Piazza Bellini. Parlano le ragazze lesbiche vittime dell'aggressione di venerdì: Una di loro è stata sfregiata. "Erano in tre, ci hanno inseguito, picchiato e minacciato. Ma nessuno ci ha teso un amano.
(Amalia De Simone) "Pronto? Siamo noi.. le ragazze aggredite in piazza Bellini.
Grazie. Grazie soprattutto per averci cercate. È stato peggio di quello che si detto: erano in tre, ci hanno inseguito, picchiato e soprattutto nessuno ha alzato un dito per aiutarci. Non sappiamo cosa fare: possiamo incontrarvi?». Una mail e poi una telefonata all'Arcilesbica. Alla fine si sono fatte vive. Gli appelli delle attiviste dell'associazione partiti subito sul web e sui giornali, il tam tam tra gli amici, non sono stati inutili e già martedì sera quattro ragazze e un ragazzo della comitiva vittima dell'aggressione avvenuta tra venerdì e sabato, erano insieme al direttivo di arcilesbica per chiarire quanto accaduto.
Nella cucina di una delle componenti del direttivo dove, per motivi di privacy e sicurezza è avvenuto l'incontro, si avvertiva lo stesso calore e lo stesso senso di protezione di una famiglia: le ragazze hanno fatto quadrato intorno alle nuove arrivate, le hanno ascoltate a lungo, consigliate e alla fine hanno discusso su come concretamente “reagire” a questo nuovo, anzi ormai rituale, vergognoso caso di omofobia.
La prima a prendere la parola è Livia (il nome è di fantasia per ragioni di riservatezza), ha solo 19 anni e una parlantina da dieci parole al secondo. Nel suo racconto la tensione da “arancia meccanica” e una storia di ordinaria indifferenza. «Tutto è cominciato quando un gruppo di ragazzi trasudanti alcool, ha notato la nostra comitiva composta quasi tutta da donne. Cercavano, a modo loro e quindi insistentemente, un approccio.
Noi glissavamo, proprio per evitare problemi. Allora ci siamo spostate ad un tavolo di un pub ma loro ci hanno seguite e anche lì hanno continuato con osservazioni pesanti. Ad un certo punto uno di loro ha esclamato “Ma non lo vedi che queste sono lesbiche" Ora ve lo faccio vedere io il pisello!” Si è abbassato i pantaloni e ha cominciato ad inseguire la mia ragazza per i tavoli. Poi si è incazzato e ha afferrato bicchieri e altri oggetti a portata di mano. Ce li ha scagliati contro. Una pinta si è infranta contro la ringhiera che delimita l'area archeologica e un coccio ha colpito al viso una di noi. Sanguinava ed eravamo terrorizzate da tutta quella violenza. Anche altri due avevano cominciato a colpirci, tutti guardavano senza far nulla, così ci siamo rifugiate all'interno del pub. Non riuscivamo più ad uscire, urlavano, ci minacciavano e quindi abbiamo chiesto ad uno dei gestori del locale di chiamare la polizia. Lui però ci ha risposto che non l'avrebbe fatto, che era inutile e inopportuno creare tanto clamore, soprattutto perchè gli aggressori sono degli abituè della piazza ed era meglio non avere conti in sospeso con loro. Io invece ci ho provato ma ero nel pallone e così ho digitato il 118. Mi hanno fatto tremila domande e allora ho lasciato perdere anche perchè nel frattempo si erano avvicinate alcune loro amiche che con tono intimidatorio ci invitavano a mettere via i cellulari. Eravamo arrivate con due auto e invece siamo fuggite via infilandoci in fretta in una sola macchina. Abbiamo passato la notte a litigare tra di noi aspettando che le amiche ferite tornassero dal pronto soccorso. La ragazza sfregiata non ha voluto farsi mettere i punti ma il taglio era profondo e non ha potuto evitare altri tipi di sutura. Ora lei non è a Napoli, ma appena torna la inviteremo a sporgere denuncia. Noi pensavamo che non servisse a nulla ma ci hanno convinto le ragazze dell'arcilesbica, le uniche ad esserci state davvero vicine».
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Omerta?
"Sfiorato il favoreggiamento. Tradite dal gestore del pub".
"Quella che si è vista a piazza Bellini è una connivenza che sfiora il favoreggiamento. Scoraggiare, impedire alle ragazze di chiamare la polizia, evitare qualsiasi intervento per non avere “conti in sospeso” con gli aggressori è più che vile. Un'indifferenza che però non ci aspettavamo dal gestore
del pub in cui si sono rifugiate le ragazze: lì avevamo una convenzione e ci aspettavamo che condividesse le nostre “cause”. Ci sentiamo tradite. Non lasceremo la piazza ma cercheremo un posto che ci garantisca non solo la sicurezza ma anche quel rispetto che il locale che per mesi abbiamo frequentato abitualmente ci ha indecorosamente negato".
Dopo aver ascoltato il racconto delle ragazze vittime dell'aggressione omofoba, le attiviste dell'arcilesbica lanciano ancora un affdo alla cosiddetta società civile. L'associazione, insieme con Arcigay, IKen e Mit, da oltre un anno collabora con il comune di Napoli per realizzare una serie di iniziative a favore dell' integrazione, della sicurezza e della solidarietà. Una delle proposte per cui si sono a lungo battute e che sperano di ottenere è l'attivazione di un numero verde.
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Polemiche?
L'inspiegabile rivalità.
La notizia del raid omofobo è rimbalzata su vari forum e blog. Mentre l'Arcilesbica si dava da fare per conttare le vittime, su alcuni siti di "genere" comparivano commenti per screditare e scoraggiare l'operato dell'associazione.
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Ndr. Non sappiamo se il trafiletto riportato sopra siano le considerazioni della cronista o siano state ispirate da Arcilesbica. Tra l'altro non sappiamo a chi è rivolto.
Sono parole dal sapore particolarmente polemico e vagamente strumentale.
Se l'Arcilesbica napoletana ha qualcosa da lamentare, recriminare, denunciare o da dire che lo faccia direttamente dal suo sito, questa è anche l'occasione buona per rimetterlo in movimento visto che nella home page non si da neppure la notizia di questa aggressione (vedi sopra) e l'ultimo aggiornamento pare essere del giugno scorso... e non se ne trova traccia neppure su un giornale aperiodico sempre dell'Arcilesbica di Napoli fermo al maggio 2006!
"E' una sciocchezza", qualcuno potrà ribattere, la concretezza è altro. Possiamo anche essere d'accordo ma molte volte la "sciatteria" allontana anzichè avvicinare può far credere che quegli strumenti non siano funzionanti dando una cattiva immagine. Non basta un forum, grazie al cielo, particolarmente attivo e discuterne, il sito è un'immagine istituzionale e l'istituzione a quel che si vede, non da alcuna notizia di un fatto così grave. (Aspis)
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