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domenica 20 gennaio 2008

Discariche e inceneritori: se chi protesta avesse ragione ad aver paura?

(Panorama) L’ultimo episodio è di lunedì. La magistratura ha sequestrato l’inceneritore municipale di Terni e ha inviato nove avvisi di garanzia, tra cui al sindaco e ai consiglieri di amministrazione della società che gestisce l’impianto, per reati ambientali. I casi di chiusura di strutture per lo smaltimento dei rifiuti, autorizzati ma che si rivelano inquinanti, sono numerosi. Precedenti che a volte giustificano le paure dei cittadini e fanno nascere le proteste.

2 febbraio 2007: i carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) sequestrano la discarica di Timpazzo, vicino a Gela. Stessa sorte per il termovalorizzatore di Montale (Pistoia), chiuso per fumi non a norma nel luglio 2007. Sigilli nell’agosto 2007 anche alla discarica comunale di Trapani e nell’ottobre 2006 a quella di San Giovanni a Piro (Salerno). Nel novembre 2007 il Noe sequestra la discarica di Lo Uttaro, nel Casertano, riaperta dal commissario straordinario per l’emergenza pochi giorni prima. L’impianto, destinato a rifiuti urbani, è ormai saturo di residui speciali e la concentrazione di sostanze pericolose è così alta che per alcuni dei 12 indagati si ipotizza il reato di disastro ambientale.

Non è sempre colpa della cosiddetta “Sindrome Nimby” (Not in my backyard). I dati sugli interventi del Noe, forniti dal Comando dei carabinieri per la tutela dell’ambiente parlano chiaro. Nel 2007 sono state controllate 358 discariche, autorizzate e non. Di queste, 262 (quasi i tre quarti) sono risultate fuori norma, quelle in regola erano solo 70 e in 26 casi è stato necessario approfondire le analisi. I motivi dell’irregolarità sono diversi. A volte si scelgono siti non adatti, come parchi naturali o zone archeologiche. Spesso i progetti sono buoni e hanno le carte in regola, ma una volta in funzione gli impianti cominciano a produrre emissioni e scarichi nocivi e a contaminare terreni e falde acquifere con sostanze cancerogene. In questo caso è la gestione che lascia a desiderare e nessuno vigila sul rispetto delle leggi.

“Ecco perché non ci fidiamo più delle garanzie date dalle istituzioni”, dice Antonio Cariello, del Nucleo guardie ambientali Wwf di Salerno, che ha denunciato il disastro ambientale della discarica di Basso dell’Olmo e ha promosso le proteste contro quella di Serre. “Qui finisce ogni tipo di rifiuti, senza alcun controllo”, continua. “Tre mesi fa abbiamo sequestrato un tir con 300 quintali di materiali ritenuti pericolosi. A bordo dei cento camion che scaricano ogni giorno ci sono frigoriferi, pneumatici, televisori, scarti nocivi che andrebbero adeguatamente trattati oppure umidi che dovrebbero essere smaltiti nei siti di compostaggio. Tutti rifiuti per cui la discarica non è stata progettata”.


Gli scarichi di Basso dell’Olmo, Salerno

Per Alessandro Beulcke, direttore del progetto Nimby Forum, gli allarmismi possono essere evitati. “Le proteste dei cittadini spesso nascono da una cattiva conoscenza dei progetti degli impianti”, spiega. “È normale che gli abitanti di una certa zona si preoccupino, quando si vedono aprire un cantiere davanti a casa senza sapere il perché oppure hanno solo informazioni che derivano dal passaparola. Ad esempio, pochi sanno che il tanto odiato termovalorizzatore di Acerra di fatto produrrebbe emissioni al di sotto dei limiti fissati dalla normativa europea. Sarebbe opportuno comunque ascoltare i cittadini in fase di progetto e successivamente è fondamentale il monitoraggio, certificato da enti indipendenti, di emissioni e scarichi. In questo modo si guadagna la fiducia della gente. L’azienda che gestisce i termovalorizzatori di alcune città dell’Emilia Romagna, per citare un caso, ha scelto questa strada già da qualche anno: i dati sulle emissioni vengono aggiornati in tempo reale e sono disponibili su Internet“.

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