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martedì 27 maggio 2008

Un gran varietà? Alemanno incontra la comunità GLBT di Roma. Il resoconto e le piccinerie...

Il sindaco Alemanno e le organizzazioni gay romane.

(Lampi di pensiero) Come aveva preannunciato (ne avevamo già riferito qui, qui e qui), lo ha fatto. Ieri alle 20,00 nella sala delle bandiere del Comune di Roma, il Sindaco ha incontrato le rappresentanze delle associazioni glbt della Capitale (associazioni presenti, a memoria, scusandomi per le esclusioni eventuali: Mario Mieli, Nuova proposta, Gruppo Pesce Roma, Rete evangelica fede e omosessualità, Azione Trans, Dì gay project, Fondazione Massimo Consoli, Arcigay Roma, GayLib, Arcilesbica Roma, Libellula, Roma Rainbow Choir, Certi Diritti, Rosa Arcobaleno, Famiglie Arcobaleno, Gay & Geo, RoMan Volley)

Il clima era disteso e informale, ma permeato di grande serietà. Sono state fatte affermazioni di chiara rilevanza politica, che hanno connotato l’incontro esprimendo una chiusura totale da un lato, ma una grande apertura dall’altro. La chiusura ha riguardato i temi delle unioni di fatto e dei matrimoni omosessuali, a proposito dei quali il Sindaco è stato chiarissimo: su questo punto nessun confronto è possibile, poiché le posizioni sono distanti. Per quanto riguarda invece l’omofobia, la discriminazione e le iniziative a carattere culturale o riscreativo, il Sindaco ha assicurato la massima disponibilità dell’Amministrazione capitolina a sostenere le associazioni e le loro proposte.

In conclusione dell’incontro ha annunciato la riapertura del Tavolo di Coordinamento fra il Comune e le Associazioni (sotto il coordinamento dell’Assessore alla cultura Umberto Croppi) e ha invitato a non strumentalizzare gli eventi degli ultimi giorni che hanno visto vittime stranieri, omosessuali impegnati e transessuali come frutto della mutata situazione politica, chiedendo di abbassare i toni. Ha inoltre affermato la necessità di sostenere l’azione sul tema della sicurezza, anche in relazione a tali episodi, evitando cedimenti.

Personalmente, mi ritengo soddisfatto di quanto è stato detto, delle aperture e della franchezza con cui i temi sono stati affrontati. E’ vero che alcuni temi sono tabù, ma è anche vero che tal temi hanno un valore politico di rilevanza nazionale, su cui pochi sono gli strumenti in mano ad un Sindaco. Ma è pur vero che, attenendoci strettamente alle parole di Alemanno, sono state recuperate e fatte ripartire le iniziative politiche che erano attive nelle precedenti amministrazioni, confermando un impegno preciso di sostegno.

Adesso, per chi è più curioso, la sintesi dei contenuti degli interventi più rilevanti.

Enrico Oliari (Presidente Gaylib): si ritiene soddisfatto di essere ammesso al tavolo, poiché per anni la sua associazione di centro destra è stata avversata dalle associazioni di centro sinistra (?). Ha riportato il solito discorso sul fatto che i crimini contro gli omosessuali sono stati perpetrati anche da regimi comunisti (Unione Sovietica, Cuba, ecc.) ed ha chiesto che il comune supporti le iniziative di sostegno alla comunità e improntate alla cultura avviate dalle associazioni.

Rossana Praitano (Presidente Mario Mieli): ha apprezzato la franchezza del Sindaco nell’individuare i temi che l’amministrazione non sosterrà e ha ribadito che il patrocinio al Pride non se lo aspettava: trattandosi di una manifestazione di chiara estrazione politica è del tutto evidente che il Comune non può appoggiarla. Ha ribadito che il patrocinio è stato chiesto per gli eventi culturali e sportivi che accompagnano le iniziativa.

Imma Battaglia (Presidente di DGP): lamentando la scarsa solidarietà della comunità per le sue vicende personali, ha dato un resoconto degli aspetti più critici del Gayvillage. Struttura che è sempre stata messa in discussione dalle precedenti amministrazioni che non hanno risparmiato vessazioni e continui spostamenti da un luogo all’altro della città. Ha poi messo in evidenza che proprio il GayVillage è stato usato come capro espiatorio per le carenze di servizi e di infrastrutture cittadine, finendo ingiustamente accusato di provocare disagi che in realtà sono comuni a strutture ed eventi similari che si svolgono in altri luoghi della città. Si è anche soffermata a commentare sinteticamente parte del suo percorso politico, del quale ha tenuto a precisare che molte volte, proprio in seno alla comunità, è stata accusata di essere “fascista”.

