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giovedì 4 settembre 2008

Reazione. "Agenti gay, sconveniente per l’immagine della polizia".

Un funzionario di polizia parla di ‘Polis Aperta’, associazione omosessuale di operatori delle forze dell’ordine e dell’esercito, la cui assemblea fondativa si terrà in città: "Io, uomo di Stato, mi sento profondamente a disagio".

(Enrico Barbetti - Il Resto del Carlino) Un funzionario di polizia rompe il silenzio sul meeting di ‘Polis Aperta’, associazione omosessuale di operatori delle forze dell’ordine e dell’esercito la cui assemblea fondativa si terrà a Bologna il prossimo 26 settembre. All’annuncio del presidente Nicola Cicchitti, finanziere triestino, hanno fatto seguito il plauso di numerose associazioni gay e l’imbarazzata indifferenza delle istituzioni, a cominciare da quelle in cui si anniderebbe la strisciante ‘omofobia’ che ‘Polis Aperta’ si propone di combattere.

Franco Segala, comandante della sottosezione polizia stradale Bologna Sud di Casalecchio, ha preso carta e penna e in una lettera al Carlino ha espresso il suo dissenso all’iniziativa, partendo dal presupposto che in tanti la pensano come lui senza esporsi per il timore di apparire reazionari o sessisti. "Ho letto che a Bologna il 26 settembre prossimo si terrà il primo meeting dei poliziotti gay — scrive Segala —. Io ritengo che nella nostra democrazia siano normativamente tutelate le varie espressioni sessuali e che l’omosessualità sia ormai una presa di coscienza sociale. Comprendo il disagio che in talune circostanze i gay possono incontrare, ma ciò non giustifica il loro atteggiamento da piazza".

Per il dirigente, "un meeting a Bologna è sconveniente per l’immagine degli uomini della Polizia di Stato e di tutte le forze dell’ordine. Io, come uomo dello Stato, mi sento profondamente a disagio per questa iniziativa gay di uomini in divisa; se vogliono riunirsi lo facciano pure ma non sotto il nome della polizia. Le associazioni gay sono presenti ovunque nel nostro paese: vadano in quelle già esistenti, ma abbiano rispetto per quei poliziotti che hanno ancora in questa società il valore dello Stato e della famiglia tradizionale".

"Io spero vivamente — conclude la lettera del poliziotto — che qualcuno fermi questo irrefrenabile delirio che nella nostra società sta assumendo toni imbarazzanti". Gli iscritti a ‘Polis Aperta’ sono 200 in tutta Italia. "Per molti di noi — spiegano i portavoce — il timore non è quello di una ritorsione violenta quanto della discriminazione strisciante; e il disagio per il machismo quotidiano che chi è in divisa è costretto a vivere". La scelta di Bologna come luogo del primo meeting ufficiale non è affatto casuale: oltre che culla del movimento gay nazionale, la città delle Due Torri ha ospitato le prime riunioni ‘carbonare’ del gruppo, a casa di Franco Grillini.

"Questo convegno ci consentirà di porre al ministero dell’Interno questioni già sollevate più volte nel corso degli anni — ricorda Grillini —. Il primo incontro di cui ho memoria risale al lontano luglio 1987". Ne seguirono altri, tra cui "il 19 agosto 1994, quello con l’allora ministro Maroni, che disse ‘sì’ a tutta la nostra piattaforma: speriamo che nel frattempo non abbia cambiato idea". A ospitare l’assemblea sarà il circolo Arcigay ‘Cassero’, come conferma il presidente Emiliano Zaino, che esprime "soddisfazione per l’apertura in un ambiente tanto ostico a questo tipo di tematiche: fino a poco tempo fa sarebbe stato impossibile pensare a un’associazione gay che nasce fra i lavoratori delle forze di polizia e dell’esercito".

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