"La sessualità umana non deve essere pertinenza del legislatore e di giudici". "Se non fosse per gli omosex che fanno figli si sarebbe già estinta".
Aldo Busi per Antonio Faticati di GDSinforma, pubblicazione dei genitori adottivi: mi si chiede un’intervista su adozioni anche a distanza, su omosessualità e adozione, inseminazione artificiale ecc.; preferisco inviare un articolo a titolo gratuito con diritto di pubblicazione su GSDinforma e sul sito di Dagospia e su qualsivoglia sito; l’articolo è un po’ a braccio, oggi non mi sento di leccare niente
Non ci sono temi che mi interessino o no e non è vero che rilascio interviste malvolentieri: non mi interessa rilasciare interviste, non ne rilascio e basta, quando mi va bene devo sporgere querela. Tuttavia, Le posso a braccio dire alcune mie opinioni, che ritengo strettamente auspicabili ma non realizzabili né a breve né a lungo termine da un punto di vista legislativo, visto lo stato di arretratezza culturale e di civiltà dei diritti in cui versa l’Italia, tuttora mero luogo geografico per il saccheggio a piccolo punto da parte del cartello Vaticano/Parlamento, cioè dei governi italiani tutti, tutti indistintamente salmodianti a buco ritto le finalità superiori (leggi: di alta finanza) della Chiesa. E’ superfluo discettare di genitorialità di fatto o quale aspirazione di cittadini omosessuali e/o single intanto che viene considerata inaccettabile manifestazione anticlericale la richiesta che la Chiesa, scandaloso bacino di lavoro in nero legalizzato o non perseguito, paghi l’Ici e le tasse e l’Enpals (che io farei pagare, insieme ai diritti SIAE, anche per le rappresentazioni teatrali costituite da matrimoni, battesimi, funerali, cresime, processioni ecc.). Non accadrà mai niente in questo paese fino a che non vedrà la luce una concezione di Stato assolutamente aconfessionale e intellettualmente e illuministicamente di standard europeo, visto che dire laico non significa più niente. Laico lo è anche Mastella e, ci giurerei, anche Casini e Rutelli e Veltroni e Prodi e Bertinotti, o no?
Intanto sottolineo un principio: come penso che un uomo politico debba essere il rappresentante, una volta eletto, di tutta la popolazione sotto la sua giurisdizione, compresi quei cittadini che non lo hanno votato, così penso che un valoroso cittadino eletto, di fronte alla responsabilità di legiferare o di disporre provvedimenti anche solo comunali, debba non privilegiare le cosiddette proprie idee o valori o clan bensì debba farsi neutro traduttore delle nuove realtà sociali, individuali e collettive, senza opporvisi con i propri pregiudizi (che sarebbero gli stessi valori di prima una volta messi alla prova delle ragioni degli altri che non li condividono e che non per questo sono meno sacrosante e sonanti sul piano di riforme tempestive). Come già ebbi a scrivere non ricordo dove, “Per il ministero di Dio c’è tempo, per amministrare equamente la cosa pubblica no”. Quindi non mi si chieda se quanto vado ad esporre lo penso o meno e in che misura, non ha alcuna importanza; lo penso perché tale pensiero è come minimo una sintesi, tra ciò che penso io e ciò che pensa (o che sono per esperienza portato a pensare che pensi) la maggioranza dei miei concittadini italiani; quindi:
a) sulle adozioni: nessun bambino deve essere adottato da una coppia a pari merito istituzionale, nel senso che è meglio, per il bambino, che la patria potestà di due genitori adottivi spetti non a entrambi ma a solo uno dei due, perché le coppie, con o senza figli propri o adottivi, si rompono e l’adottato finirebbe per restare in balia di strascichi giudiziari ed emotivi senza fine come i figli naturali; se invece si sa già a chi spetta tenerlo e mantenerlo in caso di separazione (in caso di morte di uno dei due genitori è ovvio che la patria potestà dell’adottato passi all’altro), il trauma è di per sé dimezzato sin dal suo esordio; non sarà molto romantico nei riguardi della mitologia dell’indissolubilità del matrimonio o della coppia di fatto, ma tant’è;
