradi. Motivo? Il suo comportamento porta disonore alle forze armate». Polis Aperta chiede regolamenti che non discriminino i gay per l'arruolamento. «Soprattutto vorremmo che l'Italia recepisse la direttiva europea sulle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale: uno scudo per tutti i lavoratori contro il mobbing di colleghi e superiori. Sogniamo una polizia tollerante e aperta. Un poliziotto gay è una ricchezza e non una vergogna».
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