Che Grande, Grosso e... Verdone sarà un successo, non c'è bisogno della zingara per indovinarlo. Ma se lo merita tutto. Carlo Verdone ha deciso con questo film di rischiare, di ricalarsi (in parte), nei panni di tre personaggi che lo hanno portato al successo e ha vinto la scommessa. Dal 7 marzo al cinema in 800 copie, distribuisce la Filmauro di Aurelio De Laurentiis.
(Nicoletta Gemmi - Primissima) Carlo Verdone è un talentaccio, questo si sa. I suoi trent'anni di carriera e di film lo testimoniano. Ma è anche un uomo sensibile, timido e sempre molto preoccupato di 'do the right thing', di fare la cosa giusta. Quindi prima di accettare di girare Grande, Grosso e... Verdone, nonostante le 1.371 mail arrivate al suo sito che richiedevano a gran voce di riportare al cinema tre dei suoi mitici personaggi, ci ha pensato un bel po'. E all'inizio l'ago della bilancia propendeva verso il no. Poi il produttore, Aurelio De Laurentiis, i suoi storici sceneggiatori (Piero De Bernardi e Pasquale Plastino), alcuni attori e amici, sono riusciti a convincerlo. E così è nata questa sua nuova avventura che riporta in vita (ma niente operazione nostalgia o sequel), tre personaggi, ripresi all'origine da Bianco, Rosso e Verdone e da Viaggi di nozze. Troveremo quindi la famiglia Nuvolone con il timido Leo pronti ad una scampagnata con gli scout alla prese con la morte della madre del protagonista. Il diabolico Professore Callisto Cagnato, più cattivo, subdolo, lugubre che mai. Pronto a vampirizzare tutti quelli che gli vivono accanto, a cominciare dal figlio. E il cafone Moreno Vecchiarutti che porta la moglie Enza Sessa (una bravissima Claudia Gerini) e il figlio disadattato Steven (il giovane e talentuoso Emanuele Propizio, già visto in Mio fratello è figlio unico) a Taormina per una vacanza che dovrebbe servire a ricompattare la famiglia oramai allo sfascio.
Ci sono tutti per Carlo alla conferenza stampa, tutti gli attori, caratteristi eredi di Mario Brega, sceneggiatori e maestranze varie, per supportarlo nella sua presentazione del film. Claudia Gerini, Geppi Cucciari, Eva Riccobono, Emanuele Propizio, Andrea Miglio Risi, Martina Pinto, Clizia Fornasier, Anna Maria Torniai, Roberto Farnesi, Massimo Marino. Alcuni nomi vi saranno noti, altri no, ma Verdone ama lavorare con gli attori e quindi scoprire volti nuovi, tenerli a battesimo, coccolarli. "Una bella avventura - esordisce Carlo Verdone - molto complicata, della quale però sono pienamente soddisfatto. Non è stato facile rientrare in quelle anime e adattarle alle maschere di oggi. In generale i personaggi sono usciti più cinici, più cattivi, più volgari ma per me sono una perfetta lastra radiografica dei nostri tempi. Non abbiamo pensato a priori di fare una commedia cattiva, ma è uscita così. Quello che volevo fare con questo film era mettere a confronto il candore con la volgarità. Il primo episodio ha il personaggio più candido, più immacolato, è una sorta di favola surreale, alla Ionesco. Il secondo ha il personaggio più diabolico e se mi permettete ho pensato molto ad Alfred Hitchcock mentre lo giravo, con il dovuto rispetto per il grande maestro e le dovute distanze (in effetti molte situazioni ricordano Rebecca, la prima moglie ndr). E il terzo è l'affresco di una famiglia cafona di oggi, che guarda L'Isola dei Primitivi, sono degli arricchiti che hanno dei negozi di telefonia. Tre sul raccordo e due a Roma centro. Hanno solo beni materiali, per il resto sono vuoti".
C'è un personaggio in particolare dei tre al quale si sente più affezionato o per il quale prova più tenerezza? "Direi Moreno - continua Verdone - ovvero quello del terzo episodio, il cafone. Perché è un poveraccio, un padre inadeguato e di una volgarità imbarazzante. Ma alla fine devo anche aggiungere, lui e la sua famiglia, sono molto meglio di alcune persone 'perbene' che gli stanno intorno".