b) genitorialità omosessuale (?) o eterosessuale (?): non vedo perché sia preso in considerazione l’aspetto sessuale degli aspiranti genitori adottivi, la sessualità umana non deve essere pertinenza del legislatore e del giudice in alcun modo e caso (sempre che sia rispettosa della legge sull’età del consenso, che io abbasserei a 14 anni, almeno gli adolescenti avrebbero dei consultori in cui andare a confidarsi e a curarsi le troppe infezioni da lue e da Hiv, che certo non prendono da me, perché intanto io sono sano e poi perché sotto i trent’anni mi fanno senso e, oramai, a libidine spenta da mo’, oltre i trenta anche di più) e pertanto in caso di richieste di adozione altri sono i parametri di indagine istituzionale da soddisfare, non certo fare il periplo dell’elastico delle mutande dei richiedenti; a2) visto che il garante istituzionale dell’adottato è/dovrebbe essere uno solo – e non due o tre o quattro -, è auspicabile che l’aspirante genitore dia garanzia di maturazione affettiva e di responsabilità economica, il che non significa che debba essere né ricco né benestante, basta che sia in grado di provvedere a una vita dignitosa e agli studi dell’adottato almeno fino al diploma superiore (non sarebbe male che l’aspirante genitore depositasse presso un apposito istituto rigorosamente statale la somma di almeno E 50.000,00 a tutela dell’educazione del bambino e nel caso il bambino dopo un po’ venisse respinto al mittente come spesso accade; è chiaro che il genitore adottivo che ha fallito una volta non sarà più idoneo ad adottarne un altro); b2) certamente i singles possono e dovrebbero adottare un bambino: ma il fatto che siano singles (e abbienti e affettivamente maturi e con tutti i capi o firmati o vintage ecc.) non basta a colmare lo standard di idoneità, poiché ci si fa il problema di cosa ne sarà del bambino di un genitore che oltre a essere single è anche solo o isolato, cioè senza alcun altro che possa accudire al bambino in sua assenza (per lavoro o di qualsivoglia tipo); sino a un dieci anni fa, un bambino (a essere sincero, una bambina) l’avrei adottato anch’io, omosessuale e single e strenuamente solitario non appaiato né appaiabile, per due semplici ragioni (a parte la terza, sulla quale si può discutere, ma qui vorrei essere preso in parola: la mia avvenuta maturazione affettiva, la quale naturalmente mi portava, allora e non prima, a mettere le mie esigenze in secondo piano rispetto a quelle di un piccolo essere umano bisognoso di tutto e innanzitutto di me): l’avrei adottato perché potevo contare sul mio nucleo famigliare d’origine, su mia madre, mia sorella, due nipoti esemplari per bontà e spirito svelto, due case, di cui una con giardino, e la possibilità di permettermi una tata fissa e una domestica a metà giornata; c) non si adottano bambini con madre e padre o uno dei due viventi se non si adotta al contempo i suoi genitori (almeno a distanza, fermo restando che l’adottato presto o tardi vorrà incontrarli e ne avrà ogni diritto, così come avrà il diritto di ricongiungersi a essi o al genitore sopravvissuto o rintracciato; si deve dire da subito all’adottato, fosse pure in fasce, che non è tuo figlio naturale, quindi ben vengano genitori ariani che adottano bambini neri gialli rossi e viceversa, così l’informazione è pressoché automatica);
c) un bambino non ha di per sé bisogno di un genitore o di due genitori (se le suore fossero umane, potrebbero benissimo restare in orfanotrofio: ma solo le suore tra di loro, mai i bambini con loro; al di là dello scherzo, quando un bambino ha la fortuna di essere orfano, dovrebbe essere educato ad appartenere al mondo e al mondo degli onesti e dei compassionevoli, non al piccolo mondo antico di chi lo ha allevato e accampa su di lui un possesso inalienabile che lo rende alienato a sé e agli altri), anche due genitori possono essere troppo o troppo poco: un bambino ha bisogno di un mondo di affetti e di riferimenti morali e pedagogici, ho bisogno di sentirsi parte di una collettività, non schiavo di un piccolo carcere domestico; di