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mercoledì 13 agosto 2008

Unioni civili. 60 sindaci puntano sui registri anche se il numero degli iscritti resta ridotto.

L'intervento dei sindaci non elimina le criticità.

(Il Sole 24ore) Eleonora Della Ratta Michela Finizio) Il primo è nato quindici anni fa nel Comune di Empoli, in Toscana,l'ultimo lo scorso 23 luglio a Napoli, nella Municipalità del Vomero. Sono i registri delle unioni civili a cui si possono iscrivere le coppie di fatto (637mila secondo i dati Istat del 2006). A oggi se ne contano quasi 60, ma non esiste un coordinamento nazionale che raccolga le iniziative.

In mancanza di una legge nazionale che riconosca la convivenza more uxorio molte città hanno deciso di anticipare il legislatore, istituendo un elenco per dare un riconoscimento alle coppie di fatto iscritte. Si tratta di un riconoscimento che non implica alcun diritto specifico e non modifica lo stato civile dal punto di vista anagrafico.

Ogni anno si allunga la lista delle giunte comunali che votano per l'approvazione del registro. Tra le grandi assenti emergono soprattutto Milano, Roma e Torino, in particolare dopo la recente decisione di Napoli. Tra gli ultimi arrivati c'è l'amministrazione di Sesto Fiorentino, che ai primi di luglio ha approvato l'istituzione dell'elenco.

Non si riscontra, però, molto successo da parte della cittadinanza visto lo scarso numero di iscrizioni. A Padova in poco più di un anno hanno chiesto la registrazione 28 coppie, delle quali due omosessuali: «I certificati rilasciati valgono tre mesi ma spesso non vengono rinnovati alla scadenza –spiegano dal Comune – Sul mancato rinnovo incide il costo delle marche da bollo, oltre al fatto che il certificato non ha alcun valore legale».

Anche in Toscana il numero degli iscritti cala di anno in anno. A Firenze si sono iscritte 57 coppie in sette anni (tra cui sette omosessuali).

Nei due Comuni toscani di Scandicci e Campi Bisenzio rispettivamente 15 e 3 in nove anni. Alcune amministrazioni, inoltre, dopo la delibera del consiglio comunale, non hanno ancora redatto il regolamento necessario per dare il via alle iscrizioni.

Recentemente, invece, i riflettori si sono accesi sul tema dei figli e del loro rapporto coni genitori conviventi. La parlamentare Alessandra Mussolini, presidente Pdl della Commis-sione per l'Infanzia, alcune settimane fa ha invitato la politica ad autorizzare le adozioni anche per i single e le coppie di fatto.

L'Italia ha già recepito convenzioni internazionali in materia, tra cui quella di Strasburgo del 1967, che estendono le adozioni anche ai single, ma solo in casi particolari,e l'eventuale revisione della norma infiammerebbe subito il dibattito politico.

Intanto è la giurisprudenza a fare i primi passi: per la prima volta l'anno scorso la Corte d'Appello di Roma (17 luglio 2007) ha riconosciuto la possibilità a due genitori conviventi e non sposati che avevano scelto di separarsi di decidere, con accordo consensuale, l'affido dei figli, così come avviene in caso di divorzio. Una possibilità finora negata: in caso di coppie di fatto la decisione spetta di norma al Tribunale dei Minori.

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