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mercoledì 21 maggio 2008

Serbia. Eurofestival o gay pride?

La Prohibida, un'icona gay spagnola (Foto: Yogurinha Borova/flickr)

Il 53° Eurofestival si apre il 20 maggio in Serbia. Un’occasione per gli omosessuali di uscire allo scoperto?
(di Dagmar Vohburger, traduzione Filippo Martin - Cafèbabel.com) I fan dell’Eurofestival di tutto il mondo, tra cui figurano molti omosessuali, attendono con ansia il megaevento che si terrà a Belgrado. La comunità gay-lesbica della città balcanica spera di uscire dalla semi illegalità.
L’Arena di Belgrado, la quinta struttura coperta d’Europa per dimensioni, sarà il luogo in cui dal 20 al 24 maggio si svolgerà l’Eurovision Song Contest, ovvero l’Eurofestival. La struttura, che si trova nel quartiere Novi Beograd, Nuova Belgrado, con una superficie di 48.000 metri quadrati, è in grado di ospitare oltre 20.000 spettatori.

Per i giovani, che hanno conosciuto il mondo occidentale per lo più attraverso libri e televisione, l’Eurofestival 2008 costituisce l’opportunità per avvicinarsi ai coetanei di altre Nazioni.
«Sono contenta che la Serbia: per una volta se ne parla, senza che sia a causa della guerra», dice Jasna, vent’anni, originaria di Jagodina, cittadina del sud del Paese. La giovane, che ha iniziato a studiare tedesco all’università lo scorso autunno, forse non nutre un’autentica passione per la musica: sembra piuttosto piena d’orgoglio che l’evento abbia luogo, quest’anno, nella sua Patria.
Grandi manifestazioni e parate, come quelle che hanno accompagnato l’Eurofestival in Germania, in Serbia non sono all’ordine del giorno. Dario, un ragazzo della stessa età di Jasna, non si entusiasma più di tanto: «È positivo vedere tanto movimento per le strade, ma a me sembra che piano piano, tutto diventi un pò gay». Secondo lui la naturale, pubblica comparsa di lesbiche e gay, come è successo in Germania, non è così positiva.

La solita musica dell’omofobia
Boban Sojanovic conosce bene la “musica” dell’omofobia nel suo Paese. «C
ome giornalista, non potevo più lavorare in provincia, per cui mi sono trasferito nell’anonimato di Belgrado». Qui il trentenne collabora, dall’autunno del 2000, con il piccolo gruppo gay QUEERIA, che conta una decina di aderenti. Nel marzo del 2001 una cinquantina di persone irruppero nel suo ufficio in reazione all’impegno preso dal gruppo in favore dei matrimoni gay: tutto fu travolto, comprese le persone che si trovavano lì.
Le pene: da due a tre mesi. «A questo punto, perché parlare?», dice Boban. Anche gli altri gruppi di Belgrado, come il Labris, Gayten, Gay Straight Allience, o il Transgay, non contano molti aderenti. «La gente ha paura, semplicemente», spiega Boban.
Il giovane vede nel concorso musicale la possibilità di allacciare contatti con altre organizzazioni, per poter creare una sorta di lobby.

Lesbica, rom e nazionalista
uttavia una grande chance, è andata in fumo l’anno scorso. «Con la vittoria di Marija Šerifović, lesbica con origini rom, l’idea che se ne trasse all’estero fu quella di una Serbia tollerante verso le minoranze», ci spiega Boban. «Si è comprata un appartamento, una macchina, e si è messa con i radicali», continua Boban, riferendosi all’appoggio che la Šerifović ha dato al partito ultranazionalista di Nikolić. Per i rom e gli omosessuali è stata una grossa delusione.
Apertamente contrario all’omosessualità è il “Movimento Patriottico Obraz” (Onore). «Anche questo movimento d’ora in poi si attiverà affinché Belgrado rimanga una libera città cristiana», si legge sul loro sito web. Manifestazioni come un Gay Pride non verrebbero tollerate.

Il presidente Boris Tadic e gli organizzatori dell’Eurofestival 2008, si fanno garanti della sicurezza per tutti gli ospiti della manifestazione, e la quantità di forze dell’ordine impiegate è considerevole: uomini con gilet gialli nuovi di zecca, e muniti di una paletta con su scritto “policija” pattugliano le strade.
Il consiglio di Boban? Sia omo che etero, la cosa da evitare è andare in giro con le bandiere dei Paesi che hanno riconosciuto il Kosovo

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