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domenica 6 gennaio 2008

Unioni di fatto attenti alle truffe.

(Il Giornale) Caro Granzotto, le premetto che sono una madre di famiglia, cattolica osservante ed elettrice di destra. Nell’alloggio al piano sopra il mio abita, ormai da sette anni, una coppia di gay. Il loro comportamento non ha mai suscitato proteste nel nostro numeroso condominio, costituito da inquilini di ogni ordine sociale, da famiglie numerose, da single, giovani e anziani...
La coppia alla quale mi riferisco non ha mai fatto niente per nascondere la propria scelta. Col tempo abbiamo stretto amicizia, ci scambiamo piccoli favori (uno dei due è un mago del computer ed è stato preso come consulente da tutto il palazzo) e commissioni. Per fargliela breve mercoledì scorso, il primo dell’anno, mio marito ed io siamo stati invitati a pranzo. Le confesso che è stata una sorpresa e mi sono resa conto che la loro è una vera e propria coppia, è una vera e propria famiglia con i suoi ruoli. Nessun atteggiamento e nessun discorso «da gay», ma semplicemente un contegno, un modo di agire e di fare assolutamente identico a quello di una coppia eterosessuale. Fu allora che mi resi conto di quanto ingiusto fosse il rifiuto ad una legge che legittimi le coppie di fatto. Chi vi si oppone evidentemente pensa che i gay siano quelli sguaiati e insolenti delle sfilate del gay pride, ma non è così e io lo posso confermare. Il matrimonio no, è un sacramento che unisce un uomo a una donna, ma una forma di unione civile dovrebbe essere garantita alle coppie omosessuali che hanno formato o intendono formare una famiglia. Lei cosa ne pensa?

Mi dico subito d’accordo, gentile lettrice, nella condanna della rappresentazione caricaturale che gli omosessuali (non tutti, ovviamente e per fortuna) danno di loro stessi. Facendo di Mario Coruzzi - Platinette per intenderci - un divo del suo show, Maurizio Costanzo intendeva sicuramente concorrere a smentire l’opinione, abbastanza comune, che l’omosessualità costituisca qualcosa di «diverso». Inutile aggiungere che ha ottenuto il risultato opposto perché la sua Platinette fece di tutto, ma proprio tutto, per sottolineare una diversità che non esito a definire iperbolica. Non credo, però, che sia questa la ragione delle difficoltà che incontra l’adozione di una legge che tuteli le unioni omosessuali, quanto piuttosto gli ostacoli che si frappongono alla sua applicazione. Il primo è che finirebbe per essere discriminante, cioè quanto di peggio si possa immaginare in piena cultura del politicamente corretto. Il secondo, ma non meno ingombrante ostacolo, è che di riffa o di raffa si renderebbe necessaria una verifica, il riscontro della reale sussistenza di un rapporto omosessuale. E, come dicono a Napoli, nun è cosa.

Non resta quindi che allargarla a tutte le coppie di fatto o anche a quelle fattesi lì per lì, sia etero che omosessuali. In tal caso si corre però il (serio) rischio che la legge diventi strumento per gabbare lo Stato, cioè noi. Cosa impedirebbe ad un anziano pensionato di costituire una coppia di fatto col giovane nipote del suo carissimo e squattrinato amico così che il ragazzo possa godere a vita dei benefici derivanti dalla reversibilità della pensione? O per ottenere con più sveltezza un alloggio di edilizia pubblica? O per consentirgli la successione nel contratto di locazione? O il trasferimento da una sede di lavoro all’altra? Lo so, gentile lettrice, a veder le cose così si pensa male. E dunque si fa peccato. Però, come diceva quel diavolo d’un Andreotti, ci si azzecca.

Paolo Granzotto

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