Il ministero della Sanità «sconsiglia la pratica su parti anatomiche la cui funzionalità potrebbe risultare poi compromessa». Theiner: «Ma Bolzano è stata la prima a varare un regolamento in materia».
(L'Alto Adige) Il caso della giovane meranese finita in fin di vita alla clinica di Monaco di Baviera dopo essere stata colpita da una grave setticemia a seguito di un piercing al sopracciglio ha costituito una sorta di campanello d’allarme anche per il ministero della Sanità tanto che ieri è stata diramata una circolare con la quale invita le Regioni a regolamentare il settore mentre ha affidato al proprio ufficio legislativo l’incarico di valutare i contenuti di una possibile legge nazionale destinata a colmare l’attuale vuoto legislativo. «Ma Bolzano è stata la prima - sottolinea l’assessore Theiner - a varare un regolamento».
«Il ministero ha affidato al proprio ufficio legislativo l’incarico di valutare l’opportunità di promuovere una legislazione nazionale che fissi principi e criteri per l’esercizio di attività legate all’inserimento di piercing e tatuaggi»: ad annunciarlo ieri una nota del dicastero della Sanità in relazione all’ultimo drammatico episodio accaduto alla giovane meranese che si trova ancora ricoverata in prognosi riservata alla clinica universitaria di Monaco di baviera dopo essere stata colpita da una grave forma di setticemia a seguito dell’applicazione di un piercing al sopracciglio.
Insomma dopo questo clamoroso caso meranese - che per altro è solo l’ultimo di una serie verificatasi su scala nazionale - ora il Governo corre ai ripari e vuole il tempestivo varo di norme e regolamenti regionali di settore, ma pensa anche ad una legge nazionale in materia, decisamente più severa e restrittiva a tutela soprattutto degli utenti.
Roma invita dunque tutte le Regioni ad assumere provvedimenti coerenti con la circolare ministeriale del 7 aprile 1999 in materia di tatuaggi e piercing. Il ministero ricorda nella sua circolare di ieri che l’atto, diretto alle Regioni e all’Associazione dei tatuatori, «prevede l’attivazione di corsi di formazione obbligatori per coloro che praticano tali attività nonchè l’adozione di tutte le misure di igiene e profilassi necessarie. Inoltre la Circolare ministeriale dispone la necessità di una specifica autorizzazione della competente Asl per coloro che effettuano tali procedure che, comunque, non possono essere eseguite sui minori, eccezion fatta per il piercing sul lobo dell’orecchio che può essere eseguito con il consenso dei genitori».
«Benissimo freplica l’assessore provinciale alla sanità, Richard Theiner - ma vorrei ricordare anche al Governo che la Provincia di bozlano è stata la prima e probabilmente l’unica che da tempo si è già dotata di uno specifico regolamento in materia che prevede proprio la frequenza di corsi di specializzazione per i piercer e la relativa autorizzazione da parte dell’Azienda sanitaria. Chiaramente, ed anche il caso meranese lo evidenzia in tutta la sua drammaticità, queste norme non bastano evidentemente a regolamentare in maniera adeguata un settore in forte espansione e dove ai professionisti seri si accompagnano moltissimi operatori improvvisati che non danno alcuna garanzia soprattutto sotto il profilo sanitario. E allora spetta anche alla singola responsablità, in particolare da parte degli utenti più giovani, scegliere solo fra i professionisti abilitati da chi farsi applicare, se proprio lo si vuole, questi piercing».
La circolare ministeriale infine sconsiglia a tutti «la pratica del piercing su parti anatomiche la cui funzionalità potrebbe risultare compromessa come ad esempio palpebre, labbra, lingua, seno, apparato genitale».
Fin qui i primo interventi per tentare di arginare e gestire un settore in forte espansione soprattutto per una diffusa moda “alternativa” in voga soprattutto fra i giovanissimi, ma non solo. Intanto la giovane meranese sta lottando ancora fra la vita e la morte per superare quell’infezione provocatale dall’applicazione maldestra di un piercing al sopracciglio. E resta ancora un mistero, nonostante l’inchiesta avviata dalla polizia, chi materialmente abbia effettuato l’operazione.
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