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venerdì 28 settembre 2007

Rosy Bindi: Nessun aumento Ici per i single, si considererà il reddito.

La candidata segretaria per il Pd. «Basta farci del male. Pensiamo alle famiglie e non a tassare le rendite, ma solo le grandi» «Non ci sarà alcun governissimo se cade Prodi»

(Maria Zegarelli - L'Unità) Il ministro arriva con caffé e pasticcini per i suoi collaboratori. «va bene la dieta, ma qui servono energie...». L’altra sera, ospite a Ballarò, ha mandato in rete due o tre palle niente male l’attaccante Rosy Bindi, lasciando a bocca asciutta Ignazio La Russa, An, difensore - scarso - della passata legislatura. Molto più complicato difendere la maggioranza da se stessa. Clemente Mastella, per esempio, parla di un complotto contro di lui. Rosy Bindi gli dà (un po’) ragione: si è esagerato ( un po’).

Ministro, lei c’era. È stata gogna mediatica contro il suo collega Mastella?

«In realtà sono arrivata a metà trasmissione perché ero stata ospite di Otto e mezzo, quindi tutta la prima parte mi mancava. Me la sono rivista dopo».


E come le è sembrata?

«Anche se non amo Mastella ho trovato il tono un po’ forte. È vero però che il Guardasigilli offre molto materiale per una critica contro la casta... ».

Ma gli ha espresso solidarietà?
«Se fossi stata presente in trasmissione fin dall’inizio sarei intervenuta: non mi piacciono i capri espiatori, anche se io ho un’altra storia politica, un altro stile di vita, però... ».


Però?

«Non dimentico che è stato il primo a chiedere le mie dimissioni da ministro della Sanità dicendo che il suo primario non lo votava più, come se le riforme si facessero per raccogliere voti in corsia».

Quindi non lo chiama?

«Non serve, ci siamo visti subito dopo la trasmissione».


Arriviamo alla sinistra radicale. La maggioranza è di nuovo in fibrillazione. Un altro falso allarme?

«Spero e penso proprio di sì. Penso davvero che dobbiamo fare una finanziaria che compie delle scelte politiche, non si può passare da una manovra lacrime e sangue a una praticamente a costo a zero. Sono convinta che ci siano delle spese su cui è ancora possibile intervenire, c’è da tagliare ancora ma sulla spesa sociale».

Tema caldo, le rendite finanziarie. Si può trovare una soluzione?

«Ne sono convinta: non si devono toccare le rendite finanziarie del piccolo risparmiatore e della piccola impresa, ma sulle grandi rendite perché non intervenire? È nel programma ed è previsto in tutta Europa».

Ogni ministro presenta il conto. Il suo?

«Abbiamo tre priorità: la non autosufficienza, il costo della casa in relazione ai carichi familiari, l’assegno per i figli. Sono tutti interventi previsti nel programma e sarebbe un segnale di ridistribuzione vera».


Follini chiede a Prodi di dimettersi dopo la Finanziaria. C’è chi reclama il Prodi 2 e chi torna a parlare di governissimo. Dopo Prodi cosa c’è?

«Follini ha detto una cosa irresponsabile, sono meravigliata. Ma davvero vogliamo continuare a farci del male? Dopo Prodi, per quanto mi riguarda si va al voto, mentre l’ipotesi di un Prodi 2 può essere presa in considerazione soltanto a un anno dalla nascita del Pd, con un patto chiaro tra il segretario del partito e il governo, per fugare ogni dubbio. Quanto al governissimo c’è chi si illude che questo avvenga, ma non avverrà, e chi desidera che questo avvenga, ma sbaglia».


Il presidente di Arcigay ha definito la sua proposta di tassare di più l’Ici per i single una «legge violenta, familista». Cosa risponde?

«Che dovrebbe informarsi prima di attaccare. Sull’Ici ci sono due elementi da tenere in considerazione: reddito e componenti del nucleo famigliare. Nessuno chiede a una persona sola, con poche risorse, di pagare come un single con un reddito più alto. A parità di reddito, però, un single non può avere lo stesso sconto fiscale di una famiglia con tre figli».


Passiamo al Pd. Domani (oggi per chi legge, ndr) c’è il faccia a faccia tra i candidati. Soddisfatta?

«Non mi risulta. Non c’è un faccia a faccia. Parleremo in orari diversi. Almeno questo mi è stato comunicato».

La critica che le muovono con più frequenza: Bindi fa una campagna «contro». Non crede che ci sia un fondo di verità?
«Contro chi?».


Veltroni e Letta, ministro.

«Non è vero. Io faccio una campagna elettorale per il Pd. Mi sta a cuore un buon partito, forte, e per questo pongo delle questioni, serie, a tutti e naturalmente in modo particolare a chi è dato per favorito. Ma vorrei porre una domanda: il fatto che ho deciso di candidarmi è forse stato vissuto come lesa maestà?».

Veltroni secondo i sondaggi è al 78%. Scoraggiata?

«Per nulla, sono contenta: posso solo migliorare. Scherzi, a parte, faccio una battaglia per tutti».


Ha più volte sostenuto che Veltroni rappresenta gli apparati...

«Mi sono limitata a registrare un fatto. Perché considerarla un’offesa? È chiaro che dietro la sua candidatura c’è anche il sostegno di tanti interessati a legittimare l’esistente. Questo non vuol dire che Walter non riuscirà a cambiare le cose, ma oggi è così».

Ministro, dicono che lei si sia candidata su invito di Prodi.

«È offensivo sostenere una cosa del genere. Mi sono candidata perché credo nell’Ulivo fin dall’inizio e credo nella necessità del partito nuovo. E poi le primarie hanno un senso se ci sono almeno un paio di candidati».


Lei ha in lista due nipoti di Prodi...

«In famiglia Prodi sono cento, io ne ho solo tre. Chissà dove sono gli altri».


Veltroni vuole un Pd allegro, Letta giovane, lei come lo vuole?

«Vero. E democratico».


Il rischio correnti: come si evita?

«Dicendo dei sì e dei no. Questo partito non può essere vittima del bilancino. A sostegno di Veltroni ci sono più liste che si sono presentate con documenti, ognuno dei quali dice cose diverse. Il candidato deve dire da che parte sta. Io ho un solo programma, non ci sono appendici».

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