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venerdì 8 agosto 2008

Nudismo. Manerba, visita alla spiaggia "a luci rosse".

I blog naturisti: operazione Controriforma. I nudisti scoraggiati dai controlli dei vigili: 12 denunce a inizio luglio, altre 7 a fine mese per atti contrari alla pubblica decenza.

(Luca Angelini - Il Corriere della Sera) MANERBA DEL GARDA (Brescia) — Quattro euro per l'intera domenica. Coi prezzi che girano da queste parti, lasciare l'auto nell'unico parcheggio dei dintorni è, tutto sommato, un affare. Soprattutto se, come dicono, in quello spiazzo verde davanti al bar puoi posteggiare anche le inibizioni. Da lì alla spiaggia, però, manca ancora un quarto d'ora buono a piedi, giù per sentieri ripidi e pieni di rocce, buche e radici che sporgono. Un percorso a prova di pigri vacanzieri in infradito o zoccolo alto. Insomma, chi va alla spiaggia della Rocca di Manerba, giusto dentro il parco naturale, un buon motivo deve averlo. D'accordo, il Garda, qui, è bello come forse da nessun'altra parte. Ma il motivo non dev'essere quello.

Perché, a dar retta alle cronache, in quest'angolo di paradiso
s'è installata da anni una succursale di girone infernale. Ramo lussuriosi. Dodici denunce a inizio luglio. Altre sette a fine mese. Il reato? Sempre quello: atti contrari alla pubblica decenza. Gay, nudisti, scambisti, guardoni, esibizionisti. S'è scritto di tutto, sugli habitué della Rocca. In spiaggia, una conferma e una sorpresa: ci sono meno donne che a un'assemblea di camionisti, ma i bagnanti sono praticamente tutti vestiti. «Tessili», come i nudisti bollano quelli del costume da bagno. L'inatteso revival della pudicizia non è casuale. Ogni weekend, confusi fra gli altri, ci sono bagnanti un po' speciali.


Una settimana i carabinieri, l'altra i vigili urbani. Come stavolta. I controlli sono molto discreti, ma efficaci. Alla fine, il bilancio è di sei nudisti denunciati (tutti italiani), uno anche per resistenza e false generalità: dopo aver dato un nome fasullo, ha pure tentato la fuga. «Ma in effetti — ammette il comandante Gianfranco Rossi — rispetto agli anni scorsi e a inizio stagione, la situazione è nettamente migliorata». Insomma, che sia uno sforzo per rendere spiaggia e parco «frequentabili anche dalle famiglie», come dice il comandante, o una «campagna da Controriforma per infilare i mutandoni di lana nell'unico chilometro di costa naturista sul più grande lago italiano», come accusa un blog nudista, qui quasi tutti sembrano essersene fatti una ragione.

Così, niente approcci hard, strusciamenti o baci appassionati. Il massimo della trasgressione sembra il vicendevole cospargersi di crema solare. Almeno finché un tizio sui cinquanta, in bermuda bianchi, fa capolino dal boschetto, nota una delle poche donne al sole e decide che luogo e momento sono propizi per un estemporaneo omaggio ad Onan. Pochi secondi, poi richiude la patta e si eclissa fra le frasche. Chissà, magari è solo un «nostalgico» dei tempi che furono. E fazzoletti e preservativi negli anfratti del boschetto? Anche quelli retaggio del passato? Di certo la foga non è una buona scusa per scordarsi che questa è un'area protetta. Comunque, più che scene stile Giornate di Sodoma di Pasolini, qui abbondano i quadretti da libro di Liala. Al massimo da novella di Boccaccio. Fosse ancora al mondo, magari Pasolini direbbe che sono più osceni certi residence e villette che violentano altre spiagge del lago. Seguaci di Onan a parte, verrebbe quasi da dargli ragione.

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