"Con una certa ambiguita' formale, nei fatti il Pd sconfessa la centralita' della persona, il proprio no all'individualismo, l'affermato si' alla centralita' della famiglia, piu' volte richiamati".
(Ansa) Se 'aderire ai valori del Gay pride significa appoggiare una manifestazione esibizionista, radicalmente anti-cattolica e rivendicatrice di presunti diritti individuali quali il matrimonio gay, l'apertura all'adozione e alla fecondazione medicalmente assistita per gli omosessuali', le Acli bolognesi non ci stanno. Cosi' Francesco Murru, presidente provinciale Acli ha preso le distanze dal documento approvato qualche giorno fa dal Pd bolognese a sostegno del Gay pride in programma il 28 giugno a Bologna.
In una nota Murru ha sottolineato come, aderendo alla manifestazione bolognese, 'con una certa ambiguita' formale, nei fatti il Pd sconfessa la centralita' della persona, il proprio no all'individualismo, l'affermato si' alla centralita' della famiglia, piu' volte richiamati, nel dibattito interno, quali espressioni vive della dottrina sociale della Chiesa da affermare con politiche concrete'. Per le Acli 'le discriminazioni vanno tutte combattute', ma 'la tutela dei diritti non ha niente a che fare con gli attacchi estremistici alla Chiesa cattolica e con le richieste ideologiche di diritti individuali che contrastano con l'articolo 29 della Carta costituzionale'. Al contrario, secondo Murru, il partito di Veltroni 'dovrebbe promuovere piuttosto i diritti di quelle famiglie che non arrivano alla fine del mese, che non hanno ricevuto alcun patrocinio dalle istituzioni per partecipare al family day (manifestazione alla quale il Pd non ha pensato di aderire con alcun documento), che chiedono da anni un riconoscimento giuridico e fiscale del proprio diritto di 'generare' e di educare i propri figli'.
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