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mercoledì 13 agosto 2008

Osservatore Romano, bene Lambeth, Anglicani diventano piu' 'chiesa'.

(Asca) L'impulso dato dalla Conferenza di Lambeth per risolvere la crisi che attraversa da anni e' sicuramente ''promettente'' e il processo adottato dagli anglicani in questa fase cosi' delicato e' assolutamente ''trasparente'': a valutare in maniera complessiva l'esito dell'incontro dei vescovi anglicani e' mons. Donald Bolen, responsabile del 'dossier' anglicano presso il Pontificio consiglio per l'unita' dei cristiani. Mons. Bolen pubblica oggi un ampio articolo nell'edizione inglese dell'Osservatore Romano su contesto, aspetti ecumenici e risultati della Lambeth Conference. Gli anglicani, a livello mondiale, sono da anni sull'orlo dello scisma per il contrasto tra alcune diocesi 'liberali' dei Paesi ricchi, soprattutto negli Stati Uniti, che hanno ordinate preti e persino un vescovo gay e permettono benedizioni di unioni omosessuali, e quelle 'conservatrici' del Sud del mondo, che hanno in larga parte boicottato la conferenza. Circa un quarto dei vescovi anglicani non sono andati a Lambeth, tra cui tutti quelli della Nigeria, la provincia anglicana piu' popolosa. Accanto a questo problema, c'e' la questione dell'ordinazione delle donne, come preti e come vescovi, che pero' non divide tanto (anche se i contrasti non mancano) gli anglicani al loro interno quanto, scrive Bolen, ''ha effetto sull'obiettivo del dialogo anglicano-cattolico'' perche' ''impedisce alla Chiesa cattolica di riconoscere la validita' delle ordinazioni anglicane''. E tuttavia, in un momento cosi' grave, Bolen osserva che dalla Conferenza (che non ha nessun potere decisionale concreto) e' emersa una ''direzione'', quasi una 'via d'uscita' dalla crisi, con l'indicazione di ''elementi a breve e lungo termine per un rafforzamento della Comunione anglicana''. Paradossalmente, gli anglicani stanno pensando di 'cattolicizzare' la loro Comunione (fino ad oggi un network guidato solo simbolicamente dall'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams): e' questo il senso del Covenant, un ''patto'' in via di perfezionamento che dovrebbe dotare gli anglicani a livello mondiale di strutture e procedure piu' chiare e efficaci. Se, scrive Bolen, gli anglicani andranno verso ''una maggiore stabilita' ecclesiologica e se si realizza una coerenza all'interno della Comunione Anglicana, questo sviluppo verra' con ogni probabilita' accolto e sostenuto dalla Chiesa cattolica''. Gli anglicani, per il Vaticano, non sono piu' ''allo stesso punto di prima della Conferenza. Sta emergendo un senso di 'direzione', che chiarira' qual e' il ruolo della Comunione anglicana''. L'articolo accoglie anche favorevolmente il modo in cui la Conferenza e' stata ''ecumenica''. In totale sono 15 i cattolici che hanno aprtecipato ai lavori in diverse fasi e, poiche' l'obiettivo di Lambeth era piu' 'spirituale', con l'accento sulla conoscenza reciproca e il dialogo in piccoli gruppi, e senza votazioni, i rappresentanti del Vaticano sono stati ''partecipanti attivi''. L'intervento del card. Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per l'unita' dei cristiani, sara' ''suonato troppo duro a chi non e' abituato al rigore del dialogo ecumenico'' ma, aggiunge Bolen, gli ''anglicani hanno ringraziato il cardinale per la sua onesta' e la sua 'amicizia critica'''; d'altra parte, era stato lo stesso Williams a chiedergli di porre ''domande scomode''. In questo modo, conclude Bolen, ''i cattolici hanno sperimentato la serieta' degli anglicani a prendere sul serio le preoccupazioni espresse dai loro partner ecumenici''.

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