Dopo il cambiamento di strategia, Maccain ha avuto una maggiore attenzione da parte dei media. E il suo gradimento è salito nei sondaggi. Il distacco da Obama è diminuito. Secondo l’istituto di ricerca Rasmussen, il candidato repubblicano, per la prima vota sarebbe addirittura in vantaggio. Di un punto. 47 a 46. Percentuali smentite da un’altra rilevazione. Quella condotta dall’Ipsos per conto dell’Associated Press, secondo la quale Maccain sarebbe a 6 punti di distanza dal suo antagonista. Cifre più rassicuranti per Obama, ma che non gli consentono di essere sicuro della vittoria finale.
“In questo momento della campagna elettorale, i sondaggi ballano e non riflettono quello che poi accadrà al momento del voto – dice Michael P. MacDonald, politologo della George Mason University e esperto del prestigioso Brookings Institution – I recenti attacchi di Maccain a Obama hanno galvanizzato i sostenitori del candidato repubblicano. Ma non credo che riuscirà a mantenere questa tensione per il resto della campagna elettorale. Vedremo degli altri alti e bassi nei sondaggi. Ma soltanto negli ultimi giorni si stabilizzeranno. E allora, forse sapremo chi vincerà. Alla fine, io scommetterei su Barack Obama, ma questo non significa che Maccain non abbia alcuna chance di affermazione. Semplicemente, per lui, sarà molto, molto più difficile”. Oltre ai sondaggi, ci saranno altri segnali per capire chi diventerà il 44°Presidente degli Stati Uniti. MacDoland segnala il numero delle persone che si registreranno nelle liste elettorali. Le indicazioni che emergono in questo momento parlano di unaforte mobilitazione per Barack Obama.
Il New York Times ha pubblicato un articolo secondo il quale in numerosi stati aumentano le persone che si registrano nelle liste dei democratici mentre diminuiscono gli elettori repubblicani. L’inchiesta cita il caso del Nevada e dell’Iowa – due “campi di battaglia” in tutte le presidenziali – dove il numero dei Democrats, a sorpresa, è sensibilmente cresciuto mentre quello dei sostenitori del Grand Old Party è fortemente calato. “Credo che avremo un’affluenza record nelle prossime elezioni e probabilmente, un sensibile spostamento di voti da destra a sinistra, come raramente è avvenuto in passato – dice Michael P.MacDonald – Mi pare che i primi segnali che arrivano, vadano in quella direzione.” Non solo. Il piccolo, grande terremoto politico nazionale, potrebbe essere annunciato anche da un incremento di coloro che si registrano nelle liste degli indipendenti. E’ proprio su di loro che punta Obama.
“Sì, quella si espandere il suo consenso, è sempre stata la sua strategia – conferma il politologo del Brookings Institution – Ha mobilitato la sua macchina elettorale per una capillare operazione di porta a porta finalizzata a convincere le persone a iscriversi alle liste di voto. Perché è sicuro di poter fare presa su coloro che non sono militanti né dei democratici, né dei repubblicani”. Negli Stati Uniti, il voto non è obbligatorio. Chi vuole recarsi alle urne, deve registrarsi. La volontà di farlo di un sempre maggiore numero di persone, secondo il docente universitario della George Mason University, è una nota “estremamente positiva” per il senatore dell’Illinois. Riuscirà Obama a conquistarli definitivamente nei prossimi, decisivi mesi?
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