sicuro, una volta stabilità la patria potestà di un solo genitore adottivo, potrebbe fare richiesta di adozione anche una comunità, un gruppo di famiglie nello stesso borgo, rami diversi dello stesso parentado: la mia paura è che un bambino entri a far parte o di una famiglia – una coppia – tanto per bene all’apparenza quanto perversa nella sostanza (i pedofili sono tutti eterosessuali, non dimentichiamolo, e 999 casi di violenza sessuale su 1.000 avvengono in famiglia) o di una famiglia in cui si vive nella claustrofobia più castrante (paura degli altri), sicché vedo più pericoli in una coppia che in un gruppo di persone che si prendano cura del bambino e che si controllino l’un l’altro senza neppure avvedersene e senza essere di peso al bambino come potrebbero esserlo due genitori o uno solo che si impadronissero del bambino come se fosse una proprietà immobiliare da tenere sfitta a porte e finestre sbarrate;
d) io sono educatore nato, ho un debole per l’umanità in tutte le sue stagioni, sono per indole iperprotettivo, però abbastanza giocoso (severissimo circa la buona educazione da impartire), ho avuto anche una esperienza di mesi a Londra assistendo a titolo gratuito i bambini di un asilo gestito dalle suore del PIME; i miei fratelli – per il resto molto critici con me – mi hanno affidato i loro figli sin dalla più tenera età, in parte li ho allevati io; il mio principio guida è sempre stato uno e uno solo, sin da quando io ero poco più bambino dei miei nipoti: quando un bambino è affidato a me, ne rispondo con la mia vita; ero così attento a ogni loro minimo gesto, prevenivo i pericoli, ma non volevo per questo angosciarli; quando (per anni!) ho portato con me in vacanza i miei nipoti (di pochi anni), non ricordo di averli mai lasciati soli (anche per liberarli della mia presenza da sparviero volteggiante attorno alla loro incolumità) per più di dieci minuti anche per periodi di dieci giorni di fila; poiché a me nessuno aveva mai detto niente, io ho fornito ai miei nipoti tutte le informazioni necessarie sia a difendersi sia ad andare all’attacco, e non mi sembra di averli mai traumatizzati. Ho parlato con loro di sesso, di malattie sessuali, di aborto, di rispetto verso le istituzioni esigendo che esse ti rispettino e se no denunciarne i soprusi e gli abusi, di letteratura, di politica, di finanza, li ho portati a teatro, nelle città d’arte come a fare il giro dei barboni di strada, in spiagge naturiste (per drenare da loro la morbosità del sessismo cattolico e perché accettassero il corpo umano nella sua imperfezione, obesità, malformazione, vecchiaia e perché apprezzassero sia la sua bellezza sia la caducità della medesima, e perché imparassero a non giudicare e a non infliggere e a non lasciarsi infliggere dolore vano e cattivo); infine, ho parlato sempre di cultura del lavoro, di puntualità nel dare e nel ricevere, e che non esistono lavori alti o bassi, gratificanti o umilianti, ma lavori o giustamente o iniquamente retribuiti; gli ho insegnato a non accettare inviti a cena presso gente che si da grandi arie e poi tiene in nero la badante o la cameriera; la loro educazione in senso civico è eccellente: non bisogna né sfruttare né essere sfruttati, e che bisogna non atteggiarsi a vittime altrimenti è come invocare la necessità di un carnefice, che puntuale arriverà a compiere il tuo “destino” sacrificale. Un anno fa, un gruppo di genitori romani (della buona borghesia, ahimé), mi ha offerto di dirigere una scuola, pomeridiana, cui inviare i loro marmocchi: non che l’offerta non mi allettasse, ma è anche deprimente che si possa sempre e solo portare acqua al mare... questo l’ha già fatto Rousseau, che quando scriveva cose educazionali aveva in mente i Delfini di Francia: e ai figli delle periferie dormitorio chi ci pensa mai? Perché un bambino Rom, oggi analfabeta, non dovrebbe poter studiare da ingegnere? Se i bambini degli “altri” non diventano figli nostri, i nostri ci verranno tolti dallo stesso sistema che foraggiamo al fine di avere una corsia preferenziale.
