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giovedì 14 agosto 2008

Mutilazioni genitali e gregarismo.

(Luigi De Marchi | nella foto l'abitazione della famiglia nigeriana) La morte di un bambino nigeriano (non si bene se per dissanguamento o per infarto) in seguito a un’operazione di circoncisione è scivolata sui giornali solo come un fatto di cronaca mentre, a mio parere, è un dramma carico di valenze sociali, culturali e perfino politiche che nessuno, a quanto so, ha denunciato o anche soltanto compreso.

Sul piano politico, va anzitutto denunciato la vergognosa discriminazione che, anche negli ambienti occidentali progressisti, subiscono i maschi rispetto alle femmine. Una discriminazione che, per parte mia, denuncio da molti anni e che non mancai di segnalare anche nel maggio 2004 quando la Camera dei Deputati approvò una legge che considera l’infibulazione (cioè la mutilazione delle grandi e piccole labbra e del clitoride, inflitta alle bambine musulmane di molte regioni africane) un reato penale da perseguire e punire, nel nostro paese, con pesanti pene detentive. Nei suoi 9 articoli la nuova legge prevede, infatti, la reclusione da 6 a 12 anni per chi pratica mutilazioni sessuali femminili e da 3 a 7 anni per altri tipi di lesioni agli organi genitali femminili. Ma, anche allora, commentavo: “Su questo tema resta comunque aperto un interrogativo drammatico che nessuno sembra porsi: “Perché la mutilazione genitale delle bambine è così giustamente condannata, mentre quella dei bambini, cioè la circoncisione, è così ingiustamente ignorata o assolta?” Beninteso, è ovvio che l’infibulazione comporta rischi fisici maggiori della circoncisione, ma anche questa, come dimostra il caso del povero bimbo nigeriano, può essere pericolosa.

Ma, per tornare agli aspetti politici della mutilazione genitale, va anzitutto segnalata lo scandaloso comportamento della sinistra nostrana in questo campo. Mi sembra evidente che l’approvazione della legge contro l’infibulazione doveva essere salutata con gioia non solo da ogni persona di buon senso e di buon cuore ma anche e soprattutto da chi considera la difesa intransigente dei diritti dell’uomo, della donna, dei bambini e delle bambine dovere sacrosanto di ogni paese liberal-democratico. Incredibilmente, viceversa, questa nostra sinistra infibulata nelle meningi e nelle palle, che si gargarizza dalla mattina alla sera con le belle parole sui diritti della donna, tentò invano di bloccare quella legge con un voto contrario che resterà come un’altra macchia vergognosa sulla sua già malconcia immagine. Naturalmente alcuni parlamentari dell’Ulivo e di Rifondazione hanno giustificato il loro voto contrario sostenendo che la dotazione finanziaria della legge era insufficiente ed altri che si tratterebbe d’una “condanna solo teorica”. Tutte balle. Tutti gli articoli del nostro Codice Penale potrebbero considerarsi “condanne solo teoriche” dal momento che il 90% dei crimini resta impunito. Si vergogni, dunque, una Sinistra che non sentì il dovere morale di varare una legge bipartisan su un tema così cruciale di libertà e dignità infantile e che, ancora una volta, scelse la via della polemica pretestuosa, sacrificando ai suoi miserandi giochini parlamentari i diritti di milioni e la salute di migliaia di bambine.

E, in questi giorni in cui Silvio Berlusconi ha rivendicato al suo Governo il merito di portare avanti “una politica di sinistra” ricca di tratti progressisti e riformatori, può essere utile ricordare i meriti del Centro-Destra e le latitanze della Sinistra anche sulla questione dell’infibulazione e raccomandare al nuovo Governo, dopo la tragedia del bimbo nigeriano, di estendere ai bambini maschi la tutela legale assicurata alle bambine nel 2004.

Non si tratta di problemi puramente sanitari. I danni peggiori delle mutilazioni genitali sono infatti di natura psichica e sociale. Sul piano psichico, già il fatto che il bimbo nigeriano possa essere morto d’infarto ci dà un’idea della spaventosa carica traumatica inerente alle mutilazioni genitali. E, analogamente, l’angosciante acquiescenza di tante donne islamiche verso le sopraffazioni maschiliste della loro cultura potrebbe avere nel trauma terribile dell’infibulazione una sua causa determinante.

Ma, del resto, ai fini della gregarizzazione sociale, il trauma può anche essere soltanto psichico. Già negli anni ’30 Wilhelm Reich sosteneva che, sebbene le mutilazioni genitali siano un formidabile strumento di gregarizzazione e sottomissione (così come lo è la castrazione negli animali domestici), il loro effetto è stato egregiamente sostituito dalla paralizzante colpevolizzazione che, con le umiliazion, le vergogne e i rimorsi, viene inferta alla psiche dei bambini e degli adolescenti mediante l’educazione sessuofobica. E queste analisi possono ottimamente spiegarci perché ogni sistema dogmatico (religioso o politico che sia) è sempre andato a braccetto con la repressione della sessualità naturale.

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