(Milano 2.0) Cinquant’anni fa moriva Giacomo Balla, uno dei firmatari del Manifesto dei pittori futuristi. L'ultima retrospettiva dedicata all'artista torinese è stata organizzata ben tretasette anni fa a Roma, nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna e un anno dopo, nel 1972, passò in misura più ridotta al Musée d’Art Moderne de la Ville di Parigi. A Milano per la prima volta apre la mostra "Giacomo Balla: la modernità futurista".
La cultura milanese e lombarda si è sempre identificata più in Umberto Boccioni, l’altro grande futurista, e ha tenuto in minor conto la ricerca e l’originalità di Balla. Il pittore torinese entra a posteriori nel futurismo, quando il programma della nuova pittura è già stato formulato da Boccioni in nome di un divisionismo del colore e della forma messo al servizio dei nuovi temi della modernità: la velocità, la macchina, la vita urbana, i moti sociali. Divisionismo e visione fotografica, Analisi del movimento, Ricostruzione futurista dell’universo, Arte-azione futurista e Energie e sensazioni. "Una mostra di lustro internazionale – ha aggiunto Sgarbi –, non solo perché Balla è un protagonista europeo assoluto, ma anche perché i grandi musei del mondo hanno concesso importanti prestiti".
Le opere, infatti, arrivano da collezioni private e musei internazionali, come il Museum of Modern Art di New York, il Musée National d’Art Moderne – Centre Georges Pompidou di Parigi, la Tate di Londra, la Staatsgalerie di Stoccarda, il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, il Kröller-Müller Museum di Otterlo.
Giacomo Balla: la modernità futurista’ segna l’inizio di un’ambiziosissima stagione che impegna tutta la città in una collaborazione virtuosa tra istituzioni e privati, con grandi mostre come quella dedicata al fotografo Avedon, quella su Kiefer e ancora con le esposizioni su Canova, Bacon e tanti altri artisti: un insieme di opportunità di diverso livello che dimostra la dimensione internazionale delle attività culturali milanesi.
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