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mercoledì 2 aprile 2008

Magdi Allam, un enigma angosciante.


(Luigi De Marchi) La conversione di Magdi Allam al cattolicesimo è stata per me un enigma angosciante. Certo, da un punto di vista formale, essa ha qualche tratto in comune con le analoghe conversioni al cattolicesimo di molto intellettuali famosi del ‘900, che abbandonarono le rispettive chiese per abbracciare quella di Roma. E può ben darsi che alla decisione di Magdi abbia concorso, come in tanti convertiti inglesi e americani del secolo scorso, il grande fascino esercitato dal mondo cattolico (così ricco di poemi, architetture, sculture e pitture fiammeggianti e sensuali) sull’animo dei fedeli di altre chiese, delusi dalla freddezza dei loro templi deprivati d’ogni immagine sacra: una deprivazione che, come è noto, caratterizza anche l’Islam.

Ma quelle conversioni del ‘900 avevano, appunto, soprattutto una connotazione estetica. Quella di Magdi Allam investe viceversa, a mio parere, tutti i maggiori problemi della religiosità contemporanea, potrà avere ripercussioni enormi e forse drammatiche anche al di fuori del mondo religioso e culturale e, proprio per la personalità del suo protagonista, mi pone un enigma angosciante.

Cinque o sei anni fa, infatti, ho avuto modo di conoscere personalmente Magdi Allam, già allora costretto a vivere sotto scorta, di avviare con lui un buon rapporto di amicizia e di apprezzare le sue doti umane e intellettuali. Nei nostri incontri e nella lettura di alcuni suoi libri avevo sentito in lui un uomo gentile, coraggioso e deciso a difendere i grandi valori del pensiero e della società liberale dalla minaccia mortale del dogmatismo religioso. Ma proprio questo suo umanesimo liberale, che mi aveva fatto vedere in Magdi un compagno d’idee e di lotta e una conferma vivente della universalità dei valori liberal-democratici, della loro applicabilità alle varie culture e, quindi, della loro preziosa funzione nel dialogo e nella collaborazione tra le nazioni e le religioni più diverse, mi rende oggi doppiamente incomprensibile la sua conversione, sia nella forma che nella sostanza.

La forma, infatti, con la sua solennità, con la sua risonanza mediatica planetaria e con la sua inevitabile e inevitata teatralità assume una connotazione provocatoria nei confronti dell’Islam e s’iscrive in quella lotta storica per il primato tra cattolicesimo e islamismo che tante tragedie ha già prodotto e produce nel mondo. Certo, la conversione costituisce una nuova prova di coraggio da parte di Magdi Allam ma, mentre credo che egli non avesse di certo bisogno di dimostrare ulteriormente la dimensione eroica del suo carattere, penso che, col suo gesto, Magdi abbia in realtà sminuito il valore universale della sua battaglia perché, da paladino della libertà in lotta col dogmatismo, egli ha scelto di diventare paladino di un dogmatismo in lotta con un altro dogmatismo.

Beninteso, il dogmatismo vaticano non ha più i tratti intolleranti e sanguinari dei secoli andati (e dell’Islamismo oggi prevalente) ma, mentre la sua maggiore tolleranza odierna è dovuta proprio al suo incontro col pensiero laico e liberale (non certo ad una sua evoluzione interna che, fino a quell’incontro, lo aveva semmai portato a posizioni sempre più intolleranti e arroganti), quella cattolica resta una religione dichiaratamente dogmatica oltre che molto incline ad invadere le problematiche pubbliche e private della persona umana e dei suoi diritti. Così, quando leggo che Magdi dichiara in un’intervista: “Sento un’assoluta sintonia tra i valori in cui ho sempre creduto e il contesto spirituale, culturale e sociale del cattolicesimo”, provo una doppia o tripla angoscia. Anzitutto, mi domando come il Magdi che ho conosciuto possa conciliare la sua fede nella libertà di pensiero con la sua odierna fede nell’infallibilità papale: se si crede nell’infallibilità di qualcuno non si può credere simultaneamente nella libertà di pensiero, nella libera ricerca umana e nello stesso dialogo inter-religioso, che non può di certo fondarsi sull’affermazione (più volte ripetuta dallo stesso Papa Ratzinger) di essere detentori della sola vera fede capace di assicurare ai propri fedeli la verità universale, l’immortalità e la vita eterna e felice nell’aldilà. Inoltre come può, il Magdi che ho conosciuto, non vedere più i disastri immensi prodotti dal dogmatismo papale nel mondo contemporaneo. Basterà ricordare l’esplosione demografica promossa dai veti vaticani alla contraccezione, ed ai suoi atroci corollari: dalla povertà alle guerre territoriali, dall’inquinamento alla disoccupazione di massa, dalla deforestazione alle migrazioni disperate e allo sterminio per fame di 15 milioni di bambini ogni anno. Un’angoscia anche maggiore mi è poi venuta al pensiero che al Magdi liberale da me conosciuto se ne sia aggiunto ora un altro, dogmatico, che convive col primo in forma più o meno dissociata, in una sorta di “doppia verità” di stampo averrroistico o tertullianeo (“Credo quia absurdum”: cioè credo proprio perché credere è assurdo).

Ma, infine, l’angoscia più grande mi assale se penso che, forse, la maggioranza degli esseri umani si rifugiano nelle certezze dei dogmatismi religiosi o politici appunto perché non riescono a vivere senza certezze capaci di placare il loro antico terrore di minuscole pulci consapevoli del proprio destino di morte e aggrappate a questa nostra briciola di materia ruotante nell’immensità e nell’indifferenza del cosmo. Se così fosse, tutte le nostre speranze in un futuro umano di pace, armonia e crescita umana sarebbero pure illusioni e la storia dell’umanità, dopo questa breve parentesi liberale, potrebbe solo riprendere il suo millenario, atroce e noioso cammino di guerra infinita e sanguinosa tra dogmatismi religiosi e politici apparentemente diversi e antagonisti ma tutti accomunati dalle loro promesse di Paradisi, celesti o terrestri, riservati ai seguaci della Vera Fede o della Vera Rivoluzione.

Queste sono le riflessioni amare che la conversione di Magdi Allam mi ha suscitato. Ma, forse, c’è anche la possibilità che l’umanesimo liberale sappia sviluppare la sua dimensione spirituale, finora trascurata o addirittura negata, trovando così un nuovo clima di solidarietà e alleanza con la religiosità non dogmatica e che l’umanità possa quindi trovare la via di un futuro di pace, di libertà e di crescita e continuare la sua appassionante avventura interiore e cosmica.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

non caoisco cosa ce di gay in questa "notizia".