Se oggi sarei ancora disposto ad adottare un bambino? No: mia madre è paralizzata su una sedia a rotelle (nel frattempo è anche morta), le mie nipoti hanno famiglia loro, mia sorella sta per diventare nonna (lo è già diventata), e io sono troppo bizzoso e preda a un bisogno crescente di vedere meno gente possibile e sto cercando il modo di sbarazzarmi di tutto e di andarmene via, non certo per rifarmi una vita, solo per non finirla qui, l’Italia, se non mi ha ancora vinto del tutto, mi ha stremato, anche se ho ancora tutte le domestiche e le rose fiorite anche d’inverno non ho più le stesse energie di allora e a un bambino non sarei emotivamente più in grado di provvedere, mi sono un po’ troppo intristito, e manca ogni struttura aconfessionale cui affidarlo quando mi dovessi assentare; si continua a dire che bisogna fare più figli (ma il Papa, che ha quel bel pancione natalizio, perché non ne fa un po’ lui?) e siamo già quasi 7 miliardi allorché la Terra ne reggerebbe 3,5 senza schiantare da un momento all’altro: ma non basta fare figli, quelli li fanno anche i cani (che di sicuro sono più affidabili e amorevoli degli umani in fatto di cura della prole), bisogna formare dei cittadini consapevoli che “io è un altro” e che pagare le tasse non è vergogna, anche se vergognoso è il canale che prendono; se non arrivano i figli in modo naturale, mai e poi mai si dovrebbero cercare artificialmente: si ha più bisogno di un genitore mancato assennato che di un genitore riuscito via di testa (ma quello che penso io, ripeto, non ha né avrebbe alcuna valenza di legge: vi sta bene l’inseminazione artificiale di massa mutuabile? e sia! io per me sarei più per legare gratuitamente le tube uterine - o trombe? o grancasse? non ricordo mai, non ho orecchio per certa musica – al secondo vagito); fare e crescere i figli è roba delle donne, gli uomini sono tuttora negati (e le ultime generazioni, poi...): una donna di valore che vuole e che fa un figlio deve prepararsi a essere una madre da sola sulle sue gambe; magari non lo sarà, ma meglio non si faccia illusioni da subito. Perché un padre faccia il padre, una donna dovrebbe sposare un uomo, non un bambino su con gli anni: ma a queste condizioni, sarebbero quasi tutte nubili...
Sulle coppie di fatto: se due stanno assieme e non hanno figli, né tra di loro né da relazioni precedenti, non dovrebbero godere di diritti particolari; io li toglierei anche alle coppie eterosessuali senza prole, i diritti, compresa la reversibilità della pensione: siccome non si può, questi diritti si devono dare anche alle coppie di persone dello stesso sesso; una volta dati a tutti, si tolgono a tutti, e amen, parità nel niente per nessuno; siccome penso che sia da assoluti cretini abbandonare un coniuge e relativa figliolanza per mettersi con un altro partner per fare altri figli, chi si macchia di una simile spregevole ingenuità (che costa fior di quattrini allo Stato e quindi a me, che quando mi va bene partorisco uno stronzo di nessun obolo per nessuno e che in fatto di lasciti reversibili finora ho ricevuto solo scoli) dovrebbe ricevere cento scudisciate sulla pubblica piazza; sono favorevole al divorzio, ma a patto che il divorziato non si possa più sposare un’altra volta: matrimoni e divorzi hanno costi sociali che ricadono su tutti, non sono disposto a pagare all’infinito per un errore che io non ho commesso nemmeno una volta.
Se fossi lesbica, farei mio quel detto della Bibbia che dice, “Avrai o la gioia o la gloria”: quindi sceglierei la gloria di andare fino in fondo alla mia essenza e di non contribuire anch’io allo scoppio demografico tanto per sentirmi chissà che; si può essere fertili in tanti modi, fare un figlio spesso è solo la prova di una incolmabile sterilità di fondo alla ricerca di quella approvazione sociale che non si nega nemmeno a una scimmia.
Conclusione finale: il numero di omosessuali sposati con prole cresce in modo esponenziale; un omosessuale su tre che conosco o che sia, se omosessuale della domenica, in vena di confidenze è sposato (per quieto vivere: l’inferno puro) e ha figli (e la moglie sa anche quando fa finta di non sapere, e le sta bene così); secondo me – che non ho mai avuto alcun mio mulino per attirarvi una certa acqua ideologica – il 40% della popolazione maschile occidentale è omosessuale, mentre un altro 40%, che si dichiara eterosessuale ha esperienze sessuali con travestiti o transessuali (non operati, perché, come dice nonna, la figa piace ai maschi, ma il cazzo piace a tutti), sicché sarebbe ora di finirla di essere pro o contro gli omosessuali per questo o quel diritto; non esiste, ormai, un uomo che sia omosessuale o uno che non lo sia: esiste un uomo che dice di esserlo e un altro che nega di esserlo, e spesso i due vanno a letto assieme.
Solito refrain di vecchio conio busiano: “Se non fosse per gli omosessuali che fanno figli, l’umanità si sarebbe già estinta”.
Saluti d’istinti.
Aldo Busi
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1 commento:
d'accordo su tutto, tranne il punto c)
aldo busi è un genio.
sempre.
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