(Il Messaggero) Lesbiche nel mirino del Pentagono. Nel 2007 le lesbiche in divisa radiate dai vertici militari ha toccato livelli record, sulla base della politica che impedisce ai gay dichiarati di servire nelle forze armate.
In particolare, l'anno scorso nell'esercito quasi la metà dei radiati per motivi sessuali erano donne (il 46 per cento) anche se il sesso femminile rappresenta solo il 14 per cento dei membri dell'Army statunitense. Nell'aviazione invece il 49 per cento delle persone cacciate perché gay erano donne, benché il sesso femminile rappresenti solo un quinto degli avieri.
La politica del Pentagono in materia è regolata dal principio "non chiedere/non dire": finché le preferenze gay dei soldati restano segrete non scatta alcun provvedimento. Questo non spiega però perché a fare le spese di questa politica, esistente da 14 anni, siano state soprattutto le donne. Il nunero complessivo dei radiati per tendenze sessuali gay è stato di 627 l'anno scorso.
L'ex-capo di stato maggiore generale John Shalikashvili ha spezzato di recente una lancia a favore dei gay in divisa ammettendo di avere avuto un ripensamento: «Sono adesso convinto che i gay e le lesbiche che servono senza segreti nelle forze armate Usa non costituiscano alcun danno per il Pentagono», ha scritto in un recente articolo sul New York Times. Il generale ha sottolineato che con le forze militari Usa impegnate in tutto il mondo ai limiti della loro capacità numerica «bisogna dare il benvenuto a qualsiasi americano disposto e in grado di prestare servizio militare».
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