L'Arcivescovo Caffarra al seminario dei medici cattolici. "I gay tradiscono la vera sessualità". "I rapporti omosex, pericolo sociale".
(Giovanni Panettiere - Il Resto del Carlino) A una settimana dal Gay Pride, l'arcivescovo Carlo Caffarra, intervenendo sabato al seminario dei medici cattolici di Brescia, s'interroga sull'origine della sessualità maschile e femminile e chiude le porte alle relazioni omosessuali. Una lezione sintetizzata dallo stesso cardinale sulla prima pagina di Bologna 7 di ieri. Per Caffarra l'orientamento sessuale, maschile o femminile, non è, a dispetto della teoria gender, "frutto della libertà che, nel progettare questa configurazione, non ha alcun referente naturale" e nemmeno il risultato della sola natura perché in questo modo "l'io é ridotto all'insieme dei processi biologici e psicologici". Da dove derivano allora l'orientamento sessuale maschile e femminile, se la spiegazione non la si può trovare nel divario tra "natura o cultura", tra "realtà o scelta"? "Quando parliamo di mascolinità e femminilità — risponde il cardinale — parliamo di un corpo, di una fisiologia e di una psiche che sono maschili e femminili. In una parola di natura maschile e femminile". Ma la natura non basta a spiegare il nostro essere uomo o donna, la nostra attrazione per l'altro sesso, sia questo maschile o femminile. Nel tempo il genere umano ha elaborato "una comprensione della propria mascolinità e femminilità" producendo "codici etici riguardanti il modo di viverla propria". Sono allora la natura e la cultura, la realtà e la scelta a determinare la sessualità. Dalle parole del cardinale è chiaro che è solo l’eterosessualità ad essere naturale. Per la Chiesa l'omosessualità resta "intrinsecamente disordinata" (Dichiarazione della Congregazione per la dottrina della fede, 1986), anche se, in un intervento del 1975, la stessa Dottrina Fidei ammette la possibilità di "omosessuali definitivamente tali per una specie di istinto innato". Secondo Caffarra "il significato veicolato dalla mascolinità/femminilità della persona è un significato sponsale: l'essere costituiti per una relazione con l'altro". Ecco allora il duro monito contro le unioni omosessuali che tradiscono "il significato originario della sessualità": sono relazioni di identici, "cioè alla fine con sé stessi".
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Caffarra alla vigilia del Gay Pride: "Rapporti omosex, pericolo sociale". L'intervento del cardinale sul tema "Maschio o femmina. Realtà o scelta?"
(Michele Smargiassi - La Repubblica, edizione di Bologna) - Ignorare o confondere la distinzione fra uomo e donna non è solo irragionevole, ma "inficia ogni rapporto sociale"; insomma le rivendicazioni omosessuali sono una minaccia per la società tutta quanta. Lo dice da tempo il cardinale Carlo Caffarra, ma non è un caso che abbia voluto ribadirlo ieri con grande evidenza su Bologna Sette, il supplemento domenicale diocesano di Avvenire, a meno di una settimana dal Gay Pride che sta scuotendo, in città e non solo, i rapporti fra laici e cattolici in politica.
Il testo dell'arcivescovo, titolato a tutta pagina Maschio e femmina: realtà o scelta?, è frutto di una relazione presentata sabato scorso da Caffarra al centro pastorale Paolo VI di Brescia, ma Avvenire tiene a precisare che il cardinale ne ha "scritto di suo pugno" una sintesi specificamente per il settimanale. Nel testo il cardinale, col linguaggio del teologo morale, propone una "risposta cristiana" alle due opposte, e a suo parere sbagliate, interpretazioni della differenza fra i sessi: la "teoria del gender" che ammette che chiunque possa scegliere liberamente la propria appartenenza di genere senza sentirsi tenuto a rispettare alcun "referente naturale"; e la teoria della "rottamazione dell'io" per cui l'identità sessuale "è ridotta all'insieme dei processi biologici e psicologici" e non bisogna fare altro che seguire "una mera spontaneità". La risposta cristiana, per Caffarra, sta in mezzo: "natura e cultura, libertà e scelta": non una media matematica, ovviamente, ma il riconoscimento dettato dalla ragione che "la humanitas è bi-forme", che la relazione tra mascolinità e femminilità "non si contratta" perché ha già una sua naturale destinazione: il suo "significato sponsale, l'essere costituiti per la relazione con l'altro", che è poi "condizione dell'esistenza di un terzo: il figlio". E qui Caffarra affonda il giudizio sull'omosessualità: "La relazione omosessuale non veicola più il significato originario della sessualità, è relazione di identici, cioè alla fine con se stessi". Non solo: "Poiché la società uomo-donna è il paradigma fondamentale di ogni socializzazione della persona, l'errore e il disordine circa quella inficia ogni rapporto sociale". Ne deriva in particolare una minaccia per l'istituto matrimoniale e la famiglia, "che sta subendo una vera e propria de-costruzione, smontata pezzo per pezzo. Si parla ancora di coppia, di famiglia, di genitori, di paternità/maternità, ma queste parole veicolano significati tra loro contrari". Non è difficile, dietro il linguaggio cattedratico, leggere un riferimento alle unioni civili e al matrimonio omosex. Così come sembra trasparente il rimprovero di Caffarra al "pensiero cristiano" che "non è sempre stato vigile" su questi argomenti: quasi un invito ai cattolici bolognesi a levare la loro voce. Come in effetti le ACLI di Bologna hanno appena fatto, accusando il PD (che invece ha aderito alla manifestazione sui diritti omosessuali che solcherà sabato prossimo le vie di Bologna) di "appoggiare una manifestazione esibizionista e radicalmente anti-cattolica". Il PD ha risposto di avere aderito in nome della "lotta contro ogni discriminazione" senza far propria l'intera piattaforma della manifestazione. Ma dopo il richiamo dell'arcivescovo, la polemica potrebbe tornare ad allargarsi.
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