(Luca Marconi - Il Corriere del Mezzogiorno) Ci hanno provato ad avvicinarli, nel vero senso della parola, senza «saperli in guerra», almeno due fotografi napoletani, Mario Spada e Nicolas Pascarel, con qualche successo. Ed un giovane scrittore che si è infiltrato in Curva B, Angelo Petrella. E l'elenco si esaurisce qui. Vivono (anche) ai margini dei caffé di piazza Bellini, i ragazzi dei quartieri che si riconoscono nel tifo ultrà. Più o meno rispettosi degli esercenti, ma a modo loro: pronti, come è successo, anche ad intervenire in modo violento per sedare una chiassosa rissa tra avventori o peggio, una lite tra un cliente ed il titolare di un bar, da «proteggere » anche se il favore non è richiesto, perché la piazza è casa loro. L'emiciclo del centro storico, come tanti altri angoli della città, da Porta Capuana al corso Vittorio Emanuele e persino la scogliera di Mergellina, mostra un grande marchio dei Mastiffs davanti alle rovine romane. Fino a dieci anni fa, negli anni del recupero autonomo della piazza, poco prima del restyling comunale e dell'ennesima polemica sul progetto di Uberto Siola, gli avventori usavano termini come «integrazione», «dialogo », «marginalità» in riferimento ai tifosi. Poi sono apparsi striscioni contro i gay (nel 2003) e da allora in piazza si sono ripetutiti episodi di aggressione ai danni dei «diversi», ai quali hanno fatto seguito marce e proteste. La premessa non è delle migliori, ma eloquente: un giovane senza Santi, senza aspettare domande si fa: «Ma tu, sai cos'è il panico?». Probabilmente no. Fine delle comunicazioni. Nella notte tra sabato e domenica è stata sfregiata una ragazza diciannovenne, «rea» di aver vistosamente baciato un'amica. «Circola troppa droga — non ne fa mistero nemmeno un esercente che si guarda bene dal rivelarsi —. E allora può capitare che una ‘‘stranezza'', come il bacio tra due lesbiche, scateni un violento su di giri più del solito ». Contro la coppia è stato scagliato un bicchiere che ha ferito al volto una delle due. Un gestore, poi, avrebbe anche sconsigliato la denuncia, nel tentativo di preservare l'equilibrio della piazza. Gli ultrà però, questa volta potrebbero anche non centrare per niente: ne sono convinti un consigliere municipale ed un avvocato che ha assistito all'aggressione: le ragazze sarebbero state aggredite da un ex parcheggiatore, dicono. La piazza intanto si spacca: tra chi considera i sedicenti tifosi «animali» di cui avere paura, protocamorristi che «tengono in ostaggio i locali » e chi sdrammatizza e invece mette sotto accusa Comune e borghesia, sottolineando come ai residenti del centro storico non sia riservata mai una fetta di torta, nessuna partecipazione. Dice Attilio Wanderlingh, patron del caffé-casa editrice Intra Moenia, tra i protagonisti della rinascita della piazza: «Abbiamo un rapporto di dialogo coi giovani del posto come lo deve avere l'intera città, ma ha il limite preciso ed invalicabile del reciproco rispetto. Purtroppo negli ultimi dieci anni è venuto a cadere un tessuto di volontariato laico e cattolico e di associazionismo che cementava questa società, tantissime realtà sono scomparse proprio nel centro antico, con le sezioni di partito e gli ambientalisti. Una tabula rasa che interrompe ogni comunicazione». «Ma l'errore della dirigenza della città e probabilmente anche nostro — continua Wanderlingh — è che questi strati sociali non sono coinvolti nello sviluppo turistico. Pensiamo all'artigianato artistico: da anni se ne annuncia il recupero con l'immissione in un circolo virtuoso. I pochi guadagni non appartengono agli indigeni, per i quali turismo e commercio non sono fonte di guadagno se non con atti predatori. Non siamo riusciti ad impiegarli nelle attività più umili, i nostri lavapiatti e trasportatori sono studenti. Sono per una posizione netta, ferma e decisa di controllo preventivo ma anche di rapporto culturale ed economico. L'una cosa senza l'altra è velleità: se offri solo il bastone hai perso, solo la carota è uno spreco. Le cooperative fasulle, ad esempio, quella è carità». Il regista Vincenzo Maria Lettica è tra i più assidui frequentatori di piazza Bellini: «Fanno paura, non c'è verso. Ma sono anche giustificabili, tenuti fuori da tutto come sono». Come anche il sassofonista Daniele Sepe: «Io non esagererei, piazza Bellini non fa eccezione dal resto di Napoli, a parte qualche episodio violento la convivenza mi sembra abbastanza buona e poi i graffiti a me non dispiacciono, una città senza graffiti è triste. Questi ragazzi abitano qua, questa è casa loro, ma sono tenuti al margine di tutto, non si tratta di fare il buonista, le cose stanno così. Poi a me che vivo da sei anni al centro storico non è mai successo nulla, sarà che vado in giro stracciato, ma una volta sola sono stato rapinato, della videocamera, è successo a Bolzano e non ho potuto presentare la denuncia: un napoletano rapinato a Bolzano, sai che scuorno ». Ed il consigliere municipale Pino De Stasio, titolare di un bar: «Ogni sera a via Costantinopoli ci sono pattuglie dell'esercito e dei carabinieri, il centro è controllato, io stesso sono stato fermato un paio di volte. Quel che è accaduto alle due ragazze alle due di notte ha che fare con un'altra vicenda, di razzismo ed omofobia, e qui si dovrà rispondere prontamente con una nuova marcia. E di sicurezza: evidentemente la piazza richiede anche controlli notturni ». Ci hanno provato, a gennaio scorso, i dipendenti comunali a cancellare le scritte degli ultras almeno dalla facciata di San Lorenzo Maggiore, su richiesta di un consigliere di quartiere sconcertato dalle proteste di una scolaresca del Nord: «Ma non è stato possibile pulire — ammette il consigliere —. Ed i comunali non hanno alcuna intenzione di riprovarci».
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