Fioccano le iniziative e le acque restano agitate. Anche per la durissima presa di posizione di Famiglia cristiana, (ndr. lo stesso articolo che definisce il gaypride romano "una pagliacciata) che invita il segretario democratico a scrollarsi di dosso l’ala radicale e laicista, altrimenti finirà per perdere una fetta dell’ala cattolica. Che secondo il settimanale dei paolini soffre di “mal di Pd” e sarebbe anche pronta allo “scisma”.
Da questo punto di vista, sarà anche un caso ma il 18 e il 19 giugno Francesco Rutelli, autore di una lettera non certo tenera in merito alla questione e promotore di una riunione stamane dei “coraggiosi”, farà da padrone di casa ai leader internazionali del Pde, proprio nella nuova sede del Pd, al largo del Nazareno. per capire le mosse dell’ex vicepremier, Veltroni ha incontrato faccia a faccia Rutelli: Tre quarti d’ora di colloquio al termine del quale il presidente del Copasir spiega: “La mia posizione non è volta a mettere veti, ma nessuno pensi ad un inglobamento nella famiglia socialista. Dobbiamo costruire le condizioni ambiziose per allargare il campo delle forze riformiste, non farne una discussione solo italiana. Come farlo è il tema dei prossimi mesi”.
Getta acqua sul fuoco delle polemiche Franco Marini: “Non c’è” il rischio di una “scissione”. Sì, riconosce l’ex presidente del Senato “c’è questa fibrillazione a volte inspiegabile, un’ansia, che pure è un problema. Ma non c’è uno che voglia tornare indietro e che sia in grado di proporre cose diverse. Quindi questo rischio non esiste”. Quanto alla collocazione europea, Marini afferma: “Questo è un problema serio e una soluzione va trovata. Sono anch’io per trovare una posizione nuova anche in Europa”. Tuttavia, avverte Marini, nessuno “utilizzi la questione della collocazione europea come strumento per mettere in difficoltà il partito, io questo non lo accetterei”.
Quasi a ristabilire il giusto equilibrio tra le scelte future, Veltroni nelle prossime ore parteciperà con Massimo D’Alema al meeting dei parlamentari del Pse, ma è difficile che l’appuntamento porti soluzioni per il Pd perché, è “l’offerta” del capogruppo Martin Schulz, “il Pse è pronto ad accogliere tutti gli eletti del Pd ma dove si debba collocare il Pd nel contesto europeo è una decisione che spetta democraticamente a questo partito”. Come a dire che quello che si poteva fare il Pse l’ha fatto e la grana è tutta in mano ai vertici del Pd. E siccome, come spiega il rutelliano Paolo Gentiloni, “il sentiero è stretto”, non sono pochi quelli che tra i democratici sospettano che il tema della collocazione europea, così come altri paletti alzati nei giorni scorsi da ulivisti e prodiani, “siano strumentali per ritrovare ruoli politici e posizionarsi in vista di qualcosa che per ora non si sa ancora bene dove porti”.
Il tema della collocazione europea si intreccia con la questione cattolica, tornata prepotentemente di attualità dopo l’editoriale di Famiglia Cristiana. Il settimanale cattolico non è stato certo tenero, con la leadership del Pd, paventando addirittura una uscita di ex Dl dal partito: “Una parte consistente dei deputati dell’ex Margherita” scrive il giornale “si sta interrogando sul perché della loro permanenza nel Pd, col rischio che possano prendere la stessa decisione degli elettori. Perché dovrebbero fare la ‘riserva indiana’ nel Pd? Oltre che minoranza, sarebbero minoritari e insignificanti. Chi ha più sentito Bobba o la Binetti?”. Insomma: “Veltroni ha tradito le attese dei cattolici”. E si fa condizionare troppo dai radicali.
Le reazioni del Pd non si fanno attendere. Secondo Antonello Soro, capogruppo dei democratici alla Camera, “non fa un buon servizio ai cattolici, di cui si dice portavoce, un giornale che si esprime con una tale faziosità”. L’omologa al Senato Anna Finocchiaro si dice stupita dalla durezza dei toni. Ma soprattutto, l’attacco del settimanale viene respinto con decisione dai cattolici del Pd. Luigi Zanda si dice “mortificato e addolorato per le anticipazioni di Famiglia cristiana sul Partito democratico e sul suo segretario”. Fioroni definisce l’editoriale “ingiusto e crudele”. E perfino Paola Binetti si smarca: “Il mio impegno è dentro il Pd”.
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