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venerdì 8 febbraio 2008

Condannato a diciott'anni l'assassino di Roberto Chiesa, l'omosessuale romano ucciso il 7 marzo scorso.

Il compagno dell'assassinato, Mario Chinazzo, non ha assistito alla sentenza, è deceduto nel dicembre scorso.

(Agi) Era stato ammesso come parte civile, con una decisione storica, nel procedimento per l'omicidio del suo compagno, ma oggi Mario Chinazzo, morto il 19 dicembre per problemi di salute, non ha potuto assistere alla condanna del romeno George Alin Chisereu (nella foto), 24 anni, che, il 7 marzo scorso, uccise Roberto Chiesa, 63enne omosessuale.
La sentenza del gup Claudio Carini e' arrivata oggi; il giudice ha condannato il romeno, in sede di giudizio abbreviato, a diciotto anni di reclusione, e a un risarcimento, da liquidare in separata sede, soltanto a favore della sorella della vittima, Graziella.

Era stato il gup Carini, nell'udienza del 19 luglio, ad ammettere come parte civile Chinazzo, settantenne sottufficiale della Marina in pensione, compagno di Chiesa per venticinque anni, riconoscendogli un danno diretto, conseguenza dell'omicidio.
Danno giuridico che per il gup non era rilevante con riferimento alla posizione del Campidoglio e dell'Arcigay, che, quindi, erano stati esclusi.
"Ritengo che la pena sia congrua considerata la scelta del rito anche se non puo' soddisfare il dolore subito dalla sorella di Chiesa e da Mario che purtroppo non c'e' piu' e che, invece, aspettava con ansia questa sentenza", ha commentato l'avvocato Daniele Stoppello, dell'Arcigay Roma. Il romeno aveva conosciuto Chiesa alla stazione Termini, qualche giorno prima del delitto. Il 7 marzo Chisereu era stato sorpreso da Chinazzo che, nel fare ritorno a casa, lo aveva incrociato per le scale dallo stabile di via Faleria, a San Giovanni; il giovane aveva con se' un trolley rosso, di proprieta' del compagno della vittima. Nell'appartamento, poi, la macabra scoperta da parte di Chinazzo: Chiesa giaceva faccia in giu' sul pavimento del soggiorno, in una pozza di sangue.

Aveva la gola tagliata. Il giovane venne fermato qualche giorno dopo il delitto all'ingresso dell'autostrada da una pattuglia della Stazione di Ponzano Romano impegnata nei controlli sulle auto in transito: era in fuga verso la Romania, in compagnia di alcuni connazionali. All'interno dell'auto di Chisereu i militari trovarono un berrettino da baseball e un paio di pantaloni con tracce ematiche, le scarpe da ginnastica calzate al momento del delitto, il cellulare della vittima e l'arma - un coltello con una lama da 8 centimetri macchiata di sangue risultata compatibile con le ferite riscontrate nell'autopsia.
Per Chisereu, accusato di omicidio volontario e rapina, il pm Mario Dovinola aveva sollecitato una condanna a venti anni di reclusione.

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