Giuseppe Pecce (Direttore Roma Rainbow Choir): ha invitato a riflettere sull’importanza degli investimenti nelle iniziative culturali e ad immaginare un mondo al contrario, in cui la norma sono gli omosessuali, per spingere il sindaco e l’amministrazione a capire quale sia il disagio che vivono le persone discriminate.

Un ultimo fatto, rilevante e grave. Durante la discussione è uscito fuori che Fabrizio Marrazzo, a nome dell’Arcigay di Roma, ma sembra senza consultare il suo direttivo, aveva presentato una formale richiesta di patrocinio alla manifestazione. Pronta ed immediata la reazione di Rossana che ha ribadito che il pride è organizzato da un comitato fatto da tutte le associazioni presenti all’incontro e che l’attività operativa è affidata al Mario Mieli, che ha provveduto a fare tutte le richieste di patrocinio e di altro, sciorinando e consegnando in originale agli assistenti del Sindaco tutti i documenti presentati.

La grave gaffe di Fabrizio Marrazzo, unica nota stonata di tutto l’incontro, dovrebbe indurre l’Arcigay di Roma (ma non solo di Roma) a riflettere sull’entità dei danni che questa persona, con le sue iniziative sconclusionate più volte contestate a diversi livelli, continua a produrre, sia alla sua stessa associazione, sia alla comunità glbt di Roma.

Ecco il mio intervento, per puro spirito di vanità (dato che è stato il primo a ricevere gli applausi dei presenti ):

Signor Sindaco, Signori rappresentanti della Giunta e dell’Amministrazione Comunale, amici ed amiche presenti in sala,

Mi chiamo Guido Allegrezza, sono funzionario di una grande azienda, gay dalla nascita, direi per Diritto Naturale. Non dirò quale associazione rappresento, poiché le mie parole hanno un valore che supera questo concetto. Nè sono qui per chiedere nulla. Vorrei solo invitare ad una riflessione: parlerò al suo cuore e attraverso quello cercherò poi di parlare alla sua mente.

Nelle vostre introduzioni avete usato spesso la parola gay, lesbica, ecc. ebbene io vi prego di pulire i vostri pensieri per un attimo e pensare a noi come delle persone. Persone che sono discriminate perché vivono la loro affettività e la loro sessualità in maniera diversa da quella della maggioranza eterosessuale della cittadinanza. Persone che sentono costantemente, quotidianamente sulle loro spalle il peso di una discriminazione che è nei fatti. I diritti che sono sanciti da almeno 8 articoli della nostra Costituzione, per noni non sono garantiti e questo fa di noi delle persone cui è negata l’aspirazione ad essere felici e conseguire la piena realizzazione personale: i nostri progetti di vita sono bloccati da ostacoli giuridici che pongono dei paletti che altre persone e fattispecie non hanno. Non siamo solo patrimoni da dividere al momento della successione, ma siamo persone che amano e desiderano vivere serenamente.

Spero che queste poche parole abbiano potuto risuonare nel suo cuore e che continueranno a farlo anche dopo questo incontro e passo quindi a rivolgermi alla sua mente, confidando che la strada del suo cuore sia spianata.

Vorrei soffermarmi alcuni istanti sull’espressione che lei ha usato a proposito del Pride, utilizzando l’aggettivo folkloristico. Ebbene, mi permetta di fare un esempio scherzoso. Quando i cittadini di Guardia Piemontese, decidono di indossare i loro costumi tradizionali ed andare, che so, a New York per la settimana della Famiglia Calabrese, portando lì i loro abiti, le loro musiche, i loro canti ed i loro balli, non vanno con i loro abiti di tutti i giorni. Essi vanno per testimoniare l’orgoglio per la loro storia, la loro cultura, usi e tradizioni che li contraddistinguono. In una parola essi sono testimoni di una identità precisa. Ecco, lei consideri che la Pride ci sono persone che decidono di andare più o meno discinte, più o meno stravaganti. Essi sono si una minuscola minoranza, ma tutti noi, li accogliamo e li accettiamo, rispettandoli, per come sono. Essi/e sono fratelli e sorelle nella stessa rivendicazione. E tutti siamo testimoni della nostra multiforme identità di cittadini discriminati, differenza questa che ci rende speciali, perché più deboli.

Ed infine, Signor Sindaco, io non le chiedo di fare questa o quell’altra cosa. Dopo le mie parole e quelle che ha già sentito, io sono convinto che le sa già cosa fare, sa già cosa può fare. Signor Sindaco, faccia la cosa giusta.

Grazie.

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I comunicati sull’incontro delle diverse associazioni

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