Un po' come avviene nel secondo episodio quello del Professore diabolico che è amico con certi politici corrotti e immorali... come a dire, i miei personaggi sono cattivi, cinici, ma, attenzione, la realtà li supera... "Assolutamente così. Basta vedere quando è caduto il Governo Prodi quello che è successo al Senato... la storia della mortadella e tutti gli insulti... Bè, la mia famiglia di cafoni, o il mio professore non sono nulla rispetto a quei personaggi. Quindi, nel film, non c'è un messaggio politico, lo dico sinceramente. Ma c'è un messaggio etico, morale, quello sì. Perché dalle persone che ci rappresentano io pretendo maggior rigore, maggiore disciplina. Io non mi posso riconoscere in personaggi del genere".
Tutti gli attori e le attrici del film funzionano. C'è anche Massimo Marino che, soprattutto, chi è di Roma conosce per i suoi programmi in una rete locale, che è un personaggio nel vero senso del termine. Come li sceglie? "Massimo Marino l'ho scelto perché io sono sempre alla ricerca di caratteristi. Dopo la Sora Lella, Mario Brega, mi mancano attori con inflessioni nel modo di parlare, con voci particolari, con modi di dire personali... e Massimo Marino ha tutte queste caratteristiche. Infatti, la sua performance del becchino cocainomane non passerà inosservata. Mi interessano molto gli attori, ma anche la gente della strada, quindi se trovo facce interessanti le prendo. In questo film ci sono tantissimi attori giovani: Propizio, la Fornasier, la Pinto, Miglio Risi, dei quali sono onorato di essere una sorta di padrino, di tenerli a battesimo. E poi ci sono grandi attrici come Geppi Cucciari o Claudia Gerini con le quali si va a ruota libera. Soprattutto con Claudia c'è un'intesa pazzesca, basta uno sguardo e via partiamo e non ci fermiamo più. Io sono andato anche molto a braccio in questo film, ho aggiunto, improvvisato e questo l'ho potuto fare anche per l'intesa che si è creata con il cast. Poi vorrei nominare Anna Maria Torniai che ha portato un 'old style' sul set che adoro e spendere due parole per Eva Riccobono che mi ha fatto sognare come in Morte a Venezia, anche se per me è stata Morte a Taormina. Eva è di una bellezza imbarazzante, è eterea, irraggiungibile, e si è rivelata perfetta per la parte".
Dopo questo remember anche se assolutamente aggiornato in chiave attuale cosa le piacerebbe fare? Lavorerebbe con qualche giovane regista italiano? "A livello di progetti ce ne sono tanti in ballo. E mi piacerebbe tantissimo fare un film solo da regista come pure farne uno solo come attore. A Sanremo ho incontrato Paolo Sorrentino ecco con lui lavorerei. Gli ho detto: 'Paolo perché non facciamo un Otello, io faccio Iago, la Gerini Desdemona e poi tu lo ambienti a Caserta, ai Castelli, dove ti pare...".
Il film dura 2 ore e 7 minuti. Si sono già sentite tante voci che dicono: 'troppo lungo per una commedia'. Come risponde? "Può essere ma il film a me piace così, non lo volevo tagliare, anche se ovviamente ci avevamo pensato a tagliarne almeno dieci minuti. Abbiamo anche pensato di fare solo due episodi anziché tre, ma poi tutti i miei film a episodi sono composti da tre storie, e, sostanzialmente, non mi andava di sacrificare nulla. Se la lunghezza è un problema lo sapete sicuramente giudicare meglio voi giornalisti. Spero che al pubblico piaccia così com'è". Quando viene richiesta una battutta a tutti i protagonisti presenti ci sono solo lodi per Carlo Verdone, appellato come maestro, padre, un uomo protettivo, che ama insegnare e dare a chi gli sta intorno. Oltre, chiaramente, a sottolineare che tutti sono cresciuti a 'pane e Verdone', insomma hanno visto buona parte della filmografia del regista. Chiudiamo però con Claudia Gerini che ritrova il suo mentore dopo Viaggi di Nozze. "Per me - afferma la Gerini - quando ho ricevuto la telefonata di Carlo che mi proponeva questo ruolo è stata una festa. E' stato come tornare a casa, tornare alle mie radici. Io nasco con la commedia, con Carlo, e appena ho indossato gli abiti, mi sono truccata, agghindata, come Enza Sessa sono rientrata nella mia pelle. Abbiamo un'alta compatibilità e siamo ripartiti alla grande, come se non fosse passato un giorno da quando erano finite le riprese di Viaggi di nozze".
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