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mercoledì 20 febbraio 2008

In Iran il sesso si cambia con il permesso dei mullah .

L'Iran perseguita i gay ma consente le operazioni. Per il Corano non è peccato: parola di Khomeini.

(Vanna Vannuccini - La Repubblica) "Per il Corano il cambiamento dell'ordine divino non è peccato" assicura il dottor Bahram Mir Jalali. "Non lo facciamo forse tutti i giorni? Tramutiamo il grano in farina e ne facciamo pane, tagliamo l'albero per farne legno, tavoli e sedie. Perché non dovrebbe essere possibile cambiare il genere di un uomo o di una donna? Non c'è nessun divieto".

Il dottor Mir Jalali è un chirurgo specializzato in interventi sui transessuali. A Teheran. Nel Mirdamad Surgical Center, una clinica privata nel centro della capitale iraniana. Chi potrebbe immaginare che nella Repubblica islamica dell'Iran, considerata in Occidente il paese oscurantista per eccellenza, esistano cliniche legalissime dove i transessuali vengono accolti rispettosamente e aiutati a cambiar sesso, in parte perfino a spese dello Stato? L'Iran, si sa, è un paese di paradossi. Solo qualche mese fa, alla Columbia University, il presidente Ahmadinejad affermò che "gli omosessuali in Iran non esistono". E di sicuro, se esistono non hanno vita facile. Sono costretti a incontrarsi nei parchi, nei garage, in una totale clandestinità. Se una festa gay viene all'orecchio di un gruppo di basiji, le conseguenze per loro sono molto più devastanti che nel caso di coppie eterosessuali. Non solo vengono frustati e arrestati, ma anche filmati per poter svergognare pubblicamente loro e le loro famiglie. Non di rado vengono condannati all'impiccagione. Per i mullah la diversità, ovviamente tanto più grave se riguarda la sfera sessuale, è il frutto avvelenato dell'occidentalizzazione.

La sala d'aspetto del Mirdamad Surgical Center è piena. Molti considerano l'operazione come la sola opportunità per tornare a far parte della società. Si sono fatti diagnosticare come transessuali in modo da poter legalmente cambiare sesso. Sono soprattutto di Teheran, ma alcuni vengono anche dalla provincia. Dicono che anche nelle campagne, dove la popolazione è più conservatrice e legata alle tradizioni e il controllo sociale più forte, quando un mullah con in mano il Corano accetta il cambiamento di sesso, la comunità non avrà nulla da ridire, e chi cambia sesso nulla da temere. Ma altri raccontano di casi in cui non è andata proprio così. Di uomini diventati donne che si sono trovati esclusi da tutto e da tutti. E non solo per ragioni religiose. Un uomo diventato donna deve imparare prima di tutto a dimenticare tutte le libertà che aveva conosciuto fino ad allora. Non è facile.

E' stato l'ayatollah Khomeini in persona a decidere questo trattamento incredibilmente liberale dei transessuali. Per merito della caparbietà di un tecnico della tv che lo convinse a pronunciare una fatwa che permetteva il cambiamento di sesso. Ormai diventato una donna, racconta volentieri, a chi va a trovarla nel suo appartamentino teheranese ricolmo di specchi e di cuscini, come sia riuscito a convincere il vecchio, burbero e carismatico imam. Lo aspettò per settimane davanti a casa sua per potergli parlare personalmente. Gli raccontò della sua vita. Khomeini capì. E ammise che nei suoi lunghi studi del Corano e dei hadith non aveva mai trovato niente che impedisse una fatwa per rendere possibile il cambiamento di sesso.

Tutti sappiamo che cos'è una fatwa, almeno da quando lo stesso Khomeini pronunciò quella famigerata contro Salmam Rushdie. Ma non molti sanno che una fatwa può anche essere a fin di bene. Ogni iraniano può chiederne una a un grandayatollah (l'istanza più alta della gerarchia sciita), spiegandogli il proprio caso, anche per e-mail, se necessario. La fatwa avrà da quel momento valore di legge.

Chi vuole cambiare sesso in Iran deve rivolgersi prima a una apposita commissione, formata da religiosi e da medici, che sembra sia piuttosto comprensiva perché le statistiche dicono che ci sono più cambiamenti di sesso in Iran che in tutta la regione mediorientale. Le operazioni vengono fatte in cliniche private e ognuno se le deve pagare, a caro prezzo per i livelli iraniani, costano circa 3000 dollari e ce ne vogliono sempre più di una. Ma i prezzi sono comunque molto più bassi di quelli vigenti sul mercato internazionale, e l'Iran ha fama di avere ottimi chirurghi plastici (la chirurgia plastica è diffusissima, e non solo per i rifacimenti del naso). Qualcosa poi il paziente ottiene indietro dalla mutua. Le sue "ragazze" sono sempre risultate ottime mogli, spesso migliori di quelle nate donna per natura, assicura sorridente il dottor Bahram.

La nostra ex tecnica tv dice di essere felice nei suoi panni femminili. Ha solo il rammarico di non potersi mai togliere il chador. Un rammarico appena accennato, per non offendere la memoria dell'imam. Ma tenere il chador stretto sotto il mento per non farlo scivolare all'indietro non è proprio il suo forte.

Truccata com'è, si capisce subito che non è una chadorì per tradizione o per convinzione religiosa. Perché allora non si copre semplicemente la testa con un foulard, come tante iraniane? Perché Khomeini volle una prova dal giovane tecnico che gli chiedeva aiuto, racconta. Quando sarai una donna - gli disse - dovrai vestirti sempre in modo appropriato, non dovrai andare in giro con un foulard ma con il chador. Senza toglierlo mai". Lui fece un voto per la vita di fronte all'imam, e oggi mantiene la promessa. Le dispiace solo di essere tanto ingrassata da quando lo porta.
Una decina di chili, dice. Poggiata su un tavolino, c'è la foto di un bruno ragazzo magro. La foto di un'altra vita.

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